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Giacinto Grassi
era nato nel 1918 a Settime d'Asti. Nel piccolo paese adagiato su un colle
della Val Rilate egli trascorse la sua infanzia e la sua giovinezza. Questo
periodo fu per tutta la sua vita fonte dei ricordi vividi e precisi, che
stimolarono i suoi versi poetici e il suo interesse per la cultura locale.
Grassi
compì gli studi liceali ad Asti e quelli universitari alla Scuola Normale
Superiore di Pisa , laureandosi in filosofia con una tesi su Spinoza e
approfondendo poi gli studi sulle letterature greca, inglese e francese.
Cultore di studi filosofici, pedagogici e letterari pubblico presso la
Nuova Italia monografie su Perrier e Livingstone, per cui curò egli stesso
la traduzione dall'inglese. Oltre a una antologia pedagogica, uscita presso
la SEM di Novara, aveva collaborato a numerose riviste di pedagogia e
letteratura, tra cui la Lectura Dantis Internazionale, con due saggi danteschi.
Tra gli astigiani che lo conoscevano era innanzi tutto "il professore".
Molti lo ricordano camminare per le strade di Asti mentre si recava a
scuola o a tenere una conferenza, con l'immancabile impermeabile e la
cartella di pelle sotto il braccio, assorto a inseguire pensieri lontani,
sempre solo.
Prima di approdare ad Asti come professore del Liceo Scientifico (dal
1958 al 1972) e dell'Istituto Magistrale (fino al 1982), aveva insegnato
negli istituti superiori di varie parti d'Italia, prima a Taranto, poi
a Jesi e Alessandria. Per le aspiranti insegnanti che si accingevano a
sostenere gli esami di abilitazione, recarsi da
Grassi per la preparazione dello scritto e dell'orale era una tappa quasi
obbligata, così come lo era per i "maturandi" e per un gran numero di
studenti universitari di cui seguiva la composizione della tesi di laurea.
Fu inoltre apprezzatissimo docente di letteratura italiana all'Università
della terza Età di Asti, che ha istituito in suo ricordo il premio di
poesia "G.Grassi". Il nostro professore era stato inoltre uno dei promotori
del Gruppo Ricerche Astigiane e uno dei fondatori della rivista culturale
astigiana "Il Platano".
Pubblicò due libri di sue poesie Un caro paese nel 1966 e La
Clessidra alcuni anni più tardi. In queste pagine si legge l'anima
di questo letterato e poeta, si indovinano i volti delle persone che ha
amato, si ascoltano i suoni e i ritmi della vita di campagna e si vedono
le immagini care della sua giovinezza, ma si intuiscono anche la solitudine
e l'amarezza.
Grassi si era anche occupato di letteratura, cultura e lingua astigiana.
A questo proposito va ricordato il suo interesse per Angelo Brofferio
e per altri personaggi della cultura Astigiana a cui dedicò il suo studio
appassionato, con conferenze e articoli pubblicati numerosi sulla rivista
Il Platano.
Tuttavia la sua attenzione non era rivolta soltanto ai "personaggi", ma
forse in misura ancora maggiore alle figure anonime e quotidiane della
sua terra e alle opere della sua gente, ai riti che scandivano la vita
contadina col succedersi dei lavori agricoli e delle stagioni. Ricordiamo
autentiche pagine di poesia e testimonianze vivissime nei suoi articoli
sulla lavorazione della canapa ("La Canva"), sulle Rogazioni, sulle figure
ormai scomparse come "El magnan" o "La lingera".
Lavorava ancora con entusiasmo a molti progetti, quando fu colpito dalla
malattia che lo ha portato via il 28 gennaio 1993. Prima di ammalarsi
aveva manifestato l'affanno, l'ansia, come li aveva definiti lui, di scrivere
ancora e molto di più di quanto avesse fatto fino ad allora, ma gli era
risultato estremamente difficile limitare gli impegni per ritagliarsi
degli spazi dedicati soltanto a se stesso.
Il
libro I fuochi del Mugnone , pubblicato postumo nel 1995, raccoglie
i suoi primi due volumi di poesie, ma comprende anche poesie e brevi prose
raccolte con pazienza tra i suoi appunti personali. Nei suoi versi lo
scorrere del tempo e una sottile, costante malinconia.
La figura di Giacinto Grassi ha rilevanza ben oltre i confini dell'Astigiano
e ben oltre la sua poesia. Il suo messaggio è particolarmente significativo
per tutti gli insegnanti, perche egli apparteneva alla categoria dei docenti
che sanno lasciare un segno vero e profondo nei loro allievi. Era un professore
che riusciva a "fare" cultura sempre e ad essere sempre disponibile per
le iniziative che promuovevano la tipicità della nostra terra.
La disponibilità, la grande modestia e l'umiltà, che caratterizzavano
il nostro Autore, insieme alla sua cultura vastissima e profonda e alle
sue grandi doti di comunicatore, sono qualita spesso rare nel mondo accademico
e intellettuale, che rendono ancora più affascinante questo personaggio
dallo stile coltissimo, "facile", ma mai cattedratico.
La sua grande umanità faceva sì che potesse stabilire, con chi lo ascoltava,
un rapporto magico. Lo si ascoltava e si rimaneva immediatamente rapiti
dalla ricchezza di sentimenti e di emozioni, oltre che di cultura, che
riusciva sempre a trasmettere e a comunicare, con le sue avvincenti conversazioni,
gli impensabili riferimenti, le citazioni. Più che un semplice insegante,
un vero maestro.
Idealista e scettico, osservatore e profondo conoscitore dell'umanità,
ha dato un contributo indimenticabile alla nostra cultura ed è rimasto,
come ha detto Davide Laiolo in una splendida lettera trovata tra le sue
carte, "fedele a una classicità che è viva come il sole, in questo tempo
così confuso e scomposto".
Laiolo ha colto molto bene il personaggio Giacinto Grassi, il suo essere
poeta e riconoscendone la grandezza, così si è espresso: "Tutte le tue
liriche sono avvolte e intrise di una malinconia che mi ha toccato. (…)
Quelle tue poesie mi hanno dato anche la spiegazione del tuo affanno d'uomo
e soprattutto perchè non puoi, perchè devi essere poeta. Si canta sempre
il dolore. E quando si riesce a cantarlo vuol dire che si ha conquistata
la saggezza di resistere e la follia di sperare. A chi non tocca questa
sorte? Solo agli aridi e a chi non conosce l'arcano delle voci eterne".
a cura di Maria Grazia Cavallino
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