Gli scavi al Bric San Vito hanno individuato i resti di un insediamento sommitale del IV-III secolo a.C., sconvolto e obliterato dalle strutture medievali. Posto sul confine, poteva dominare sia il versante verso Torino sia la piana verso il centro ligure di Chieri.
I ritrovamenti ci rimandano alla gente dei Taurini, il cui capoluogo gravitava nell'attuale area metropolitana di Torino, mentre i reperti della cultura di La Tène suggeriscono un rapporto con l'areale celtico orientale, dove operavano quei Taurisci, alleati dei Boi, assimilati da alcune fonti antiche ai Taurini.
Nel 218 a.C. i Taurini si oppongono in armi ad Annibale che, dopo un assedio di tre giorni, ordina la distruzione della loro città e l'annientamento della popolazione. Intorno a tale data si constata anche un abbandono repentino del sito del Bric.
Questo catalogo, cui hanno prestato il proprio contributo specialisti dell'archeologia celtica da Italia settentrionale, Ungheria e Slovenia, affronta la più antica storia di Torino e del suo territorio.
La collina rappresenta per Torino una risorsa insostituibile per i suoi fondamentali valori paesaggistici e ambientali, che permettono di ritrovare visuali, fauna, flora, qualità dei suoli e dell'aria che in città non sono più disponibili.
Le prospezioni dei volontari e gli scavi della Soprintendenza hanno evidenziato, con le prime scoperte sul Bric San Vito di Pecetto, in modo imprevisto ma non certo casualmente, un altro aspetto in cui la collina può costituire una riserva fondamentale per Torino: la possibilità che proprio questa fascia ambientale non degradata abbia conservato le tracce di periodi della storia torinese non più documentabili, in tutto o in parte, nel sottosuolo cittadino.
Il progetto scientifico, messo a punto e coordinato da Filippo Maria Gambari, ha permesso di riordinare i primi dati per accennare un profilo archeologico della popolazione preromana che ha dato il nome a Torino, quei Taurini menzionati con precisione dalle fonti ma per tanti aspetti apparentemente inafferrabili. Un percorso sinergico partito da lontano, che ha coinvolto dapprima l'Università, attraverso la tesi e i primi studi impostati da Stefania Padovan; poi il Laboratorio di Restauro della Soprintendenza per interventi conservativi sui reperti che hanno rappresentato, in realtà, anche e soprattutto un'occasione per lo studio analitico di tecniche e materiali; successivamente il Comune di Pecetto Torinese, il Gruppo Archeologico Torinese e l'Associazione Terra Taurina, per l'organizzazione di momenti e iniziative che hanno sempre più coinvolto appassionati e comuni cittadini. Avvalendosi di contributi pubblici e privati, tale percorso raggiunge una prima significativa tappa con questa pubblicazione in cui, grazie anche al contributo scientifico di specialisti italiani e stranieri, si presenta un primo livello di ipotesi di lavoro tese a indirizzare in modo più approfondito la ricerca.
Questo volume nasce però anche per costituire uno stimolo e un aiuto per obiettivi molto ambiziosi. Questi potrebbero essere individuati in primo luogo nella definitiva sistemazione, valorizzazione e regolare apertura al pubblico dell'area archeologica e nell'allestimento dei materiali in una sede stabile. D'altra parte, appaiono indispensabili anche una ripresa e l'allargamento delle ricerche, con indagini mirate attraverso la creazione di cantieri stabili di scavo, che puntino ad avvicinarsi al modello scientifico e operativo fissato, per esempio, dalle attività svolte per i Celti d'Emilia da Daniele Vitali e dai suoi collaboratori a Monterenzio. I Taurini e la prima Torino richiedono infatti risposte a problemi storici che solo l'archeologia può consentire di dipanare.
Tutto questo non sarebbe lontanamente possibile basandosi sulle risorse ordinarie degli enti pubblici, anche per la necessità istituzionale della Soprintendenza di concentrare le ridotte disponibilità secondo le imprescindibili priorità della salvaguardia e della tutela, ma l'eccezionale mobilitazione di enti, associazioni e persone che hanno mostrato un vivace interesse per i risultati delle ricerche sui Taurini del Bric San Vito, e la forte attrattiva dell'obiettivo di restituire a Torino quei frammenti che rendono tangibile la storia della sua antica nascita indicano probabilmente la strada per garantire una continuità a ricerche specialistiche complesse e difficili, spesso a torto considerate come lontane e poco attrattive per il vasto pubblico.
GIOVANNA MARIA BACCI
Soprintendente per i Beni Archeologici del Piemonte e del Museo Antichità Egizie
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INDICE
Giovanna Maria Bacci; Agostino Miranti e Annalisa Falchero Bemporad; Maria Letizia Baracchi
Presentazioni
B0I, TAURISCI E TAURINI
Daniele Vitali
Torquis e Boi cisalpini
Mitja Gusgtin
I Taurisci. Un popolo celtico tra l'Adriatico e la Pannonia
Filippo M. Gambari
Taurisci e Taurini in Piemonte: fonti storiche e archeologia
IL SITO
Fabrizio Diciotti
La scoperta e le prime indagini. L'attività dei volontari e le attività di tutela
Gabriella Pantò
Sistemi difensivi nella collina di Torino tra X e XII secolo: il Bric San Vito
Filippo M. Gambari
Lo scavo delle strutture protostoriche
TAVOLE
I MATERIALI
Stefania Padovan
Catalogo
Francesco Rubat Borel
Segno graffito su un fondo di ceramica fine: una testimonianza della scrittura presso i Taurini
Stefania Padovan
Alcune considerazioni sulla ceramica modellata al tornio del Bric San Vito
Roberto Giustetto - APPENDICE, Analisi dei componenti su frammenti ceramici
Stefano Marchiaro
La ceramica di tipo ligure del Bric San Vito
Nicola Bianca Fàbry
L'armilla da Bric San Vito nel quadro degli anelli a ovoli in Italia
Filippo M. Gambari
La stagnatura del vasellame di bronzo
CONSIDERAZIONI FINALI
Filippo M. Gambari
Conclusioni
Riccardo Graziano
Rivivere l'età del Ferro oggi
Bibliografia, a cura di Gianfranco Bongioanni
Gli Autori |
Filippo Maria Gambari
TAURINI SUL CONFINE
editore CELID
edizione 2008
pagine 156
formato 21,5x30
plastificato con alette
tempo medio evasione ordine ESAURITO
23.00 €
23.00 €
ISBN : 978-88-7661-828-4
EAN : 9788876618284
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