EDIZIONE
ITALIANA |
VENEZIA - CITTÀ D'ARTE
Questo libro è un invito a intraprendere, con spirito da osservatore dotato del gusto di sorprendersi, un itinerario virtuale accompagnato da un autore viaggiatore innamorato di Venezia e capace di guidare il lettore lungo i canali di questa splendida città, con un occhio di riguardo per il suo patrimonio artistico e, al contempo, gli aspetti più interessanti del colore locale.
La laguna di Venezia nacque all’incirca nel primo millennio avanti Cristo, quando forti marosi ruppero in più punti un potente fronte di dune, oltrepassandolo. Formato dal vento con le sabbie lasciate dal mare, fu presto colonizzato dalla vegetazione; per circa tremila anni il lungo cordone sabbioso aveva difeso dal mare una vasta palude, invenzione capricciosa di acque scaricate da troppi fiumi. Il Piave, il Brenta, il Sile da sempre terminavano nel bacino il proprio corso e vedevano loro ostacolato l’accesso al mare. Acqua e sabbia, il bacino non appartiene né alla terra, né al mare. La palude, invasa dalla furia degli elementi, diviene un territorio di confine, un limes che unisce e divide due mondi. Il nuovo ambiente a prima vista non sembra molto differente: lingue di terra ritagliano specchi d’acqua salmastra, la luce splende sulla superficie delle acque increspate dal vento, la feccia si adagia sul fondo. Ma tutto, lentamente, si muove. Le maree scandiscono il fluire e defluire delle acque attraverso stretti varchi (i porti), tracce del prorompere dei flutti oltre le barriere sabbiose (i lidi). Le dolci acque dei fiumi e quelle salate si uniscono in una torbida pozione, dalla laguna si ritirano insieme per tornarvi ancora. Nel bacino si celebra un arcano rituale officiato dalla luna e una magia naturale ne difende il fragile equilibrio. Sottrae al fondale sabbia e fango, ne rallenta il destino. Nella vasta e placida distesa emergono isole – sempre soggette a sismi e alluvioni – e isolotti dal profilo incerto. Si alzano appena sulla linea dell’orizzonte, si riflettono; sembrano fondersi dove il mare tocca il cielo. Lungo i margini interni della laguna le barene, popolate da una vegetazione rigogliosa, vengono sommerse solo quando la luna si trova in congiunzione o in opposizione al sole. Lievemente concave, hanno bordi appena rialzati, segnati qua e là dal defluire della marea. La laguna tende inevitabilmente a scomparire, da creatura d’acqua, essere anfibio, per mutare in una nuova creatura terrestre. I corsi d’acqua che in essa si riversano continuano inesorabilmente a depositare detriti, i porti tendono a chiudersi. Nelle zone più interne, dove l’opera delle maree non si avverte, le pozze residue sono condannate all’insabbiamento. Il mare, da parte sua, tenta di estendere il suo dominio. Stringe le isole inferme e vacillanti, animato dal vento, non toglie l’assedio, non risparmia colpi: i bassi lidi sabbiosi sotto un tale impeto spesso cedono il passo e si sfaldano. Proprio in questo ambiente mutevole e desolato la città di Venezia crebbe con moto spontaneo e lento, sugli isolotti sabbiosi dove ancora nel V secolo poco o nulla sorgeva, dove pochi pescatori e salinieri da sempre vivevano. Possiamo immaginare nei secoli il lavoro di un’intera comunità plasmare lentamente gli elementi, creare una città di sabbia e legno, d’acqua e pietra. Le condizioni di vita degli abitanti della laguna dovevano apparire strane anche ai contemporanei, tanto che nel VI secolo Cassiodoro, rivolgendosi ai fuggiaschi di Aquileia che nella laguna avevano trovato riparo, esclamava «hic vobis aquatilum avium more domus est» («qui voi vivete come uccelli acquatici»). Non si può comprendere il carattere della città di Venezia, della civiltà che qui si è sviluppata, senza rivolgere innanzi tutto la propria attenzione verso il legame profondo e costitutivo che la città ha con la laguna. […]
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ENGLISH EDITION |
VENICE - CITY OF ART
This book is an invitation to undertake, with the spirit of an observer endowed with a taste for surprises, a virtual journey accompanied by a traveller-author enamoured of Venice and able to accompany the reader along the canals of this splendid city with an eye for both its artistic heritage and the most interesting aspects of its local colour.
The Venice Lagoon was formed around the first millennium bc when strong, high breakers made several ruptures in a massive series of dunes. The wind did the rest, and vegetation soon colonized the remaining sand. Thus, for almost 3000 years, a long sandbar has protected a vast swamp area, the capricious creation of several river mouths, from the sea: the Piave, Brenta and Sile flow into the basin but have no access to the Adriatic. Consisting of water and sand, the basin belongs to neither land nor sea. With the help of the fury of the elements, the swamp has become a boundary, so to speak, that both unites and divides two worlds. At first glance this new environment does not appear to be all that unusual: tongues of land project into the brackish water, the light shines brightly on the surface of the wind-rippled water, and the sediment sinks to the bottom. But everything is moving, albeit slowly. The ebb and flow of the tides through the waters’ narrow passages is reminiscent of the waves breaking on shores beyond the sandbars. Fresh water from the rivers and saltwater from the sea merge to create a murky mixture that flows out of and then back into the lagoon. The basin hosts an ancient, mysterious ritual over which the moon officiates. A natural magic defends its delicate ecosystem by removing sand and mud from the bottom and thus slowing down the course of its destiny. The vast and placid water is also the home of islands that attract earthquakes and floods. Islets with indefinite contours that barely rise above the line of the horizon are reflected in the water and seem to melt away at the point where the sea touches the sky. Along the inner edges of the lagoon, stretches of shallow water hosting luxuriant vegetation are submerged only when the moon lies in conjunction with or in opposition to the sun. Here and there the flow of the tide marks the slightly elevated borders of these concave shoals. The lagoon, like the evolving water creature it is, will disappear, become amphibious, and then turn into a land creature. The waterways that flow into it inexorably deposit coarse sediment, thereby narrowing its passages. Those wells that remain in the innermost zones that the tides cannot reach are inevitably filled with sand. The sea, on the other hand, tends to extend its dominion. Pushed by the wind, it compresses the helpless, unsteady islands in a continuous attack, with no holds barred: under such a violent onslaught, the sandy shores often give way and break up. It was in this changeable and desolate environment that, spontaneously and slowly, the city of Venice grew on these sandy – and in the fifth century still rather barren – islets where only a few fishermen and salt workers had lived since time immemorial. We can imagine these people over the centuries slowly moulding the elements, creating a city of sand and wood, water and stone. The living conditions of the lagoon’s inhabitants must have seemed strange even to their peers. In fact, in the sixth century Cassiodorus, when speaking to fugitives from Aquileia who had found refuge in the Venice Lagoon, exclaimed: “Hic vobis aquatilum avium more domus est” (Here they live like aquatic birds). To grasp the character of the city of Venice and of its civilization, one needs to be acutely aware of its deep-rooted association with the lagoon.
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Matteo Varia - Livio Bourbon
VENEZIA - CITTA' D'ARTE
editore PRIULI & VERLUCCA
edizione 2005
pagine 128
formato 22,5x29
cartonato con sovracoperta plastificata a colori
tempo medio evasione ordine 2 giorni
14.90 €
8.90 €
ISBN : 88-8068-276-8
EAN : 9788880682769
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