|
da
ttL LA STAMPA sabato 7 aprile 2001
FAME, FUMO, FREDDO E' LA VITA DELLO SPAZZACAMIN
Il
romanzo fotografico di un mestiere da poveri, in fuga dalle valli alpine
Giovanni Tesio
Ricordate Cuore?
Ricordate il piccolo spazzacamino "tutto nero in viso, col suo sacco
ed il suo raschiatoio" che piange perchè ha perso i trenta soldi
che s'è guadagnato e teme le bastonature del "padrone"
e scatena una gara di solidarietà tra le bambine della Moncenisio
che gli riempiono le mani di denari e lo coprono per soprammercato di mazzetti
di fiori? La scena appartiene al De Amicis più diabetico, ma la sostanza
di uno sfruttamento abituale e ben documentata in un libro di Benito Mazzi
Fam, Fum, Frecc (fame, fumo, freddo) le tre "effe" di un
"grande romanzo" che parrebbe conciliarsi con i caratteri di un
immaginario d'appendice. Romanzo scritto ma ancora più persuasivamente
fotografico, ricco di documenti che sanno raccontare un mondo meglio delle
parole, edito da Priuli & Verlucca nei "Quaderni di cultura alpina".
Erano un popolo variegato che veniva dalla nera miseria dei monti, una schiera
di piccini disposti a subire lo sfruttamento più ignobile, cui nel
tempo cercarono di opporre qualche (sdrucito) sbarramento alcune società
di patronato, di mutuo soccorso, di assistenza laica e cattolica (da don
Cafasso al cardinal Fossati). Ignazio Cantù - fratello del più
noto Cesare - li ha effigiati in versi modesti: "Spazzacamino, spazzacamino/
ho freddo, ho fame son poverino:/ In riva al lago, ove son nato,/ Ho la
mia mamma abbandonato". Ma una delle tante testimonianze raccolte da
Mazzi sembrerebbe sostenere molto più verosimilmente il contrario:
che - pur con sofferenza - fossero le mamme ad abbandonare i figli: "Avevo
otto anni e mezzo, eravamo nel 1919. Un giorno un signore si presentò
a mia mamma. Non so di cosa trattarono, il fatto è che un paio di
settimane dopo,, era il 20 settembre, fui svegliato alle sei di mattina.
Mia madre mi vestì, mi infilò delle caldarroste in tasca e
un sacchetto sotto il braccio e insieme a un mio fratello maggiore mi trascinò
per la strada della Cannobina...".
Partivano in autunno, scendevano in gruppo dalle valli più povere
di Piemonte e Lombardia, dalla Val d'Aosta, Valle Orco, Val
Cannobina, Val Vigezzo, dal Canton Ticino e andavano ad avvitarsi su e giù
per i camini della "Bassa", spingendosi ben oltre i confini delle
terre più prossime fin nel cuore dell'Italia centrale e in qualche
plaga transalpina, che raggiungevano passando la frontiera di notte per
eludere i controlli dei gendarmi.
Giravano per le strade mandan il loro richiamo, portavano zoccoli chiodati,
ginocchiere di cuoio e toppe di rinforzo nel basso schiena e ai gomiti,
la corda per salire, la raspa alla cintura, il riccio di lamelle a raggiera
per scrostare, il sacco di iuta in spalla per raccogliere la fuliggine che
veniva venduta come concime, la giacchetta di fustagno, il berrettone a
forma di sacchetto. Avevano visi mori, sguardi di volta in volta smarriti
o sfrontati. Ma c'erano poi anche i cani sciolti, gli "ambulanti"
che con la loro bicicletta macinavano per paesi con l'attrezzatura adatta
(non erano loro a calarsi per i camini, si limitavano a calare il riccio
servendosi di un peso legato alla fune).
I grandi si chiamavano "ramoneur" in Val d'Aosta, "rusca"
in Val Vigezzo, Cannobina e Canton Ticino, "borna" o "burna"
in Valle dell'Orco. Mentre i piccoli avevano altri nomi: "piccolo rusca",
"gògn", "gaillo". Seguivano a volte i loro padri,
ma più spesso venivano affidati ad un padrone, che a sua volta veniva
diversamente denominato a seconda delle zone ("faìsc" in
Vigezzo, Cannobina e Ticino, "budròc" nella Valle dell'Orco,
"maìtre ramoneur" in Val d'Aosta). E c'era una ben precisa
gerarchia perchè tra i piccoli spazzacamini e il padrone stava il
garzone che veniva scelto dal padrone tra i ragazzi più cresciuti
e ne diventava il vice.
Ma è pensando comunque ai piccoli che la canzone di Cherubini e Rusconi
spingeva forte sul pedale del patetico: "Come rondine vo, senza un
nido né un raggio di sol...".
|
|
FAM, FUM, FRECC IL GRANDE ROMANZO SPAZZA CAMINI
Valle d'Aosta, Valle Orco, Val Cannobina, Val Vigezzo, Canton Ticino - Nel grande romanzo dell'emigrazione, per secoli risorsa primaria di tante vallate alpine, pagine molto dolorose sono state scritte dagli spazzacamini, il cui fenomeno ha caratterizzato le pił povere di queste terre, dove la maggior parte delle famigli [..]
PRIULI & VERLUCCA -
2012
pp.
80
formato
21x29,7
brossura editoriale con sovracoperta rigida plastificata
18.50 €
13.90 €
9788880686033
|
|