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da IL RESTO DEL CARLINO
sabato 29 marzo 2008
BONATTI RICONQUISTA IL K2
A 54 anni dall'impresa il CAI riconosce il ruolo e i meriti dell'alpinista
Federico Magni
La storia della conquista italiana del K2, dopo 54 anni, è tutta da riscrivere. L'alpinista Walter Bonatti fu il grande, fino ad oggi non riconosciuto, protagonista di quella scalata ma per tutto questo tempo la sua impresa è rimasta in parte ignorata (addirittura quasi sconosciuta) nei rapporti ufficiali del Cai. Ma adesso finalmente le cose stanno cambiando e viene riconosciuto che aveva ragione il grande alpinista Bonatti, quando ha continuato a dire, fino a sgolarsi, che il suo contributo fu più che determinante per il balzo del 31 luglio del 1954 quando Achille Compagnoni e Lino Lacedelli raggiunsero la vetta della montagna, regalando all'Italia, rappresentata dal capo spedizione Ardito Desio, una grande vittoria nella corsa agli ottomila. I vincitori del K2 raggiunsero la vetta proprio grazie all'ossigeno che Bonatti e Ihunza Madhi portarono fino agli 8100 metri dell'ultimo bivacco, il giorno prima dell'attacco decisivo. Uno sforzo tremendo che compromise il loro tentativo alla vetta. Ma nei rapporti ufficiali del Cai questi "piccoli particolari" non sono mai stati menzionati. Per tutti questi anni gran parte dell'alpinismo mondiale ha sostenuto la battaglia di Bonatti, ma solo nel 2004 il Club Alpino italiano decise di istituire una commissione presieduta da «tre saggi» per fare luce sulla vicenda. Lo scrittore Fosco Maraini e i docenti universitari Alberto Monticone e Luigi Zanzi hanno reso giustizia all'alpinista, riconoscendo il suo ruolo in quell'impresa. Fra qualche giorno il testo uscirà, pubblicato dall'editore Priuli&Verlucca, con l'introduzione del presidente generale del Cai, Annibale Salsa, le minuziose note esplicative di Zanzi e gli interventi storico-alpinistici di Enrico Camanni e Roberto Mantovani.
«Ci sono voluti più di cinquant'anni per avere giustizia - ha commentato Walter Bonatti che in questi giorni si trova in Spagna -. Il caso per me è chiuso. Sono molto soddisfatto, anche se in tutti questi anni ho sempre cercato di non finire sotto la luce dei riflettori. Volevo solo che uscisse la verità. Una verità che per vari motivi è sempre stata insabbiata. Il Cai ha sempre remato contro una rilettura di tutta la vicenda, ma qualcuno in questi anni ha trovato il coraggio di
andare a scavare nella storia dell'alpinismo. Compagnoni e Lacedelli sono saliti in vetta grazie all'ossigeno che io e Madhi abbiamo portato fino all'ultimo campo», ha fatto sapere l'alpinista attraverso le parole affidate alla compagna Rossana Podestà che vive a Dubino nella casa che lei e Walter hanno ristrutturato trasformando con cura e passione un vecchio cascinale. «Finalmente in Italia succede qualcosa di buono», ha tagliato corto l'alpinista.
Morto qualche anno fa Ardito Desio, capo spedizione carismatico, all'età di 104 anni, restavano poche persone ad opporsi ad una revisione di quella storia che ha suscitato in seguito parecchie polemiche, sia fra gli stessi alpinisti Compagnoni e Lacedelli, sia nel mondo dell'alpinismo in generale. Accuse pesanti che Renani lanciò alcuni anni dopo quella spedizione. Bollarti e Mandi furono costretti a bivaccare a oltre gli ottomila metri, all'aperto, senza una tenda. Una prova che a quella altezza nessuno fino allora era riuscito a superare. Miracolosamente si salvarono, anche se il compagno pakistano (che quella notte non ragionava più) fece i conti con pesanti congelamenti. Bonatti e Madhi il 30 luglio percorsero più di novecento metri di dislivello con un carico di 19 chili sulle spalle. Bonatti però fu accusato di aver consumato, per sopravvivere alla notte, l'ossigeno lasciato poi a disposizione di Compagnoni e Lacedelli. Ossigeno che infatti, secondo Compagnoni e Lacedelli, terminò negli ultimi duecento metri dell'assalto alla vetta: un fatto che rischiò di compromettere la conquista. Ma anche per la questione dell'ossigeno vi sono pareri assai contrastanti. Bonatti nega di averlo utilizzato.
L'alpinista bergamasco è ancora fermo nelle sue accuse. Secondo lui Compagnoni e Lacedelli lo condannarono a morte con la decisione di non accoglierlo nella tenda dell'ultimo bivacco. «Achille, Lino dove siete?», grido Bonatti quando ormai era buio. Ma dalla tenda gli fu risposto: "Lasciate l'ossigeno e tornate indietro". Solo per caso lui e Madhi riuscirono a sopravvivere a quel bivacco. Anche Lacedelli, nell'anno del cinquantesimo anniversario ammise che non tutto era andato come Desio aveva descritto. Anche all'interno del Cai c'era una certa resistenza alla rilettura di quella storia. Oggi finalmente quella storia sembra destinata ad avere un finale diverso.
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