AVVERTENZA

Questo romanzo è stato pubblicato nelle appendici del «Compare Bonòm» dell'editore Annibale Ercole Corninetti, di Torino, dal 14 ottobre 1891 al 2 luglio 1892, in 102 puntate (che per errori puramente tipografici di numerazione figurano appena 73). Il titolo era: «Un cheur mort - Scene dla vita moderna», e noi lo abbiamo mutato nella presente edizione, la prima in volume, non soltanto per ovvie ragioni di significazione editoriale, ma anche per considerazioni che emergeranno da quanto seguirà.
Il romanzo era preceduto, nella prima puntata d'appendice, da una nota che qui trascriviamo letteralmente: «Dedica dl'Autor. I dedico coust ultim Romans a me prim fieul, a me Alessandro; pértant ch'a peussa, se nen imitè, almeno inspiresse, per tutta soa vita, a la condotta rigorosament onesta, invariabilment corretta e dlicà d' so Protagonista. Turin, 12 Ottober 1891. L. Pietracqua».
Questa data segue di appena quattro mesi quella della Dedica dello stesso Autore «ai Verdi Anni della mia Gio-ventù» premessa all'altro romanzo «La sposa cll' ebanista». Appare così chiaro che «Un cheur mòrt» è stato scritto sùbito dopo «La sposa cir ebanista, anzi nel medesimo anno 1891; con questa sola differenza: che il primo, sebbene annunciato sul «Compare Bonòm» come di prossima pubblicazione, «nel corso del 1894», venne ceduto a noi, inedito, nel 1930 e pubblicato, in volume, soltanto ottantadue anni dopo la sua stesura, nel 1973. Mentre il secondo venne pubblicato sùbito nelle appendici del «Compare Bonòm», con nessuna ristampa; ed appare soltanto oggi in volume, col titolo cambiato.
Abbiamo citato la concomitanza tra i due romanzi per sottolineare un diverso carattere editoriale che li distingue. «La sposa dl'ebanista» è stato totalmente riscritto nella grafia moderna, mentre questo «L'ultim dij Castelverd» è ristampato rispettando la grafia originale di Pietracqua, salvo la soppressione della forma ou francese, sostituendola colla consueta e semplice lettera o per rappresentare il suono della u italiana, e poche altre varianti. Ciò è stato fatto eccezionalmente, perché il lettore possa fare lui stesso, direttamente, un serio confronto tra la grafia moderna da noi sempre adottata, spesso colla completa inevitabile trascrizione dei testi, e il modo di scrivere del Pietracqua, specialmente dell'ultimo decennio, molto fecondo di produzione romanzesca dal punto di vista quantitativo, ma coll'adozione di uno stile che poco concedeva alla ricerca di perfezione letteraria, usando un linguaggio che ormai rappresentava un piemontese molto italianizzato (anche nella grafia, col raddoppio sistematico delle consonanti, che non corrisponde nè alla tradizione nè alla buona regola grammaticale piemontese). È documento di un'epoca che abbiamo ritenuto utile fotografare.
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