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da LA STAMPA giovedì 18 febbraio 2010
LA ASTI DI QUESTI ANNI DIVENTA IL PERSONAGGIO DI UN ROMANZO
Carlo Francesco Conti
«Tutto era mutato, e Asti anche si era adeguata al cambiamento. Fin qui nulla da dire. Ma perché il tempo e gli uomini, i privati come gli amministratori pubblici di ogni livello, sembravano accanirsi specialmente contro le tracce della sua esistenza, contro i fili della sua memoria?». Non è un politico a parlare, ma un narratore. È una frase tratta dal romanzo «Hanno impiccato Titti» di Gian Luigi Rossetti (Edizioni Joker, Novi Ligure, 208pp., 16 euro).
E l'inizio di una descrizione della città che riflette il pensiero del protagonista, Federico Salimbene, 36 anni, impiegato insoddisfatto, irrisolto, che si trova improvvisamente a dover fare i conti con una realtà che non gli piace (la morte di Titti indicata nel titolo). In altre parole, sente che deve ricomiciare da capo, deve diventare adulto cercando di sconfiggere i rimpianti («mille all'anno» ammette). Asti non fa solo da sfondo alle vicende di Salimbene, è quasi un personaggio accanto agli umani, ne emerge una personalità che interagisce, che induce azioni e riflessioni.
L'opera prima di Rossetti si rivela un anomalo e originale «romanzo di formazione». Il protagonista non è un «bamboccione», ma una persona molto introversa, irrisolta perché si sofferma su ogmi dettaglio, sui particolari potrebbe elaborare trattati filosofici. Nella sua «rinascita» viene aiutato dal proposito di scrivere un romanzo, da un misterioso personaggio, il jazzista Pietro Pacifico che impersona una figura paterna mancante, e Sara, urla ragazza più giovane che gli permette di rivedere alcune convinzioni un po' preconcette sulle generazioni successive alla sua.
L'insoddisfatto Salimbene, cerca due forme di affermazione: quella psicologica della letteratura, una missione da compiere per affermare quel sé smisuratamente coltivato ma mai espresso pubblicamente, e quella materiale, ovvero un lavoro migliore, per affrancarsi da una fatica cronica di vivere e trovare un'affermazione sociale. E qui emerge un tratto originale della narrazione di Rossetti, difficile da trovare in altri scrittori italiani dei nostri armi.
Rossetti per gli americani avrebbe tutte le carte in regola per fare lo settore: è stato militare, ha svolto molti lavori, è laureato in Storia del cinema (tesi su Fellini). Il suo non è un romanz,o ingenuo, ma consapevole della tecnica letteraria (all'inizio lo si avverte molto). Man mano che il protagonista «cresce», il racconto si fa più scorrevole e si vuole sapere come andrà a finire. Il registro passa dalla riflessione esistenzialista alla commedia. In fondo anche questo è un aspetto di Asti.
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da LA NUOVA PROVINCIA sabato 13 febbraio 2010
"HANNO IMPICCATO TITTI" ROMANZO AMBIENTATO AD ASTI
Un romanzo dei nostri giorni, in una Asti che fa da scenografia per le avventure di Federico Salimbene, giovane uomo alla ricerca di un'identità e un senso per la vita. È «Hanno impiccato Titti», opera prima di Gian Luigi Rossetti, che sarà presentato oggi alle 18 alla Libreria Marchia Mondadori (corso Alfieri 329) dall'autore e dal giornalista Carlo Francesco Conti. Ingresso libero.
Il romanzo (Edizioni Joker, 2009, 16 euro) racconta di un uomo che a 36 anni si ritrova a dover rivedere la propria vita, dopo la crisi con la moglie e l'esigenza di trovare una quadra nelle sue ambizioni e nelle sue possibilità. Decide di mettersi così alla ricerca di sé attraverso la scrittura, ma incontrando anche persone che offriranno una chiave di volta alle sue scelte.
Rossetti, 39 anni, astigiano, è stato sottufficiale dell'esercito; è poi stato operaio edile, lavaggista, operaio metalmeccanico, educatore in una comunità per disabili psichici e operatore di contact center. Si è laureato in Storia del cinema a Torino con una tesi su Federico Fellini. |