Cosa è una città? Indipendentemente dalla sua grandezza, dal numero dei suoi abitanti, la città è un insieme, anzi, un groviglio di elementi una sorta di corpo umano con un cuore, un cervello, dei muscoli, delle vene dove scorre il sangue, dei nervi e di tante altre cose. Conoscere il proprio corpo è indispensabile per vivere bene, conoscere la propria città aiuta a vivere, perché ti da maggiore sicurezza, ti stimola la memoria, ti arricchisce il bagaglio culturale. La città è la sede dell'uomo civile. La città è la gente, come scriveva Sofocle duemilacinquecento anni fa. Credevo, forse con un po' di presunzione, di conoscere bene Torino, la città dove sono nato e dove ininterrottamente ho sempre vissuto e dalla quale, per una serie di circostanze anche casuali, non ho mai saputo staccarmi. "Devi crescere", "devi completarti professionalmente", "devi fare nuove esperienze" si diceva dall'alto della direzione del mio giornale avanzando altrettante proposte (corrispondente da Mosca, caporedattore a Milano, inviato speciale all'estero con base di riferimento Roma). Tagliare le radici, questo mi si chiedeva "per non diventare un provinciale". A metà degli anni Settanta, quando finalmente ero "maturato", disposto a fare il grande strappo, mi trovai dalla sera al mattino (cosa assolutamente non prevista da nessuno e bugiardo chi afferma il contrario) a fare il Sindaco. L'impatto fu tremendo. Avevo però alle spalle quindici anni di Consiglio Comunale e venticinque di cronista (ci tengo a questa qualifica) da marciapiede: prima con la nera, poi la giudiziaria, a seguire il sindacale, la bianca e i resoconti da Palazzo Civico. Sono sempre stato un giornalista curioso, ma non pettegolo, ho sempre detestato "il retroscena" (inventato da Augusto Minzolini), quei colleghi che origliano dietro le porte e guardano dal buco delle serrature. Questa mia curiosità mi ha portato nei posti più reconditi della città, cercando ogni volta di conoscere il contesto del fatto di cronaca su cui dovevo riferire.
A metà del mio mandato di Sindaco mi è stato offerto di tenere settimanalmente (al venerdì dalle 18 alle 19) un programma in una televisione privata dal significativo titolo "La città domanda: il Sindaco risponde", condotta dalla splendida Ramona Dell'Abate. Ogni angolo della città è stato visitato, scrutato (via etere) e quando si rendeva necessario nei giorni successivi, fra una puntata e l'altra, facevo dei sopralluoghi, con i miei collaboratori, per essere più preciso nelle repliche.
Ma non voglio parlare del mio rapporto con Torino. Mi è servito questo lungo incipit per sottolineare la sorpresa che ho avuto leggendo le pagine di questo libro scritto da Mila Leva Pistoi, elaborato in collaborazione con Daniela Miron e con Maria Luisa Rabarbaruti.
Prima considerazione. E' un libro singolare, ben scritto, accattivante, coinvolgente, che con le sue dodici storie di fantasia (oggi si direbbe fiction) conquista il cosiddetto lettore comune di racconti, di gialli, di novelle, di feuilletton a puntate (un tempo romanzi d'appendice tanto cari a Balzac, Hugo, Zola, ecc.).
Leggendolo si riscopre, e in qualche caso si scopre, una Torino inedita, attraverso la stratificazione del tempo. Ma la singolarità di questa opera è data dal taglio divulgativo e contemporaneamente tecnico, con dovizia di informazioni urbanistiche, architettoniche, storiche. A tratti pare di leggere l'archivio del catasto, senza burocratese, oppure un libro di storia dell'arte.
Mi sono tornate così alla mente le bellissime lezioni sulla architettura e l'urbanistica di Torino, fatte da Giovanni Astengo e Nello Renacco nella sede del Movimento di Comunità, di Adriano Olivetti; che frequentavo in gioventù sempre per curiosità, malgrado la diffidenza del PCI, il partito al quale ho sempre appartenuto sino al suo scioglimento.
Leggere questo libro significa arricchirsi piacevolmente di tante cose che magari si sono viste tante volte, ma non sono mai state comprese nella loro specificità, nel loro valore storico, culturale, sodale. Non si tratta di un affastellamento di nozioni da immagazzinare nel cervello, tanto meno di una carrellata di nostalgia (valore passivo, se non negativo) bensì di una rinfrescata della memoria (valore positivo, attivo) che può servire per il presente e anche per il futuro della città. Se l'istruzione è obbligatoria, l'ignoranza è facoltativa.
Diego Novelli
(già Sindaco di Torino dal 1975 al 1985)
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INDICE
Riscoprire Torino
prefazione di Diego Novelli
Amarcord per Torino
Quel colpo di Fulmine per la piccola Rosetta
Torino ancora Liberty nel 1930
Evviva! Di corsa lungo il Po
Al trotto e al galoppo! Ricordando l'Unità d' Italia
Corso Regina Margherita dal torrente Dora al Fiume Po
Corso Galileo Ferraris: dalle caserme all'antica cittadella
Dal Valentino al parco Leopardi con un cane al guinzaglio
Un passo dopo l'altro per le vie di Torino
Quel giornoa Moncalieri
Un museo per amarsi di più
Al castello di Rivoli con l'arte di domani
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Mila Leva Pistoi - Daniela Miron - Maria Luisa Rabarbaruti
TORINO ARCHITETTATA
editore DANIELA PIAZZA
edizione 2009
pagine 206
formato 24x19
cartonato
tempo medio evasione ordine ESAURITO
38.00 €
38.00 €
ISBN : 978-88-7889-234-7
EAN : 9788878892347
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