Recensioni L'ITALIA NELL'ANTICA CARTOGRAFIA |
da
IL GIORNALE DEL PIEMONTE mercoledì 8 marzo 2000 PIEMONTE, REGNO FANTASMA Le mappe settecentesche trascuravano o segnalavano imprecisamente la nostra regione Pier Massimo Prosio Ma dov'è l'Italia?, potrebbe chiedersi il lettore di questo libro osservando la prima delle stampe riprodotte, una carta pubblicata a Bologna nel 1477. Circondata da un mare raffigurato come una distesa verde segnata da una ininterrotta serie di gibbosi regolari promotori che vorrebbero essere le onde, emerge, sforzando la vista, una terra anch'essa di prevalente color verde che a malapena si distingue dal contorno. Ed entro tale perimetro vediamo designate varie città indicate con costruzioni e monumenti, e vediamo distendersi strane linee allungate che dovrebbero essere i fiumi, e tratti più scuri che saranno i monti: ma l'effetto di straniazione è forte, e davvero lì per lì si rimane in dubbio se quella davvero sia l'Italia. E' questa la prima delle più di 250 carte a stampa effigiate nel libro di Roberto Borri, L'Italia nell'antica Cartografia 1477-1799, pubblicato dall'editore Priuli & Verlucca di Ivrea, 1999. Libro assai originale, affascinante, documentato e splendidamente illustrato con numerosissime riproduzioni di carte rappresentanti l'Italia provenienti da biblioteche pubbliche e raccolte private da tutto il mondo. L'autore, secondo la sobria notizia posta in chiusura, è un biellese che esercita a Pavia la professione di notaio, appassionato di carte geografiche, di cui possiede una notevole collezione. E questa passione l'ha evidentemente spinto a compilare un opera che, secondo le parole di Giorgio Aliprandi, nella prefazione, non ha riscontri non solo in Italia ma anche negli altri Stati della Comunità Europea. Un testo certo importante e di estrema utilità per il collezionista che può consultare e confrontare l'ampio regesto di carte geografiche riprodotte e commentate e classificate. Nelle singole schede oltre ad essere indicata la data e l'autore e la città di stampa, sono specificate le caratteristiche tecniche dell'opera riprodotta, seguono quindi le osservazioni sulla stessa, ed è infine segnata la rarità della carta con un valore crescente da 1 a 10. Per chi colleziona carte geografiche, per chi è un appassionato ed uno studioso del genere si tratta quindi davvero di un testo indispensabile. Ma in realtà anche il lettore non specialista gusta questo singolare volume. Innanzi tutto per lo splendore visivo delle illustrazioni, per il contrasto e l'armonia di linee e di colori che sprigionano da quei mille modi di vedere l'Italia. Alcune di queste carte sono pittoricamente bellissime, stupefacenti. Una stampata a Firenze nel 1492 mostra un'Italia "orizzontale" con il Nord rivolto verso ponente, dalle coste frastagliatissime e puntute e abbracciata da un assurdo irreale mare giallo. In una carta invece edita a Strasburgo nel 1532 la penisola è circondata da un mare cupo e turchino, la percorre in tutta la lunghezza come un nodoso bastone che rappresenta l'Appennino mentre le Alpi prendono l'aspetto di una serie di coni arrotondati. Assai suggestiva anche quella del 1578 stampata a Colonia, di forma più arcaica e di più rozza delineazione di confini, immersa in un mare di un azzurro profondo e cintata a nord dalla regolare linea delle Alpi, ove le città sono rappresentate da casette turrite e sono indicati, oltre alle città, anche gli abitanti (Taurini, Segusini...). E' vero che a mano a mano che si avanza negli anni (il termine finale è il 1799, data dell'ultima carta riprodotta pubblicata a Trieste, nell'Ottocento la cartografia assumerà aspetti sempre più scientifici perdendo quel tanto di favoloso che corre nelle carte precedenti) lo stivale d'Italia assume linee e forma a noi sempre più familiari e le varie zone della Penisola ci appaiono più immediatamente riconoscibile e note. Ma certo che non di rado sfogliando il volume ci si trova davanti a immagini che fanno nascere qualche perplessità nello spettatore, come quando una visione quotidiana è riflessa da uno specchio irregolare che ne mette in luce impensate angolature, bizzarri profili. A volte sono panciute irriconoscibili protuberanze, altre volte stravolgimenti di prospettiva, o ancora scorci impensati, colori e linee impossibili. Si ha l'impressione, contemplando alcune di queste immagini di trovarsi di fronte ad una realtà autre, quasi si trattasse di un paese di utopia e non di una delineazione di una realtà geografica effettuata con intenti scientifici. Viene da pensare, magari, alle città invisibili di Calvino, o al paese sconosciuto e assurdo di Erewhon di Samuel Butler, o alle mappe fantastiche di racconti di Borges. E, puntando lo sguardo sulla nostra regione si ha la sensazione che il Piemonte in queste carte stia come costretto, sacrificato, soffocato dal Milanese da un lato e dalla Francia dall'altro (in alcune anzi proprio non compare, perchè, evidentemene, il disegnatore non è riuscito per ragioni di spazio a far entrare nella carta quella periferica zona). Ma una particolarità curiosa che si nota scorrendo queste carte è che, in molte di esse, a differenza che per le altre zone della Penisola, il Piemonte è indicato solo nella sua realtà geografica e non in quella politico statuale. Per fare un esempio, se si prende una carta stampata a Norimberga nel 1720, stupisce constatare che mentre per le altre parti d'Italia si leggono le indicazioni di: Ducato di Milano, Repubblica di Venezia, Granducato di Toscana, Regno di Napoli ecc., le due didascalie poste all'estremità occidentale sono: Piemonte, Savoia. Si noti che nel 1720 il Piemonte era ormai sede di un regno (dal 1713 Vittorio Amedeo II era stato investito del regno di Sicilia che proprio in quel 1720 sarebbe stato trasformato in Regno di Sardegna). Analoga osservazione per una carta edita a Venezia nel 1750. Ove entro i confini geografici dei possiedimenti Sabaudi si leggono ancora le vecchie denominazioni politico geografico: Ducato di Savoia, Contado di Nizza, Piemonte, Monferrato, mentre nella Sardegna appare la scritta: Isola e Regno di Sardegna. Non saprei dare una spiegazione a tale anomala classificazione che si legge in molte di queste carte se non con la perplessità di ben inquadrare entro i confini d'Italia quello stato periferico ed eccentrico, posto lassù ai confini con la Francia. |
||
|
©1999-2024 Tutti i diritti riservati Via Brofferio, 80 14100 Asti - Piemonte - ITALY Cell +39 3490876581 Spedizioni corriere espresso in Italia e in tutto il mondo Riceviamo in sede su appuntamento P.IVA 01172300053 - Cod.Fisc. BSSVCN50C23B425R - REA AT-93224 ebussi50@gmail.com |