Il perché del titolo “Tre bignole cento lire”.
Intanto, bignola è il termine dialettale che indica il bigné, la pasta dolce, rigonfi a e piena di crema, panna, cioccolato, ecc.
Mi sono ispirato ad un fatto descritto ne ‘La casa rossa’, ottavo racconto di questo libro.
In sunto. Un vecchio pasticcere sosteneva che i canellesi si dimostravano grandi lavoratori, innovatori, inventori, pionieri dell’industria enologica.
Ma che in fatto di finanze valessero zero perché non possedevano lo spirito del commerciante né tantomeno del mercante.
A riprova delle sue convinzioni, un giorno il pasticcere espose nella sua vetrina un cartello provocatorio: “Una bignola 30 lire, 3 bignole 100 lire.”
Ebbene, a conferma della sua tesi, la maggior parte dei suoi clienti aveva ordinato, d’acchito, 3, o multipli di 3 bignole a 100 lire, senza fare calcoli sulla effettiva convenienza.
Ecco la motivazione per la quale ho voluto titolare il libro ‘Tre bignole cento lire’, inteso come definizione della personalità un poco facilona di gran parte dei canellesi vecchio stampo, compreso il sottoscritto.
Enzo Aliberti |
È con viva riconoscenza all’autore, Enzo Aliberti, che ho il piacere di presentare e dare alle stampe questo libro, così ricco di ricordi e fatti che anch’io e quelli più vecchi di me abbiamo in parte sperimentato e vissuto.
C’è un filo sottile eppure tenace che provvede a legare questi racconti, aventi come tema diretto, o anche solo accennato nella memoria, la valle Belbo. È il sentimento di appartenenza al territorio, alle sue genti, a precisi rituali tipicamente paesani il vero protagonista. Un Amarcord che si tinge talvolta di nostalgia, più spesso di bonomia e di trastullo (spesso dai toni salaci) e che dispiega cascine e aie illuminate dalla luna, pendii ammantati da viti di moscato e di barbera, l’abbaiare di cani sperduti nella campagna.
E poi ci sono i personaggi, amici e conoscenti di Enzo Aliberti, l’autore dei racconti Valbelbesi; protagonisti della memoria e della vita nei borghi, nella campagna, nelle città di Canelli, Agliano, Nizza, Alba; un Amarcord genuino e gustoso, dove sapori, aromi e odori hanno il loro giusto peso, una collocazione non secondaria… Storie di amanti pudichi e decisamente sfortunati, storie che si dilatano nel tempo e nello spazio, che descrivono balli, lazzi, scherzi strapaesani, i primi innamoramenti, le baruffe degli amici pronti a tirarsi cazzotti, subito pronti a rifare pace. Aspetti rustici di vite semplici ma piene di saggezza antica che appaga e consola.
Gli abitanti di questi luoghi sono dei privilegiati, il loro animo, i ricordi, la stessa esistenza hanno un riferimento preciso, irrinunciabile. Col sentimento e con la ragione tornano di continuo alla loro terra che non li tradisce mai, sanno di poter contare su quella patria comune fatta di sentimenti, umori. Un teatro fitto di speranze, burle, sogni, disavventure, al di qua del Belbo e al di là del Belbo, a ovest di Canelli e a est di Agliano e Nizza Monferrato, un abisso di differenze, una diversità di caratteri e tuttavia un’omogeneità di storie, fatte di burle, fantasia, solidarietà.
Questi racconti nascono dalla necessità di dire, di non cancellare, di descrivere le bravate sulla lambretta nuova; i furti sacrileghi di salamini e salsicce; gli incontri d’amore furtivi fra le vigne di barbera; il finto matrimonio di una vera prostituta, che deve pagare pranzo, cena e trasporto per il suo viaggio di nozze, mentre il finto marito e il finto prete buontempone se la ridono; ci sono le pastiglie miracolose che convertono l’acqua in benzina, guastando i motori dei trattori; e poi la splendida madame Schindler, più un’apparizione metafisica, quint’essenza del fascino femminile che incanta. C’è anche lei, poliglotta olandese, innamorata dell’enogastronomia della valle Belbo, e che vive fra Copacabana, Londra, Parigi e Canelli, scrivendo la sua avventurosa storia.
Come sottacere gli accenni a una scuola di prestigio, l’Avogadro di corso San Maurizio a Torino, che aveva formato schiere di professionisti, tecnici specializzati e imprenditori, accompagnando lo sviluppo economico dell’Italia del dopoguerra.
La coerenza compositiva dell’insieme dei racconti è supportata da suggestioni narrative assai gustose, che rimandano al Boccaccio, a certi paesaggi e ritratti del nostro Cesare Pavese. Non possiamo sottacere infine l’odissea fra il grottesco e il drammatico di un paziente che sta per essere operato, in cui poco prima dell’intervento l’anestesista litiga e se ne va dalla sala operatoria e le lamentele nei confronti di un aggeggio che avrebbe dovuto far aumentare il volume del seno… e quindi l’idea di un buontempone che suggerisce un servizio pronta consegna a domicilio, non di fragranti pizze, ma di donnine allegre: il famoso Battona express… con tanto di distribuzione di volantini pubblicitari nella buca delle lettere.
I racconti Valbelbesi gratificano il lettore con una prosa semplice, con storie ricche di verve, humor, fitte di quadri strapaesani dall’antico sapore. Fra Canelli, Alba, Nizza, Cassinasco, fra Cossano Belbo, Roccaverano, Rocchetta Palafea e Agliano pulsa ancora oggi un mondo da riscoprire. I Racconti Valbelbesi ci aiutano in questa piacevolissima impresa.
Grazie dunque all’autore dalla fluente penna che, con il suo stile semplice e accattivante, ci fa ricordare la ricchezza di un mondo appena passato, affinché serva a far riflettere i giovani e gli uomini di oggi per vivere con più serenità anche il domani.
Buona lettura a tutti!
Lorenzo Fornaca
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Enzo Aliberti
TRE BIGNOLE CENTO LIRE
editore L'ARTISTICA - LORENZO FORNACA
edizione 2010
pagine 168
formato 14,5x21
brossura con alette
tempo medio evasione ordine 2 giorni
14.00 €
8.90 €
ISBN : 978-88-7320-241-7
EAN : 9788873202417
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