|
da
LA NUOVA PROVINCIA venerdì 9 settembre 2005
LA SAGA DI CANELLI NEL RACCONTO DI GIANNA MENABREAZ
Aldo Gamba
Un libro che racconta una saga che ha al centro non più una famiglia (come avveniva nel primo libro pubblicato da questa autrice, "L'abbandono"), ma un'intera comunità, quella di Canelli: "Il sentiero che porta in collina", opera seconda di Gianna Menabreaz, ricostruisce le vicende piccole e grandi che hanno contrassegnato la vita canellese nell'Ottocento e nel Novecento. Lo fa basandosi sui racconti dei più anziani, che l'autrice ha instancabilmente ricercato, e sulle testiomonianze dirette, così come sui ricordi d'infanzia e sulle "voci" che, anche se i personaggi al centro dell'attenzione sono morti ormai da decenni, continuano a circolare nell'immaginario collettivo, .
Ecco allora, dopo una prima parte che delinea l'ambiente in cui le vicende si sono svolte (i nonni, la guerra, la povertà, la scuola, la vendemmia), una carrellata di personaggi che a Canelli tutti, o almeno i più anziani, hanno conosciuto più o meno direttamente: la maestra, l'infermiere, il barbone, la fruttivendola.
E poi gli antichi mestieri
, tramandati da padre in figlio e che hanno caratterizzato generazioni di famiglie, come i bottai, i carrettieri; ed una parte è dedicata anche alle storie d'amore, l'amore per la patria, quello per la famiglia, in qualche caso anche quello mercenario.
Una vita che si svolge nel cuore di Canelli, lungo la "Sternia", quella strada in salita che si snoda sino alla chiesa sull'alto della collina, da qui si domina tutto il circondario.
Sullo sfondo, la guerra partigiana (con un ritratto del comandante "Primo" Rocca), un evento che ha segnato a fondo la vita locale.
Una ricerca, quella di Gianna Menabreaz, che vuole essere in primo luogo un atto d'amore per la sua terra e la sua comunità: una lettura gradevole per tutti, ma soprattutto per chi quei luoghi, quel dialetto, quei modi di fare li porta con sé sin dalla nascita.
|