from introduction
Madrid was a modest fortified town, castle and sentinel in the times of Moors and Christians, and would become the capital of the sunniest Empire ever seen due to the caprice of a monarch the history books insist on calling «The Prudent», without offering us any reason that might justift such an honourable distinction. Felipe II was not drawn to Madrid for its climate, its landscape or its strategie position, which was rather questionable when it came to administering and controlling such a vast territory, much of it across the seas. One of the reason that weighed most heavily in his unusual decision, as certain historians have pointed out, was the excellent hunting in the area. This included the woods of El Pardo, which were ideal for «fur», and the rich vegetation of Aranjuez, idealfor «feathers». Passion and pleasure in hunting is a common denominator, a sign of identity that links together the majority of Spanish monarchs whether from the Austrian or Bourbon dynasties. In spite of its apparent frivolity, this fact contributes to explain certain inexplicable decisions and predilections: the abundance of game in the area surrounding Madrid had been discovered and enjoyed by the last kings of Castile, even since Enrique III ordered a hunting pavilion to be raised in El Pardo. Besides this, for Felipe II Madrid was close to El Escorial, the piace he had chosen for his second, definitive residence, and another zone known for its fine hunters.
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dall'introduzione
Madrid, città modesta ma fortificata, castello e baluardo ai tempi dei mori e dei cristiani, divenne capitale dell’impero più esteso che i secoli abbiano conosciuto per capriccio di un monarca che i libri di storia insistono a chiamare «Il prudente», senza spiegare le ragioni che giustifichino un appellativo tanto meritevole. Filippo II non si innamorò di Madrid per il clima, per il paesaggio e neppure per la posizione strategica, discutibile peraltro in tempi in cui si dovevano gestire e controllare territori così vasti e lontani. Alcuni storici asseriscono che una delle ragioni che più influirono sulla scelta fu invece la ricchezza venatoria del territorio, i boschi di «El Pardo», ideali per «la cacciagione da pelo» e le fronde di Aranjuez, adatte per quella «da piuma». L’interesse, o passione, per la caccia è denominatore comune, segno di identità, che unisce la maggioranza dei monarchi spagnoli, quelli della casa d’Asburgo come quelli della casa di Borbone e questo, a prescindere dall’apparente frivolezza dell’argomento, contribuisce a spiegare alcune decisioni e predilezioni altrimenti oscure. L’abbonante cacciagione esistente nei dintorni dell’attuale capitale, era già stata scoperta e sfruttata dagli ultimi re di Castiglia fin dai tempi in cui Enrico III ordinò l’edificazione di una palazzina di caccia nei territori di El Pardo. Secoli dopo, per Filippo II la posizione di Madrid si rivelò particolarmente favorevole in quanto molto vicina a El Escorial, che egli aveva eletto come seconda e definitiva residenza, zona anche questa ricca di selvaggina.
Madrid fu corte per caso, capitale improvvisata dalla sera alla mattina, tanto che questo onore repentino causò alla popolazione autoctona più inconvenienti che benefici. Una legione di burocrati confiscò per gli uffici e le cancellerie gli austeri palazzi della nobiltà locale, una schiera di diplomatici, ambasciatori, ministri e gazzettieri, prese d’assalto i migliori immobili della nuova città con il beneplacito del monarca. Sciami di cortigiani avventizi e di splendide cortigiane ne popolarono i saloni con intrighi e contraddanze e con essi arrivò un nutrito esercito di servi, artigiani e artisti, insieme a una famelica turba di pitocchi e bulli, mendicanti e commedianti, e infine una legione di suore e frati che andarono a occupare i diciassette nuovi conventi, con i quali Madrid inaugurò il suo rango di capitale, per redimere, con preghiere, i peccati di questa nuova Babilonia cresciuta nella Meseta.
All’onorifico ma oneroso obbligo di alloggiare nelle proprie case gli invitati della Corona con le loro numerose comitive di scrocconi, i madrileni risposero edificando le nuove case «a la malicia», arte quasi magica, espediente costruttivo che consisteva nel fabbricare edifici che apparivano piccoli fuori e spaziosi all’interno, nascosti da umili facciate che sembravano contenere locali stretti, scomodi e insalubri. Con simili tecniche, l’aspetto della gentile cittadina, costruita in fretta e contro voglia, impiegò molto tempo per raggiungere il livello delle sue pretese imperiali. La nuova città assunse così un certo aspetto da scenografia teatrale, e quando veniva annunciata la visita di personaggi prestigiosi, pretendenti stranieri, principesse d’importazione o insigni membri di dinastie regnanti e non belligeranti, le vie principali attraverso le quali dovevano passare i cortei, venivano addobbate con bellissimi teli alla veneziana che nascondevano le ignominiose facciate, oppure coperte da tendoni quando il caldo era opprimente, o tappezzate di fiori per nascondere quanto si poteva. Quel che non mancava mai era invece il calore, che a volte si trasformava in furore nel pubblico madrileno; gente di passaggio o abitanti che inneggiavano all’ospite di turno perché hanno sempre goduto, e continuano a godere, degli spettacoli pubblici, soprattutto se gratuiti. Tutti assistevano alle sfilate, alle processioni, al passaggio dei cortei, nuziali o pubblici, dei reali o della nobiltà, agli autodafé e alle esecuzioni, come si assiste alla corrida, o alla fiera, con l’animo allegro e grato ai patrocinatori dell’evento.
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Luca Pedrotti - Gregorio de la Cruz - Moncho Alpuente
MADRID 360°
editore PRIULI & VERLUCCA
edizione 2006
pagine 136
formato 34,5x31
cartonato con sovracoperta plastificata a colori, con fotografie che si aprono a 2, 4, 6 ante (fino a 2 metri di lunghezza)
tempo medio evasione ordine 2 giorni
39.90 €
29.90 €
ISBN : 88-8068-290-3
EAN : 9788880682905
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