ATLANTE CASTELLANO Strutture fortificate della provincia di Cuneo |
Un'equipe di specialisti del Politecnico di Torino, sotto l'ègida dell'Istituto Italiano dei Castelli, propone nove itinerari dedicati a 222 strutture castellane in provincia di Cuneo: Cuneo e le sue valli; Saluzzo e le valli settentrionali; Saluzzese alpino; Pianura cuneese; Corso del Tanaro, del Pesio e dello Stura; Monregalese e Cebano; Roero; Bassa Langa; Alta Langa, valli Belbo, Bormida e Uzzone. L'indagine riguarda castelli, mura urbane, caseforti, ricetti, torri, cascine, ponti o monasteri muniti di difese e fortificazioni "alla moderna", con speciale attenzione allo stato di conservazione delle strutture in vista di un possibile riuso rispettoso del loro valore storico. La vocazione turistica sviluppata nel Cuneese fa dell'Atlante castellano anche un'utile guida, riccamente illustrata a colori, per scoprire un retaggio denso di suggestioni. Il volume, come già il precedente Atlante dedicato alla provincia di Torino, vanta un'ampia e aggiornata bibliografia, riferimento prezioso per gli studiosi interessati al patrimonio castellano della provincia "Granda". UNA RICERCA CHE DIVIENE UN LIBRO Micaela Viglino Davico, Gian Giorgio Massara ll volume Atlante castellano. Strutture fortificate della provincia di Cuneo che qui presentiamo è il secondo di una collana nella quale è già stato pubblicato nel 2007 l'analogo libro relativo alla provincia di Torino, mentre sono in preparazione quelli per le province di Biella e di Vercelli; altri, si spera, seguiranno nel tempo. La collana è il risultato di una pluriennale ricerca tuttora in corso, finalizzata alla costituzione di un Atlante castellano d'Italia, secondo le direttive dell'Istituto Italiano dei Castelli, alle quali la Sezione Piemonte e Valle d'Aosta ha aderito con entusiasmo sin dal 2002, organizzando, tramite la Commissione scientifica, una équipe di ricercatori specialisti in Beni culturali con il compito di censire le strutture fortificate presenti sul territorio, secondo schede piuttosto complesse che, oltre alla conoscenza delle fonti storiche, scritte e iconografiche, hanno richiesto capacità di lettura critica del manufatto, rilevandone le condizioni fisiche e le potenzialità di conservazione. La scelta dei tipi di manufatti da prendere in considerazione, scelta che costituisce la novità di questo volume rispetto a molti altri di argomento castellano, si fonda sulla realtà materiale di quegli edifici o complessi che conservano tuttora qualche traccia palese dei loro caratteri difensivi, indipendentemente dal tipo. Si tratta pertanto di nodi strategici a difesa del territorio, di fortificazioni urbane, di architetture prettamente militari e di architetture castellane in senso stretto, analizzate sempre con riferimento alla loro fisicità, leggendo le vicende storiche nelle quali tali strutture sono state coinvolte come radici della loro formazione e trasformazione, non limitandosi quindi né alle più consuete registrazioni di passaggi di pertinenza da questo a quel casato nobiliare, né a considerare i "luoghi forti" come teatro di pur emblematiche battaglie. Il processo di conoscenza su cui si fonda il censimento si è dunque sviluppato a partire da un ampia ricerca bibliografica (che, come risultato finale, consta di circa seicento titoli!), anzitutto sugli edifici dassificati sotto la voce "castello", una voce quanto mai equivoca che può indicare un castrum medievale come centro di potere e di difesa, così come la residenza signorile di età moderna sorta sul sito di un antico maniero e che di questo non conserva altro che il nome, sino a riferirsi a strutture ottocentesche nate in quel clima di amore per il medioevo che ha caratterizzato gli ultimi decenni del XIX secolo. Si è pertanto proceduto a fare chiarezza e a praticare delle selezioni, tenendo conto del fatto che in alcuni casi si trattava di edifici costruiti dopo il XVI secolo che del castello avevano unicamente il nome derivato dalla loro forma architettonica; e che in altri casi, gli interventi per trasformare l'edificio castellano da polo di difesa a residenza signorile extraurbana avevano talmente snaturato l'insieme, da rendere la struttura "non riconoscibile". I resti delle cinte murarie urbane, con le porte e le torri, hanno costituito un'altra ricca categoria di strutture prese in esame, così come i ricetti, complessi urbanistico-architettonici di difesa collettiva per gli uomini del contado (da leggersi quindi nell'ottica del rapporto struttura-territorio), o ancora come le cascine fortificate sparse per le campagne. Di questo patrimonio della civiltà popolare piemontese permangono oggi pochi resti, proprio per questo preziosi e degni di conoscenza e conservazione. Altrettanto scarsi risultano, tranne nei pochi casi di strutture conservatesi come a