I traditi di Cefalonia è frutto di ricerche archivistiche presso l'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito e della Marina Militare, l'archivio militare tedesco di Friburgo e della lettura degli atti del processo di Norimberga contro l'ufficiale comandante del XXII Corpo d'Armata germanico. La scoperta di nuovi documenti inediti ha imposto una rilettura generale di tutti i fatti che precedettero l'inizio delle ostilità. Il generale Antonio Gandin, comandante della Divisione Acqui, ricevette nel 1948 la medaglia d'oro al V.M., quando non si conosceva ancora la lettera da lui consegnata al comandante del presidio tedesco di Cefalonia, in cui il nostro ufficiale accusava la divisione di non aver ubbidito al suo ordine di deporre le armi.
Questo documento, allegato al diario di guerra del XXII Corpo d'Armata germanico, era stato sequestrato dagli americani nel 1945, insieme a tutta la documentazione militare tedesca. Ma quando fu scoperto nel 1974 e parzialmente pubblicato dal cappellano militare don Luigi Ghilardini, rimase ignorato. Fu riproposto nel 1985, in tutto il suo contenuto esplosivo, dal gen. Renzo Apollonio, che era stato il principale oppositore alle trattative di resa del gen. Gandin e uno degli imputati al processo intentato dal padre di un Martire contro alcuni reduci accusati di insubordinazione.
In questo libro si ripropone quella lettera, insieme ad altri documenti tedeschi dove si accusano i soldati italiani di atti di ribellione contro gli ufficiali favorevoli alla resa, come unica spiegazione al fatto che Hitler ordinò solo a Cefalonia l'esecuzione di massa dei soldati prigionieri di guerra.
PREFAZIONE
Da quasi vent'anni Paolo Paoletti si dedica allo studio di momenti o problemi della Seconda Guerra Mondilale. Il suo meritorio impegno si è di fatto articolato in due fasi: nella prima, sino a metà degli anni '90, si è rivolto prevalentemente ad aspetti del passaggio del fronte a Firenze nell'agosto del 1944; nella seconda invece si è orientato alla ricostruzione sistematica e rigorosa degli eccidi compiuti dai tedeschi in Italia, anche e soprattutto sulla base della documentazione americana, britannica e tedesca fino ad allora inedita.
I relativi volumi sulla strage del Padule di Fucecchio, su quelle di Sant'Anna di Stazzema, di Pietransieri, di Pedescala e Settecà, su quella di San Miniato, hanno avuto una vasta eco per la messa in discussione di "verità" presunte, per l'individuazione delle responsabilità degli autori: facendo cadere idee consolidate ma erronee come la responsabilità di Reder per Sant'Anna di Stazzema provocando un seppur tardivo procedimento verso i veri responsabili, o come la convinzione erronea della provenienza germanica anziché americana della bomba di cannone che provocò la strage nella chiesa di San Miniato.
Con quest'ultimo studio Paolo Paoletti ha affrontato una nuova tematica, che muove anch'essa dal criminale eccidio di migliaia di ufficiali, sottuffìciali e soldati italiani perpetrato per ordine personale di Hitler a Cefalonia, ancora una volta con un rigoroso esame delle fonti e una problematica ricostruzione dei fatti. Ma accentra anche l'attenzione sul comportamento del comandante della Divisione Acqui, generale Gandin, sulla base di nuovi documenti inediti che consentono di ripercorrere passo passo il suo travagliato iter, dallo sbigottimento seguito all'armistizio, ai tentativi di accordo con i comandi germanici, alla resistenza e alla fucilazione. L'autore ne trae valutazioni molto aspre e polemiche, forse eccessive, se si compara la situazione di Cefalonia con quanto avvenne in tutti gli altri territori occupati dalle truppe italiane e nello stesso territorio nazionale.
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INDICE
Ringraziamenti
Prefazione di LUIGI LOTTI
Introduzione
Abbreviazioni
CAPITOLO I - Cefalonia dall'Armistizio alla vigilia della battaglia
1.1. L'annuncio dell'armistizio e le sirene dell'11a Armata
1.2. Le leggi dell'onore militare: sacrificarsi o trattare la resa?
1.3. Ull settembre Gandin chiede di essere evacuato ma il rifiuto di Brindisi lo spinge
a continuare la trattativa di resa
1.4. Dall'ipocrisia della retorica corrente: "Gandin fu lasciato senza ordini" alla vera domanda: "Perché il generale aspettò due giorni e mezzo per chiedere istruzioni al Comando Supremo e poi non si fece più vivo?"
1.5. Le continue violazioni dello status quo e le aggressioni tedesche avrebbero imposto la reazione italiana già dal 12 settembre, ma trattandosi delle prime mosse del disarmo segretamente concordato dal gen. Gandin, questi lasciò correre
1.6. A rapprto dal gen. Gandin: atto di ribellione o di fedeltà al governo legittimo?
1.7. Il gen. Gandin respinge l'invito di recarsi a Berlino
1.8. 13 settembre: dall'incidente della mattina al nuovo accordo di resa e all'inizio
della sua esecuzione
1.9. Il cosiddetto referendum: da farsa di Gandin a presa di coscienza collettiva
Note
CAPITOLO II - I retroscena del tradimento del gen. Gandin
2.1. Il gen. Gandin ignorò tutti gli ordini del Comando Supremo e gli appelli radiofonici del re e di Badoglio, infine si schierò contro le truppe dipendenti della sua divisione
2.2. Il gioco di Gandin sui tre tavoli: tacendo col CS e con i suoi ufficiali a Cefalonia, poteva fare accordi segreti con i tedeschi
2.3. Il rientro in Italia - l'impossibile contropartita per la resa - e i vantaggi dell'eventuale cattura del presidio tedesco
2.4. La patria di Gandin era l'Italia occupata dai nazisti!
2.5. Già nel corso del colloquio del 13 settembre con il gen. Lanz, Gandin definiva i
suoi ufficiali ribelli
2.6. 14 e 15 settembre: Gandin continua a trattare con il nemico in dispregio degli ordini del CS e della volontà della divisione
2.7. Un falso storico per nascondere la lettera del 14 settembre, il secondo messaggio criminogeno di Gandin
2.8. Le falsità contenute nella lettera autentica e nei messaggi ai tedeschi
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Paolo Paoletti
I TRADITI DI CEFALONIA'
editore FRILLI EDITORI
edizione 2005
pagine 352
formato 14x21
brossura con sovracoperta a colori
tempo medio evasione ordine 2 giorni
19.50 €
16.60 €
ISBN : 88-87923-92-2
EAN : 9798887923925
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