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tuttoLIBRI sabato 31 maggio 2008
ECCO COME TI SEZIONO IL CRIMINALE
In cerca di cause e prove, dagli antichi a Lombroso
Piero Bianucci
La criminologia è un crocevia di scienze dove si incontrano psicologi, psichiatri, antropologi, sociologi, giuristi e medici legali.Che poi, con la loro prospettiva sul crimine, orientano i politici chiamati a disegnare leggi più o meno punitive. Assiepato intorno al teatro delle indagini e della giustizia, c'è il pubblico: la sua curiosità spesso morbosa per i delitti veri si rispecchia nel florido filone della fiction poliziesca, a riprova che il crimine ha una presa profonda anche sui cittadini più innocui.
Ma chi è il criminale? Perché di fronte al singolo delitto tutti provano orrore e invece pochi si mobilitano contro reati di stato che colpiscono migliaia di persone sopprimendole (5628 esecuzioni capitali nel 2006, in gran parte in Cina), torturandole, privandole della libertà e delle risorse per sopravvivere?
Pierluigi Baima Bollone, ordinario di medicina legale all' Università di Torino, nel suo Romanzo della criminologia, parte di qui, ma si concentra sui problemi essenziali: distinguere tra responsabilità e patologia, tra determinismo biologico e influsso dell'ambiente. Cosa difficile, perché questi fattori si mescolano in varia misura, rendendo ardua la scelta tra pena e cura, isolamento e recupero sociale.
La criminologia nasce dal confluire di discipline che per se- coli furono separate. Esordì la scienza giuridica: Hammurabi, che promulgò uno dei primi codici, regnò in Mesopotamia dal 1792 al 1749 a.C. Aristotele si interrogò sulle caratteristiche del criminale. Le prime autopsie risalgono al XIII secolo: Gugliel- mo da Saliceto (1210-1273) seziona il cadavere del nipote del marchese Umberto Pallavicino per chiarirese fosse morto avvelenato. Nel 1734 l'Università di Napoli istituisce quella che possiamo considerare la prima cat- tedra di medicina legale, la Francia attenderà fino al 1812.
Un ruolo controverso ma centrale svolge il veronese Cesare Lombroso, in cattedra a Torino negli anni d'oro del pensiero
positivista. Maestro del futuro premio Nobel Camillo Golgi, nel 1871 Lombroso osserva nel cranio del brigante calabrese Giuseppe Vilella una fossetta occipitale interna. Su questa anomalia fonda la teoria del «criminale nato» e dell'atavismo, cioè del riemergere di istinti tipici dell'uomo primitivo. Ne esce il suo saggio più famoso: L'uomo delinquente (1876). Baima Bollone analizza quattro edizioni dell'opera, cogliendo l'evolversi del pensiero lombrosiano, le sue relazioni con il darwinismo, la frenologia ottocentesca e poi la psicoanalisi di Freud. Un pensiero oggi in gran parte superato, ma che ebbe il merito di spostare l'attenzione del legislatore dal delitto astratto all'uomo che lo commette, con le sue specificità biologiche, sociali, culturali.
Quanto alle tecniche a disposizione del criminologo, Baima Bollone accenna alle impronte digitali studiate da Ottolenghi, pioniere della polizia scientifica, e si ferma alla «macchina della verità». Non tocca l'analisi del Dna, oggi mitizzata come soluzione di ogni delitto. Né confronta l'ingenuo determinismo lombrosiano con quello sofisticato della genetica molecolare. Ma questo sarebbe stato un altro libro.
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