LA VENARIA REALE |
Il volume, una delle più prestigiose iniziative editoriali del '600 torinese,
descrive minuziosamente la magnifica Reggia, nei suoi aspetti storici,
artistici e di costume. A magnifico corredo iconografico, le tavole incise
dal Tasnière, qui riprodotte nella complessa foliazione originale. |
NEI
SENTIERI APERTI DALLA MERAVIGLIA Per Versailles, per la Venaria, un ritratto nel libro antico e moderno Arrivato a Versailles l'8 maggio 1668, «di buonissima ora», con il conte di Sainte Mesme, e «con una muta di madame» e gentiluomini, curioso viaggiatore diplomatico il Magalotti scriveva a Cosimo de' Medici una sua prima lettera, e centrava con occhi di lince la meraviglia e il lievito di quell'universo: « il genio del re e la forza del danaro hanno riportata una bella vittoria della natura, avendo reso un luogo abile a dilettare ogni gusto e ogni mente, per ripiena che sia di vaghe e dilettevoli idee». Nelle stanze dorate quel diario annoterà le filigrane e i paramenti di tafetà alla chinese, damaschi e argenti, lustri di cristallo senza fine, arazzi, marmi e porcellane a piramidi, torceri e mobili ricchissimi in arabeschi, alla pari dei ricami per le alcove, tra i ritratti reali e quelli della marchesa di Montespan e della duchessa di la Vallière, ma con snobismo deciso avvertiva: «del palazzo non mi metto a fare descrizione, perché richiederebbe scrittura infinita senza profitto uguale alla fatica del leggerla, tanto più che m'è stato detto trovarsi un libro». Era la Description, stampata nel 1667, autentico capostipite delle guide preziose che avrebbero accompagnato i viaggiatori in quelle isole incantate. E così per la Reggia della Venaria Reale, progettata dal 1658. Entra nell'edizione stupenda, Venaria Reale/Palazzo di Piacere, e di Caccia, Ideato/ Dall'Altezza Reale di/ Carlo Emanuele II/ Duca di Savoia, Re di Cipro & c. / Disegnato, e descritto dal Conte / Amedeo di Castellamonte. / L'Anno 1672., illustrata in figure incise come una lanterna magica, la stessa che abbiamo tra le mani, firmata dal conte Amedeo di Castellamonte « di Casa lì 20. Decembre 1672.», nella dedica a Maria Giovanna Battista di Nemours; avviata alle stampe In Torino Per Bartolomeo Zapatta 1674, era conclusa per la seconda parte del 1679, dopo lo stacco per la morte del Duca. Il progetto era stato ideato da lui, Carlo Emanuele II, per presentare il Palazzo di Piacere e di Caccia, e lo voleva disegnato e descritto nel suo libro parlante dal suo architetto. Era così « venuta la relatione più essatta, più veridica, e più pontuale», in stile «Istorico e Famigliare», con le immagini moltiplicate in sessantasei tavole incise in settanta rami, commentate con i motti arguti del conte Emanuele Tesauro, principe della metafora e regista eccentrico. [..] ANDREINA GRISERI |
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