|
da ttL LA STAMPA sabato 8 febbraio 2003
DALLA MALORA ALLA MERICA
L'
utopia della terra promessa nella lettere e nelle fotografie degli emigranti
piemontesi in Argentina: oggi la storia sembra ripetersi al rovescio
LAURA PARIANI
PARTIRONO
in tanti dal piemonte, cent'anni fa: contadini analfabeti per lo più
spinti dalla miseria, dalla "malora" delle campagne. Cercavano
una terra di sogni che si chiamava Merica, dove si mangiava carne tutti
i giorni, enormi aratri tracciavano quattro solchi in una volta, la terra
era una pianura sconfinata alla portata di tutti e il grano si tagliava
a Natale.
Si ritrovarono dall'altra parte del mare, sotto le alte volte dell'Hotel
de Inmigrantes di Buenos Aires: interrogati in una lingua sconosciuta, la
realtà li bastonò impietosamente, ma ci misero un po' a capire
che solo a chi aveva la padronanza di un mestiere specifico era concesso
di fermarsi in città.Gli altri, i contadini senz'arte né parte,
vennero reimbarcati su un'altra nave che, risalendo il Parana, li portò
a centinaia di chilometri all'interno. E nella solitudine della pampa spazzata
dal vento pampero, tra scorribande di predoni, si ritrovarono sotto un cielo
alieno, in un isolamento ancora maggiore di quello dei paesi da cui erano
partiti; vinti e malati di nostalgia.Nel breve volgere di una stagione il
sogno era svanito. Nelle lettere che inviarono in Italia fu però
duro per loro riconoscere la propria miserevole sconfitta. E ancora più
difficele fu per i parenti rimasti al paese accettare questa rivelazione;
per qui, fedeli al vecchio proverbio che invita a piangere i propri mali
di nascosto, fecero credere che chi era partito se la passava come un signore,
"cantando e ballando tutto il giorno". E i bambini di casa impararono
dalle lettere dei parenti "mericani" parole piene di mistero,
come castigia, bombigia, cosecha, suerte, dinero...
Tutto questo in La Merica che non c'era. L'utopia della terra promessa
nelle storie degli emigranti piemontesi in Argentina, il libro di lettere
e fotografie che Donato Bosca ha raccolto, per ricordare la fragile storia
di quel sogno caduto. Operazione importante ancor di più oggi, mentre
i discendenti di quegli emigranti sono costreti a scapare da un'Argentina
che vive un disastro economico senza precedenti: ritorno drammatico e a
volte impossibile, non solo per le difficoltà burocratiche ma anche
perché avviene nel disinteresse e nel silenzio. Come se la storia
si ripetesse.
|