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"LE VICENDE DEL SINDACO PLATONE IN UN LIBRO DI LAURANA LAJOLO"
DOMENICO BUSSI
"Felice Platone, sindaco della Liberazione" è il titolo del volume ormai in distribuzione in tutte le librerie, scritto da Laurana Lajolo in seguito ad accurate ricerche biografiche relative al personaggio: un politico visto più nella veste di amministratore di Asti in un periodo, dal secondo dopoguerra al 1951, tra i più travagliati della storia patria. Sindaco prima su mandato del Comitato di liberazione e quindi eletto, Felice Platone potrebbe essere sbrigativamente definito il nocchiere che ha traghettato gli Astigiani dalla dittatura alla liberta, dalla monarchia alla repubblica, ma anche avviato la trasformazione della città da grande paese a capoluogo di provincia, sebbene in questa sua ultima impresa, si comprende leggendo il libro, sia stato ostacolato in Consiglio comunale non soltanto dalle opposizioni ma anche dagli stessi compagni di partito privi evidentemente della sua lungimiranza.
Ma la semplice definizione di personaggio troppo in anticipo sui tempi proprio non gli si attaglia, essendo stato tutto il suo operato guidato da un raro equilibro, sintesi di pragmatismo ed ideologia grazie alla sua capacità di preferir affrontare concretamente i problemi degli amministrati evitando di trincerarsi dietro ammirevoli ma vacue dichiarazioni d'intenti e di principi.
Questa è la figura che prende forma dando corso alla lettura (agile ed accattivante, è stata definita da chi l'ha già affrontata) che aiuta a comprendere, e comunque fissare in modo organico, gli avvenimenti di quegli anni di grande travaglio sociale di cui è stato non soltanto protagonista passivo ma artefice. Proprio per questo motivo, in seguito all'uscita del volume, si è costituito un comitato spontaneo per proporre al suo attuale successore: Fabrizio Brignolo di intitolargli l'ex sala consigliare del Comune ora utilizzata per presentazioni e conferenze.
Nel libro si narra, con concreti e precisi riferimenti a documenti d'archivio, di come seppe prender in mano le redini di una città che, pur non essendo mai stata sulla linea del fuoco, aveva comunque seri problemi derivati dalla necessità di soddisfare le richieste di una popolazione accresciuta da un'ingente quantità di sfollati lì affluiti nel corso del conflitto. Ma l'azione di Felice Platone non si limitò al contingente poiché si rese conto della necessità di realizzazione di adeguamenti urbanistici che presto il futuro avrebbe reso inevitabili: un polo amministrativo che riunisse gli uffici comunali e provinciali, purtroppo mai realizzato, abbellimenti generalizzati specialmente nelle zone di accesso come la stazione ferroviaria, ma anche la realizzazione di opere che forse non si sentivano ancora impellenti, come l'adeguamento del sistema fognario, ma che presto sarebbero diventate indispensabili.
A questi problemi, di per se stessi già di difficile soluzione, si aggiunse nel settembre del 48 la disastrosa alluvione del fiume Borbore che tuttavia non impedì la celebrazione del secondo centenario della nascita di Vittorio Alfieri in programma per l'anno successivo. La manifestazione fu realizzata in un'ottica di rilancio non soltanto di immagine della città, comprendendo come la cultura potesse diventare motore primario di tutta una serie di attività anche produttive e commerciali che nulla apparentemente hanno a che fare con l'arte. Ecco dunque il censimento della biblioteca, e non soltanto relativamente al patrimonio librario, ma soprattutto in relazione alla tipologia dei suoi fruitori ed alle scelte da questi operate. Parlando poi di "Alfieri poeta della libertà" e di "Alfieri poeta astigiano" non si poteva tralasciare di dare nuovo impulso al teatro favorendo la realizzazione di spettacoli a prezzo più contenuto per favorire la partecipazione, oltre che degli studenti, anche delle persone appartenenti al ceto meno abbiente.
Relativamente alla politica nazionale, era anche senatore della Repubblica, seppe gestire in ambito locale la scissione del Psdi dal Psi evitando la caduta della giunta riuscendo, come è stato commentato, a "dare corpo e dignità alle istituzioni democratiche ancora sconosciute".
Scontata è stata la sua non rielezione nelle consultazioni del 1951 non certo per demerito personale, quanto piuttosto al mutato soffiare del vento che sospingeva le politica nazionale ad ambire i lidi del nord Atlantico e non le terre del nord - est europeo. Caduto in piedi restò ancora consigliere. La sua dipartita avvenne in sordina; l'annuncio fu dato ad esequie avvenute in linea con il suo stile di vita che lo spingeva ad essere protagonista nelle questioni pubbliche, ma assai riservato riguardo alla vita privata. Di lui ora abbiamo questo libro definito "storia di un sindaco di ieri, dedicato ad un sindaco d'oggi" ed il ricordo dei tanti che direttamente od indirettamente lo ricordano con stima e rispetto pur non necessariamente condividendone le idee, e di qualche famigliare come le nipoti Rita ed Eugenia Castellana che della memoria dell'avo hanno un solo rimpianto: quello di non aver prestato maggiore attenzione su quanto di lui sentivano raccontare da chi ne aveva avuto esperienza diretta essendo allora ancora troppo giovani per comprenderne l'importanza ed ora non avendone più la possibilità. |