TORINO - DOVE NASCE L'EMOZIONE |
PREFAZIONE Le foto di Giancarlo Menzio sono nobili bagliori per lo più malinconici. Come nella poesia, lo "scatto" dell'artista dotato di obbiettivo parte dall'intimo e da ogni sensazione che è in grado di manifestare. Una successione di stati d'animo, dunque, che erompono immediati o mediati come spinte liberatorie. Ed entrano in un labirinto dove la mente umana imprigiona se stessa per liberarsi e successivamente affrancarsi. Il cammino di Menzio segue una mappa di sensazioni personali e intanto si ispira a siti e personaggi senza nome e quasi senza volto, anonime figure che lo guidano in un ideale viaggio cittadino. Si delinea via via una sorta di trama dove si smarriscono e si recuperano venditori ambulanti, ignote anime senza nome, coppie apparentemente vicine e invece distanti nei pensamenti, anime alla deriva che si consolano in riva al fiume, anime che sentono il presente come esperienza da rivivere o dimenticare, passanti che paiono duellanti in allontanamento e che il destino, forse, farà incontrare di nuovo su un ponte; e poi bambini che giocano, donne al telefono in cerca di voci che capiscano, contadini accompagnati da una solitudine sempre più desolante, pittori, giovani innamorati, venditori di fiori; e ancora le metafore di manifesti che ammoniscono e da cui emergono vaghi barlumi di speranza; infine simboli deleteri dell'Era Moderna imbrigliati con rimedi precari ma già pronti a riproporre ruggiti inquinanti e perfino letali. E' un mosaico sapiente e dolente quello messo insieme da Menzio, un gioco di tessere a cui Torino assiste ammutolita o stupita però mai passiva. Qua e là compaiono perfino frammenti gioiosi, come nell'immagine della copertina, quasi una necessità di evasione dalla tela tessuta innanzitutto con l'amore, poi con la malinconia e infine con il timbro commovente della nostalgia per ciò che è stato e non sarà mai più. L'ultima foto proposta dall'autore non è certo un inno alla gioia, ma è l'ideale punto di avvio che ci catapulta in un futuro che ci auguriamo migliore, un domani che sappia di speranze, mandorli fioriti e rondini. Ed è per tutte queste ragioni che ho accettato con gioia la proposta dell'editore, Pietro Pintore, di commentare ciscuna foto di menzio con tre versi, una sorta di haiku all'italiana, senza rispettare regole metriche. E mi piace aprire e chiudere il suggestivo viaggio di Menzio fra le emozioni torinesi con due mie poesie, "Liberatemi" e "Ti amo". |
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