LA VERTIGINE DEL MOVIMENTO |
Giorgio Cutini nel contesto della ricerca Gli spazi della memoria. Gli stereotipi visuali della comunicazione di massa tendono a far prevalere facili entusismi emotivi sulla concretezza, sul rigore (che dovrebbe caratterizzare l'uomo nuovo del terzo millennio), fino a sviluppare o meglio indurre atteggiamenti di consenso ingiustificato, di accentuata esibizione "modaiola", favoriti dalla cultura del "mito" che influenza anche in fotografia i deboli fruitori delle organizzazioni del consenso. Cutini nella sua ricerca interiore ripristina con le immagini, le condizioni della comunicazione interpersonale, che provoca domande e feed-back interattivi, recuperando alla fotografia di ruolo originario di autonoma espressione comunicante. L'industria culturale del loisir, la fabbrica del divertificio sostenuti dal massiccio evento delle sempre più perfette immagini elettroniche hanno relegato la fotografia ad antenata visiva, una sorta di archeologia figurativa. Cutini ne esalta il ruolo di self-media, di portatile eccellente, la funzione di referenzialità espressiva. Una pratica di libertà con la quale recuperare estensioni alla memoria e al vissuto, un linguaggio esclusivo per ripristinare la propria centralità e propositività creativa. [..] Giorgio Cutini in the context of the research The spaces of memory The visual stereotypes of mass communication aim at making ideology prevail over reality, over rigour (that should characterize the new man of the third millenium) to develop or better to introduce attitudes of unjustified approval, of an emphasized "trendy" show, promoted by the culture of the "Myth", which, also i photography, influences the weak beneficiaries of the organizations of the approval. Cutini, in his inner research, rebuilds, with images, the conditions of an interpersonal communication which provokes questions and interactive feed-backs, thus giving again photography its original role of an autonomous conveying expression. The cultural industry of the "loisir", the factory of the amusement supported by the more and more perfect electronic images, have made photograpy a visual ancestor, a kind of figurative archaeology. Cutini exhalts its role of self-media, of an excellent mobile camera, its function of an expressive medium. A practice of freedom with which ha can revive our memory and our experiences with new extentions, an exclusive language to restore our own centrality and creativity. [..] |
SOMMARIO |
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