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LA STAMPA venerdì
13 dicembre 2002
STORIE DI VESCOVI E DI ARTISTI NEL PIEMONTE DEL MEDIOEVO
Irene
Gabiati
dIn
attesa che il Museo Civico d'Arte Antica di Palazzo Madama apra i battenti
la sua responsabile, Enrica Pagella, si cimenta nella compilazione di una
piccola collana di Storia dell'Arte in Piemonte (dall'Antichità al
Neoclassicismo), curata per Priuli & Verlucca in collaborazione con
altri esperti.
dIl primo volume riccamente illustrato, è
già in libreria e racconta il periodo dall'Antichità al Medioevo
ed è stato realizzato con Claudio Franzoni, esperto in Archeologia
romana.
dI successivi saranno dedicati alla produzione
in stile gotico fino ad arrivare al Rinascimento mentre l'ultimo "capitolo"
tratterà dell'arte che ha arricchito la regione dal Barocco al Neoclassicismo.
dNon è solo un resoconto di dati e riferimenti
per specialisti, come potrebbe proporre un volume tradizionale. Questo lavoro
è stato compilato con intenti divulgativi, come se fosse la visita
a una gigantesca mostra - o anche a un museo, appunto - estesa a tutto il
territorio piemontese, indicando ai visitatori curiosità e approfondimenti
tematici.
dE' lo stile di una esperta da anni impegnata
nella realizzazione del Museo di Palazzo Madama (i cui restauri sono bloccati
dalla burocrazia) che promette di diventare stella di prima grandezza nel
firmamento culturale torinese. L'opera, "Arte in Piemonte", testimonia
oltre che la sua competenza, la voglia di proseguire un progetto "personale"
condotto non soltanto a livello istituzionale, ma anche come studiosa di
arte medievale e in particolare di scultura romanica e gotica.
dL'obbiettivo è di offrire al pubblico
spunti di interesse sulla storia artistica della nostra regione usando lo
strumento del linguaggio divulgativo per spiegare l'evoluzione, la storia,
i particolari d'ambiente che agevolano e rendono più interessante
la lettura.
dCi parla per esempio, dei committenti, come
i "vescovi costruttori", attivi negli anni intorno al Mille: degli
artisti prima anonimi, che dal XII secolo, incominciano ad apporre firme
sulle loro opere, come gli scultori Nicolò e Pietro di Lione in Valle
di Susa o il Maestro Alberto a Gavi e Castelnuovo Scrivia. E ancora, ci
racconta di materiali e di tecniche oltre a farci ragionare sul rapporto
fra architettura e decorazione scultorea.
dLe fotografie sono state raccolte in parte
dall'archivio della Priuli & Verlucca e da campagne già realizzate
per la corposa collana sull'arte in Piemonte curata da Giovanni Romano per
la Crt.
dAltre invece sono state volute dai curatori
per una lettura più aderente alla realtà e affidate all'obbiettivo
di Enrico Formica. Le miniature sui manoscritti diventano così pagine
reali, cose se il libro si potesse toccare. Dell'antico chiostro della cattedrale
di Ivrea (969-1005) vediamo i particolari dei capitelli, ma anche la loro
esposizione, fra un orto e la strada, a tutte le offese del tempo.
dI mosaici dell'abbazia di Santa Giustina di
Sezzadio (1030) non sono soltanto delicati disegni geometrici, ma un tappeto
di tessere che dà dignità alle colonne e alle volte consunte
della cripta. E della croce del vescovo Leone (cattedrale di S. Fusebio
a Vercelli, circa 1003), laminata d'argento e decorata di pietre preziose,
vediamo per la prima volta i particolari. Era stata sfigurata da vandali,
alla ricerca di chissà quali tesori, e ora restaurata e brillante,
possiamo ammirarla, fra le pagine del volume, nei minimi particolari, come
nemmeno nella realtà sarebbe possibile fare.
