Vinchio,
30 marzo '81
Caro Grassi, intanto sento il dovere di ringraziarti per tutto il lavoro
di scelta che hai fatto nel "Premio Asti" permettendo a me immeritatamente
di fare bella figura. E' solo l'amore alla poesia e alla propria città
che può fare così generosi. Ancora grazie. Ho letto "La clessidra". Mi
pare di doverti dire anzitutto che nonostante tutti gli echi di folli
avanguardie soprattutto non sempre sincere, tu rimani fedele ad una classicità
che è viva come il sole in questo tempo così confuso e scomposto. La classicità
ci raccorda alle voci della nostra tradizione, di cui abbiamo parlato
ad Asti, quelle voci che sono eterne perché dal passato parlano al futuro.
Tu hai questo seme dentro e lo spendi con parsimoniosa pazienza come deve
essere quando la insostituibilità delle parole si sforza di corrispondere
al ritmo, alla musica che il verso deve nutrire dentro di sé per essere
un messaggio oltre che una voce che si ostina a cantare. Tutte le tue
liriche sono avvolte e intrise di una malinconia che mi ha toccato. Ognuno
di noi porta dentro una sua pena che è più profonda perché tutta intima
e indicibile. E' un tempo questo in cui il dialogo è divenuto impossibile
anche quando uno non chiede all'altro comprensione, impossibile quando
si deve confidare un'angoscia. Quelle tue poesie dove quest'accento amaro
è più scoperto, come "Tigli", come "Vita", come "il pendolo" mi danno
anche la spiegazione dei tuo affanno d'uomo e soprattutto perché non puoi,
perché devi essere poeta. Si canta sempre il dolore. E quando si riesce
a cantarlo vuol dire che si ha conquistata la saggezza di resistere e
la follia di sperare. A chi non tocca questa sorte? Solo agli aridi e
a chi non conosce l'arcano delle voci eterne. Caro Grassi, il plauso di
un amico e l'afettuoso abbaraccio
tuo Davide Lajolo |
ll
presente volume comprende per intero le uniche due raccolte pubblicate
in vita dall'Autore.- Un caro paese e La clessidra, da tempo
esaurite, e, nell'ultima, ampia sezione, tutti gli inediti di Giacinto
Grassi.
Il
titolo del volume I fuochi del Mugnone è tratto dal frontespizio
di una cartella contenente la maggior parte degli inediti pubblicati nella
terza parte del volume. Era questo, probabilmente, il titolo cbe l'autore
avrebbe voluto dare alla sua terza raccolta di poesie. Sulle sponde del
Mugnone, torrente cbe scorre accanto all'abitazione fiorentina, Grassi
era uso accendere con i due figli piccoli dei fuocbi nelle sere d'estate,
quasi come un rito. Il libro esce privo di prefazione per una forma di
rispetto e di condivisione di quanto l'autore scrive, indirizzandosi al
lettore, all'inizio di Un caro paese: "Escono questi versi senza
una presentazione autorevole. Non per disdegno, ma soltanto percbé essi
non vogliono essere un pezzo di letteratura. Sono semplici impressioni
ed emozioni sparse negli anni, fermate qui sulla carta per ricordarmi
a me stesso e a tutte le persone cbe mi sono care. Nient'altro. " Nell'ordinare
gli inediti, raccolti presso la famiglia e gli amici, si è seguito l'ordine
cronologico, ove questo era possibile (per le poesie prima e per frammenti
di prosa poi) e si è costituita una sorda di corpus cbe ba assunto man
mano il carattere e la dignità di una raccolta organica, di un vero e
proprio canzoniere sui temi più cari all'Autore - la terra natale, gli
affetti famigliari, le stagioni, l'amore e l'amicizia -già tutti presenti
nelle opere precedenti. Si ringraziano tutti coloro cbe si sono adoperati
per l'uscita di questo volume: la famiglia e gli amici di Grassi, la Biblioteca
Consorziale Astense, il Comune e l'amministrazione provinciale di Asti,
il Comune e la Pro Loco di Settime d'Asti.
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Giacinto Grassi
I FUOCHI DEL MUGNONE
editore GRIBAUDO
edizione 1995
pagine 252
formato 11,5x17
brossura con alette
tempo medio evasione ordine 2 giorni
12.50 €
10.00 €
ISBN :
EAN :
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