PREMESSA
Il titolo di questo libro richiama un efficace espressione impiegata
nel 1836 da Cesare Balbo - in garbata polemica con Angelo Brofferio -
a proposito dell'amico Carlo Vidua: "aggiungerò una parola
ancora, verissima e di gran lode a parer mio: che il Vidua fu dei fortemente
moderati. Il Vidua, dunque, incarnava a suo dire - meglio di molti altri
- quella "moderazione" che pareva essere il tratto distintivo
di un'intera generazione di intellettuali subalpini, vissuti fra sette
e ottocento e profondamente legati alle istituzioni della monarchia subauda.
Lasciamo per il momento da parte il problema se Vidua fosse o meno un
"moderato" ed in che senso, eventualmente, lo fosse.Ciò
che qui ci interessa rilevare è che un analogo elogio della "moderazione"
sarebbe stato ripreso da Balbo nell'introduzione alle Speranze d'Italia,
pubblicate a Parigi nel 1844, vero e proprio manifesto programmatico
dei moderati, a partire dal quale si sarebbe consolidata anche una rilettura
- in chiave, appunto, moderata e fortemente continuista - della storia
subalpina (ed italiana) del XVIII e del XIX secolo, capace di giungere
sino a noi. Già il Napione nei primi anni del XIX secolo rileggeva
la storia delle riforme settecentesche secondo una prospettiva ideologica
conservatrice ed antifrancese, nel tentativo di separare nettamente la
cultura dell'illuminismo dalla pratica delle riforme moderate. Mezzo secolo
dopo un amico ed allievo di Cesare Balbo, come Ercole Ricotti, consacrava
un'interpretazione "moderata"della storia subalpina, della sua
monarchia e delle sue istituzioni, come elemento nodale della storia dell'Italia
moderna, attirandosi le accuse di "municipalista" e di "conservatore".
Negli stessi anni sessanta anche uno studioso dell'antico mondo greco
come Amedeo Peyron - decisamente conservatore in politica, ma aperto più
di altri alle nuove esperienze della filologia e della storiografia europea
- rileggeva Tucidide con la mente rivolta alle vicende dell'Italia contemporanea
ed in particolare del suo Piemonte il cui ruolo politico poteva essere
paragonato a quello dell'antico regno Macedone di Filippo ed Alessandro.
Possiamo dunque affermare, con Gabriele De Rosa, che Cesare Balbo seppe
dare alla "moderatione" (più che al moderatismo) "come
partito, come operosità politica, come complesso di virtù
moralie civili l'apporto più chiaro e incisivo".D'altronde
la "moderazione" di molti uomini (ed alcune donne)del vecchio
Piemonte contiene in sé quella che potremmo definire una positiva
ambivalenza. Si tratta infatti, quasi sempre, di personaggi politicamente
conservatori e financo reazionari sul piano ideologico, ma non su quello
culturale. [..] |
INDICE
Premessa
Nota bibliografica
I- Il barone Amé-Louis Vignetdes Etoles: un funzionario
savoiardo di fronte alla Rivoluzione
II- Il conte Gian Francesco Galeani Napione di Cocconato
e il mito della continuità
III- Diodata Saluzzo: una donna in Accademia
IV- Ottavio e Tancredi Falletti di Barolo fra nostalgie
classiche e sussulti romantici
V- Carlo Vidua: un inquieto aristocratico subalpino
VI- Giuseppe Manno: un intellettuale al servizio dello
Stato
VII- Alberto Ferrero della Marmora uomo d'armi e uomo
di scienza
VIII- Luiggi Bruzza e la cultura piemontese: archeologia,
storia, politica
IX- Amedeo Peyron fra storiografia e politica
X- Tommaso Vallauri storico
XI- Ercole Ricotti: uno storico in uniforme
Indice dei nomi
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Gian Paolo Romagnani
"FORTEMENTE MODERATI"
editore DELL'ORSO
edizione 1999
pagine 242
formato 15x21
brossura con alette
tempo medio evasione ordine ESAURITO
18.08 €
18.08 €
ISBN : 88-7694-376-5
EAN :
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