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da
LA PADANIA 18 dicembre 2002
MEDIOEVO ALLA PIMONTESE
Vittoria
Colonna
dA
partire dal Duecento il termine "Piemonte" comincia a essere usato
in alcuni testi giuridici e letterari per indicare un territorio dai contorni
ancora molto indistinti e mutevoli. Diversità di popoli e di culture,
frantumazione del potere politico, instabilità di confini solcati
da importanti strade di passo: tutto questo fa del Piemonte medievale una
terra con caratteristiche particolari, che spiegano anche specifici aspetti
del paesaggio artistico che vi si sviluppò.
dLa mancanza di forti e consolidati centri
di produzione, insieme alla presenza di gruppi di committenti diversi per
fede politica e per cultura, determina una situazione moltodisomogenea e
differenziata, la cui ricchezza consiste, spesso, proprio nella molteplicità
delle suggestioni che vengono di volta in volta accolte e rielaborate. Fu
così che nacque, nel Medioevo piemontese, un'arte policentrica, mutevole,
con capisaldi in relatà diverse ora in ascesa ora in declino, ma
sempre in grado di produrre capolavori.
dA ripercorrere questa affascinante storia
degli editori Priuli & Verlucca hanno appena pubblicato uno splendido
volume, primo di una trilogia che coprirà l'intero arco della storia
dell'arte piemontese. Curato da Enrica Pagella e Claudio Franzoni. "Arte
in Piemonte - Antichità e medioevo" attraversa, grazie
anche all'ausilio di moltissime stupefacenti immagini a colori, l'epopea
dell'arte piemontese dai resti dell'esperienza romana ai secoli dell'alto
medioevo, dell'"età dell'oro" a cavallo dell'anno Mille
al Romanico.
dIn questo ampio e multicolore affresco si
vedono dunque città come Ivrea, centrali agli inizi del secolo XI,
cedere il passo, nel corso del successivo, a nuove realtà urbane
in ascesa, come Casale e Alessandria, mentre tradistruzioni e ricostruzioni
è più difficile misurare la portata artistica di realtà
come Vercelli e Novara, le città dove maggiormente si conservò,
nel passaggio dell'età romana al Medioevo, un patrimonio di risorse
culturali e produttive legate a due grandi cattedrali oggi scomparse.
dUn affresco, quindi, assai multiforme. Se
a Orta e a Casale prevalsero, nel secolo XII, i legami con la Lombardia,
il sistema degli insediamenti alpini rivela invece un'osmosi costante con
i territori che oggi corrispondono alle valli della Francia e della Svizzera.
Il volume, davvero imperdibile, permette (anche grazie all'ampia bibliografia
e ai due utili indici dei nomi e dei luoghi di cogliere tutti gli aspetti
di un'arte ancora per molti diversi da riscoprire, e che è parte
integrante delle nostre radici e delle nostre identità.
particolari, come nemmeno nella realtà sarebbe possibile fare.
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da
LA REPUBBLICA 3 gennaio 2003
ARGENTI E MINIATURE I SEGRETI DELL'ARTE ANTICA E MEDIEVALE
Il primo titolo di una collana di Priuli & Verlucca
Marina
Paglieri
Una collana dedicata all'Arte in Piemonte, dall'impero romano all'epoca
contemporanea, curata dal direttore del Museo Civico di Palazzo Madama Enrica
Pagella e corredata da un ricco apparato di immagini. E' la nuova inziativa
editoriale dell'editore piemontese Priuli & Verlucca, che ha mandato
in libreria il primo volume "Antichità e Medioevo" (seguiranno
nell'arco di due anni "Gotico e Rinascimento" e "Barocco
e Neoclassico", mentre un quarto libro fuori collana si occuperà
del "Novecento"). La prima parte dell'opera, cui assieme alla
Pagella ha lavorato Claudio Franzoni, prende le mosse dell'epoca di Augusto
per approdare agli ultimi decenni del XII secolo, considerando nei test
e nelle immagini le diverse forme espressive, dalla pittura, alla scultura,
all'architettura, non come entità avulse l'una dall'altra ma come
un'insieme omogeno e indipendente. Si parte dal "Tesoro di Marengo",
insieme di argenti dei primi secoli dopo Cristo conservati al Mueseo torinese
di Antichità, per analizzare poi reperti e opere romane tra Torino,
Susa e Aosta, le chiese romaniche del Canavese e del Cuneese, le miniature
di arte bizantina e i mosaici piemontesi, gli Evangelari legati alla tradizione
di Cluny e quelli di orafi lombardo-piemontesi, gli affreschi della Cappella
di Sant'Eldrado, nell'abbazia di Novalese, e quelli dell'oratorio di San
Siro nella Cattedrale di Novara, per non citare alcuni dei temi trattati.
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