Terre
impareggiabili per la bellezza della loro natura, per la magia delle loro
montagne e per l'importanza storica e sociale che hanno rivestito nel
tempo.
Asse di congiunzione con l'Europa del Nord, testimoniano nel contempo
come la cultura e la civiltà della montagna non conoscano confini
territoriali.
"Trentino, unica regione che fa rima con vino" proclamava
uno slogan usato qualche anno fa per promuovere e publicizzare l'intera
gamma enologica trentina. In effetti, possiamo sicuramente constatare
come probabilmente al mondo non esista alcun'altra zona a vocazione viti-vinicola
che possa vantare, come la provincia di Trento, su una superficie così
modesta, una così grande variabilità di ambienti, e quindi
una tipologia di prodotti, così ampia. Tant'è vero che qui
si producono bianchi freschi, a gusto fruttato, bianchi aromatici, spumanti
Charmat e champenois, rosati delicati e rossi leggeri, rossi robusti corposi
e da più o meno lungo invecchiamento, impeccabili vini da dessert:
insomma c'è un po' di tutto. Ma, e questo è importante,
di livello qualitativo elevato, anzi, di solito, molto elevato. Perchè?
Lo vediamo ora sinteticamente. |
La qualità di un vino dipende, sempre ed essenzialmente, da quattro
elementi cardinali: clima, terreno, vitigno e tecnologia; i primi due sono
considerati a matrice "naturale" e quindi su di essi l'uomo può
intervenire solo marginalmente; gli altri sono invece molto influenzabili
da quello che possiamo definire come "il sapere dell'uomo". Sapere
dell'uomo che si è forgiato ed accresciuto nel corso dei secoli,
attraverso una storia plurimillenaria che affonda le proprie radici ancora
nella preistoria. Vediamola.
La vite
e il vino erano sicuramente noti alle popolazioni che abitavano il Trentino
ancora nel VII e V secolo avanti Cristo. Ne sono tangibile testimoninza
alcuni reperti storici dell'epoca come alcuni vinaccioli rinvenuti in anfore,
resti di botti vinarie. (il cui uso è stato probabilmente introdotto
dai Galli cenomani), e poi, soprattutto, la famosa "situla", ritrovata
nel 1839 in località Caslyr (vicino a Cembra), dall'allora podestà
di Trento Benedetto Giovannelli, ed ora gelosamente custodita presso il
Castello del Buonconsiglio nella città capoluogo. Si tratta di una
secchia vinaria costruita in rame, risalente all'epoca reto-etrusca, e sul
cui manico sono incise alcune parole che farebbero pensare a un suo impiego
per riti religiosi dedicati alle divinità del vino.
Nessun dubbio permane, invece, sull'importanza che il vino ebbe nel, per
così dire, Trentino dell'epoca romana. Tanti, anzi tantissimi reperti,
stanno a testimoniare come anche allora in zona si producesse vino e non
solo per le popolazioni locali, ma anche per chi transitava ed eventualmente
accennava a timidi primordi di commercializzazione sia a sud (vino retico),
sia a nord.
Ma un punto di svolta per il Trentino vitivinicolo fu sicuramente l'editto
di Dominziano, del 92 d.C., il quale, in seguito a una crisi di sovrapproduzione
imponeva la drastica eliminazione del vigneto nelle "province"
dell'impero e la sensibile riduzione di quello esistente nella penisola
italiana. Pur con le difficoltà di allora, questa situazione attivò
un fiorente mercato per il vino trentino (e per quello altoatesino) al di
là delle Alpi.
Ne è tangibile documento il cippo funerario dedicato ad un venditore
di vini (il trentino P.Tenatius Essimnus, risalente al II-III secolo d.C.,
rinvenuto sulle sponde del Danubio in prossimità di Passau (Germania):
una coppia dell'originale (custodito presso l'Oberhaus Museum di Passau)
è presente presso le storiche cantine dell'Istituto Agrario di San
Michele all'Adige.
Nel 276 d.C. l'imperatore Probo abolì l'editto di Dominziano, ma
la fama che i vini trentini si erano, nel frattempo, conquistata Oltre Alpe
mantenne attivo il fiorente commercio ancora per parecchio tempo. Seguono
i tempi bui del Medioevo, con un lungo, e, per certi aspetti oscuro, periodo
di decadenza. In questo periodo storico il Trentino venne attraversato da
varie orde barbariche e spesso messo a ferro e fuoco non solo lungo l'asta
dell'Adige, ma anche nelle valli laterali. Tutto ciò fino all'arrivo
prima dei Longobardi e poi dei Franchi. [..] |
Flavio Faganello - Gianni Zotta - Francesco Spagnolli
VINUM BONUM
editore PRIULI & VERLUCCA
edizione 2002
pagine 140
formato 35x32
cartonato con sovracoperta plastificata a colori, inserito in prestigioso cofanetto di fattura manuale
tempo medio evasione ordine 4 giorni
94.50 €
49.90 €
ISBN : 88-8068-198-2
EAN : 9788880681984
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