Questa nuova edizione «tascabile» del vocabolario di Camillo Brero e Michele Bonavero è uno strumento pratico, maneggevole e completo; un aiuto indispensabile per scegliere le parole giuste, arricchire e perfezionare l'uso corretto della lingua Piemontese.
- Oltre 23.000 vocaboli
- Grafia e pronuncia
- Nomi propri
- Numeri cardinali e ordinali
- Regole grammaticali di base
- Esempi e modi di dire
PRESENTAZIONE
La letteratura in lingua piemontese ha continuato nel tempo, e lo fa tuttora, ad arricchirsi di testi di narrativa, saggistica, poesia e teatro mantenendo vivo il patrimonio culturale regionale.
Questo è il motivo fondamentale per cui si propone al pubblico l'edizione «tascabile» dell'ormai storico e più volte ristampato Vocabolario della lingua Piemontese di Camillo Brero, al fine di fornire uno strumento pratico e maneggevole, ma al tempo stesso sufficientemente completo, per trovare informazioni e indicazioni sulla corretta scrittura.
A questo testo si accompagna una versione sintetica e schematica delle regole grammaticali del piemontese onde completare, nello stesso volume, la disponibilità d'informazioni utili alla scrittura, fermo restando che, per un maggiore dettaglio e per fini didattici, sono sempre consultabili il Vocabolario nella sua versione integrale con la Grammatica completa.
L'utilità di questo dizionario della lingua piemontese nasce dal fatto che tale idioma è una realtà vivente e utilizzata da un cospicuo numero di persone (come da rapporto IRES): circa due milioni di parlanti, mentre oltre un milione è il numero di coloro in grado di comprenderla.
La lingua piemontese si è formata a partire da parlate più arcaiche che traevano origine dall'incontro fra quelle locali preesistenti di origine ligure e celtica col latino, portato dagli eserciti romani. Da questa sovrapposizione nacque una varietà del latino volgare o romanzo che si modificherà successivamente a contatto con gli idiomi delle popolazioni barbariche che invasero l'Italia provocando il crollo dell'impero romano nel V secolo d. C.
Il piemontese è dunque una lingua neolatina e fa parte del gruppo di lingue cosiddette "gallo-italiche" (insieme a ligure, lombardo, emiliano-romagnolo) vicino a quello delle lingue "gallo-romanze" (francese, franco-provenzale, occitano) formatesi a cavallo e a ovest delle Alpi.
Le prime espressioni scritte riconosciute della lingua piemontese risalgono al XI secolo (1 Sermoni Subalpini) e una serie di documenti successivi permettono di seguirne l'evoluzione che giunse, già nel XIV secolo, a una buona strutturazione.
Nonostante l'adozione dell'italiano volgare, con l'editto di Nizza del duca Emanuele Filiberto dell'I 1 febbraio 1560, il piemontese continuò a essere la lingua più diffusa e parlata dal popolo in tutti gli strati sociali.
A partire dalla fine del Seicento comparvero una serie di scritti e di testi in lingua piemontese che divenne così forma espressiva in una produzione di notevole qualità che raggiungerà livelli d'eccellenza nel Settecento.
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NOZIONI GRAMMATICALI
ALFABETO
L'alfabeto piemontese è costituito da 25 lettere di cui 18 consonanti: b, c, d, f, g, h, j, I, m, n, n-, p, q, r, s, t, v, z;
7 vocali: a, e, é, i, ò, o, u;
1 un gruppo vocalico: eu.
GRAFIA E PRONUNCIA
Il valore della maggior parte dei segni è quello che hanno nella lingua italiana. Eccone le particolarità:
e senza accento, si pronuncia di regola aperta in sillaba chiusa (mercà) e chiusa in sillaba aperta (pera), ma vi sono alcune eccezioni: é simile alla e chiusa italiana, ma più aperta (caté, lassé). è simile alla e aperta italiana, ma più aperta (cafè, pérchè).
é detta e semimuta, simile a quella francese di le (férté, viétta), detta
anche "tersa vocal plemonteisa".
eu simile al francese eu (cheuse, reusa).
o simile alla u italiana (conte, mon).
ò simile alla o aperta italiana, in piemontese è sempre tonica (còla, fòrt).
simile al francese U o al tedesco Ci (bur, muraja).
ua dopo q (e in pochi casi isolati) vale ua di quando (quand, qual).
ùa si pronuncia bisillabo úa (crùa, lesùa).
j simile alla i iniziale di ieri e alla i di mai (braje, cavai); nella grafia piemontese, tuttavia, la j ha talora solo valore etimologico e si trova, di solito, in corrispondenza con un gl italiano (es. fifa).
ch-gh se ce g sono dure, in finale di parola si scrivono che gh (pich, longh).
cc-gg c e g palatali, in finale di parola si scrivono cc e gg (contacc, magg).
n- n velare o faucale, senza corrispondente preciso in italiano, ma simile
alla n di fango (lun-a, sman-a).
s iniziale di parola o postconsonantica suona s sorda (supa, batse), tra
vocali e in finale di parola è sempre sonora (lese, vos).
ss si usa tra vocali e in finale di parola per indicare la s sorda (lassé, poss).
s-c esprime il suono distinto di se c (s-cet, s-cianché).
z si usa solo in posizione iniziale o postconsonantica per indicare la s
sonora (zanziva, monze).
v in posizione finale di parola si pronuncia simile alla «un di paura (ativ, luv), e così avviene anche nel corpo di una parola quando non corrisponda ad una «v» italiana (gavte, luva); negli altri casi ha il suono della v italiana (lave, save). |
Camillo Brero
VOCABOLARIO PIEMONTESE SACOCIABIL
editore IL PUNTO - PIEMONTE IN BANCARELLA
edizione 2014
pagine 472
formato 13x18,5
brossura
tempo medio evasione ordine 2 giorni
9.90 €
8.90 €
ISBN : 978-88-6804-009-3
EAN : 9788868040093
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