Vi-nadio, i documenti materiali delle fortezze sabaude, che pure erano, soprattutto nei secoli XVI e XVII, modelli all'avanguardia delle difese "alla moderna" per tutta l'Europa. ll censimento di questi svariati tipi di strutture difensive si è quindi concretizzato in schede, sulla cui organizzazione riteniamo utile fornire qualche dato chiarificatore. Le schede recano anzitutto i dati anagrafici della struttura fortificata, articolati in varie voci (provincia, comune, località, oggetto, proprietà, destinazione d'uso). Il settore Sintesi storica tende poi a enucleare, dalla storia, le fasi salienti dalle quali, nei secoli, sono state determinate le principali trasformazioni del manufatto - trasformazioni verificate sul posto, come si testimonia nel successivo settore Descrizione. In quest'ultimo campo, oltre all'oggetto architettonico, ne viene analizzato il contesto ambientale, leggendone le valenze - in positivo o in negativo - additive a quelle del soggetto principale. Il campo Bibliografia cita quindi i riferimenti specifici alla struttura esaminata, in forma abbreviata, come rimando alla Bibliografia generale, mentre il settore Osservazioni sullo stato di conservazione contiene gli appunti dei singoli schedatori redatti durante l'indagine diretta. Ogni scheda è poi arricchita dalle immagini, in parte assimte dall'iconografia storica, ma in massima parte derivate dalla campagna fotografica che testimonia lo stato di tutte le fortificazioni in una precisa sezione storica, l'anno 2007. Il complesso delle 222 schede, in formato elettronico, ha costituito dunque una prima tappa per la conoscenza delle strutture fortificate della "Provincia Granda". Nel lasso di tempo intercorso, alcuni gruppi di ricerca universitaria, in cui hanno operato molti degli studiosi responsabili dell'Atlante castellano, hanno concluso studi pluriennali che hanno arricchito la conoscenza dei fenomeni castellani e fortificatori piemontesi, inducendo pertanto a una rivisitazione del lavoro di ricerca, integrandolo. In primo luogo, le schede sono state accorpate in nove settori geografici che presuppongono itinerari di visita facilitati per zone - zone che non si rifanno a precisi confini, ma rispecchiano antiche aggregazioni storiche, come ben precisano le note di inquadramento territoriale premesse a ciascun itinerario curate da Enrico Lusso, al quale si deve altresì la revisione delle sintesi storiche delle varie schede. Una revisione, con opportune integrazioni, è stata altresì realizzata da Andrea Bruno jr sull'apparato iconografico, che, oltre alla documentazione fotografica in loco, si avvale di immagini di archivio altamente significative. Il tema dello stato di conservazione dei manufatti è stato poi ripreso da Francesco Novelli in un panorama perequativo generale secondo due parametri: le condizioni del contesto territoriale e quelle proprie del complesso architettonico. Una revisione conclusiva è stata quindi attuata dai sottoscritti, anche ai fini di un'uniformazione terminologica e, per quanto possibile, riferita a glossari codificati. In conclusione, si sottolinea l'originalità della pubblicazione in quanto a valutazione del manufatto e ad attualità d'indagine, anche fotografica; fattore certamente di rilievo é poi la considerazione di molti resti che, pur ridotti oggi a ruderi, risultano ancora storicamente significativi e intimamente legati al territorio, meritevoli pertanto di attenzione, specie sotto l'aspetto conservativo. Ci si augura infine ancora che gli "itinerari", da noi intesi sotto il profilo storico-territoriale, possano tradursi anche in un mezzo utile alla conoscenza diffusa per l'intera Provincia Granda. Intendiamo infatti adottare uno slogan ormai comunemente accettato, ribadendo che "la conoscenza è la primaria condizione per la tutela e la conservazione" del patrimonio storico del nostro Piemonte. |
INDICE Presentazioni Castelli, torri, fortezze nella "Provincia Granda" Maria Luisa Reviglio della Veneria Una ricerca che diviene un libro Micaela Viglino Davico, Gian Giorgio Massara Incastellamento, decastellamento, re-incastellamento. Note sull'incidenza della costruzione e dell'abbandono di un complesso fortificato sugli assetti insediativi del territorio Enrico Lusso Dalle torri avite alle torri in età contemporanea Andrea Bruno jr Torri, castelli, fortezze sul territorio Cuneo e le sue valli Saluzzo e le valli settentrionali Saluzzese alpino Pianura cuneese Corso del Tanaro, del Pesio e dello Stura Monregalese e Cebano Roero Bassa Langa Alta Langa, valli Belbo, Bormida e Uzzone Restauri, nuove funzioni e valorizzazione dei castelli del Cuneese Francesco Novelli Bibliografia a cura di Andrea Bruno jr, Enrico Lusso Indice delle strutture fortificate della provincia di Cuneo divise per comuni |
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