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ttL LA STAMPA sabato 15 maggio 2004
CITTA' E MONTAGNE, UN DESTINO COMUNE
Enrico Camanni
Luigi Dematteis
è il direttore della collana dei "Quaderni di cultura alpina"
di Priuli & Verlucca. Ha attraversato le Alpi in inverno con Walter
Bonatti, ha scritto tredici quaderni sull'architettura alpina, vive in Val
Varaita. Si occupa di Alpi da sempre, o almeno da quando, nel 1975, impressionò
favorevolmente il pubblico degli appassionati e degli specialisti con quell'
Alpinia che, a tutt'oggi, resta la sua opera più completa,
anche perchè uscì in tempi in cui le Alpi erano tutt'altro
che di moda e ci si rifaceva ancora a testi di vecchia concezione geografica,
legati a retoriche e stereotipi del passato. Alpinia ebbe il merito
di fornire una fotografia aggiornata della catena, spaziando da Nord e a
Sud, a Ovest e a Est, e tratteggiando i problemi che si delineavano in presenza
di una civiltà in via di dissoluzione e di un territorio in rapida
trasformazione.
Oggi le Alpi sono definitivamente cambiate e Dematteis torna con un libro
più di foto che di testi, efficaci immagini e lunghe didascalie,
che riprendendo alcune tematiche precedenti (le Alpi archiviate, cioè
la storia; le Alpi pascolate e coltivate, cioè l'agricoltura; le
Alpi abitate, cioè l'atropizzazione) le incrocia con problematiche
"nuove"e imbarazzanti: le Alpi lottizzate, le Alpi sfruttate,
le Alpi vendute, le Alpi arrabbiate, le Alpi riconciliate. Non ha il tono
moralista nè la rabbia dell'ambientalista, ma mette il dito in tutte
le piaghe: "Il cosiddetto benessere raggiunse anche le Alpi, sebbene
molto in ritardo e, purtroppo, non a seguito di un processo spontaneo, bensì
quale risultato della colonizzazione urbana. Arrivò anche il denaro,
ma per espropriare i montanari delle terre e delle case dei loro avi e,
cosa ancor più grave, della facoltà di decidere sulle proprie
risorse e amnministrarle. Come se non bastasse, questa perversa spirare
coinvolse soltanto qualche località privilegiata, creando disparità
intollerabili: in una valle modernità, ricchezza e sperpero, in quella
a fianco un decoroso tramonto contadino. Risultato: incremento demografico
da una parte contro un esodo dalle percentuali altissime dall'altra".
Oggi che anche i movimenti protezionisti di impronta tipicamente urbana,
e gli orientamenti politici internazionali come la Convenzione delle Alpi,
concordano sul processo partecipativo delle popolazioni locali alpine, le
idee di Dematteis appaiono illuminate e in un certo sensoanche profetiche,
perchè elaborate in tempi in cui la città aveva sempre l'ultima
parola.
C'è però una complessità di cui bisogna tener conto
e che rende tutte le decisioni più difficili: l'economia urbana e
l'economia montana sono ormai idissolubilmente unite da un destino comune,
che rende anacronistica e sterile la contrapposizione tra città e
montagna. In tempi di globalizzazione anche il "locale" alpino
ha assunto un valore completamente diverso: la montagna non è più
"l'altro" mondo, il rifugio, la fuga dalla metropoli, ma un mondo
diverso, forse più virtuoso, certamente più sostenibile, di
coniugare la stessa realtà.
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LA PADANIA martedì 02 novembre 2004
I NOSTRI MONTI
Un
enclave culturale che dobbiamo salvare:
industrializzazione e urbanizzazione hanno aggredito i nostri paesaggi,
deturpando aree di grande bellezza. Ma non tutto è perduto, come
dimostra un libro edito da Priulli & Verlucca.
ALBERTO LOMBARDO
Industrailizzazione
e urbanizzazione hanno aggredito i nostri paesaggi, deturpando aree di meravigliosa
bellezza. Gli ultimi secoli, e in particolare misura gli ultimi decenni,
hanno visto una spaventosa accellerazione nell'intrusione di fumi, asfalti,
macchinari e cementi, in luoghi sino a poco tempo fa incontaminati. Alla
base di questa turpe aggressione verso l'ambiente, sta una concezione predatoria
e utilitaristica della natura, vista quale micro strumento nelle mani dell'uomo,
concepito invece come il signore e il fulcro dell'intero universo.
Nei tempi antichi una simile idea avrebbe fatto inorridire qualunque persona
di buon senso. Tradizionalmente, infatti, il consumo veniva concepito come
una totalità, della quale l'uomo è parte integrante e
nella quale vive in modo simbiotico. In via esemplificativa si possono
richiamare, a questo proposito, le immagini sacrali di boschi, fonti e ruscelli;
le divinità che gli antichi ritenevano dimorare sulle vette montane
o agli incroci dei sentieri, quelle protettrici della caccia o dei raccolti,
o ancora le feste legate al ciclo annuale, che avevano una precisa corrispondenza
con altrettante fasi della vita dell'uomo. Spezzato il legame tra uomo e
natura, secolarizzati i rapporti di tipo sacrale e religioso col mondo,
l'ambiente in cui viviamo ha finito per l'appunto col venire considerato
alla stregua di nuna semplice risorsa da sfruttare, vuoi a fini industriali,
estrattivi, commerciali, o turistici. Anche la fauna ha subito gli effetti
devastanti delle idee di matrice illuministica. Questa metamorfosi dell'ambiente
è esaminata con cura e passione da Luigi Dematteis , autore di un
altro prezioso volume che è venuto recentemente ad arricchire la
nota collana "Quaderni di cultura alpina": essa, fiore all'occhiello
delle attività delle Edizioni Priuli e Verlucca, annovera testi dal
contenuto vario, ma accomunati da uguale rigore scentifico. Il libro si
sofferma maggiormente - per il piacere del lettore - su come le Alpi erano
( e in parte, fortunatamente, ancora sono) ossia su quella severa cultura
contadina che commuove profondamente per la sua bellezza semplice e autentica.
Seguendo un itinerario non geografico ma tipologico, l'autore ci conduce
così, di capitolo in capitolo, attraverso le Alpi "archiviate,
pascolate, coltivate, abitate, consacrate, lottizzate, fortificate, studiate,
scalate, sfruttate , attraversate, vendute arrabbiate e riconciliate".
Vediamo così in rapida successione monti, valichi, baite, il duro
lavoro di uomini e muli, le fortificazioni medievali e quelle della Grande
Guerra, mappe rinascimentali e architetture ultramoderne. Ciò che
resta, voltata l'ultima pagina e osservate tutte le 370 fotografie che compongono
il volume, è una gran voglia di tornare al più presto a respirare
l'aria di questi luoghi di grande richiamo spirituale, per ritrovare quel
che ha resistito sinora alla foga distruttrice dei tempi moderni.
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