TANARO
IL FIUME AMICO-NEMICO Miti - Leggende - Memorie d'acqua |
Posseggo, del Tanaro, dei bei ricordi antichi, che si rialzano nella memoria tutte le volto che passo di lì. Nostro nonno aveva un birocio con una dolce cavallina nera, la Nina, tanti anni fa. Qualche volta d'estate andavamo a cenare sul fiume e, partendo tra il tardo pomeriggio e la sera pił o meno da Viatosto, scendevamo nella cittą affondata nel caldo attraversandola tutta: il Fontanino, il campo da football, corso Dante in discesa fino a piazza Alfieri, poi piazza del mercato e della stazione e alla fine il rettilineo bello largo di corso Savona. Su questo rettilineo la cavallina dava immancabilmente il suo spettacolo personale, affrontando il percorso in velocitą con un trotto speciale, tutto impegnato a centrare con gli zoccoli, con rara precisione, i grandi riquadri che asfattavano lo stradone. Su quel ritmo, io e Giorgio, a turno, ci coricavamo nel soffietto della capotte e facevamo il viaggio guardando in aria i cieli di Asti scorrere e trascolorare.
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Erano
estati grandi e profonde. Arrivati tra gli alberi della riva, il piccolo
e formidabile ristorante "Margherita" offriva subito le sue meraviglie.
Per prima cosa delle teglie bollenti di pesciolini infarinati, croccanti
e appena pescati. Poi arrivavano anguilla del Tanaro vuoi carpionata vuoi
al verde o alla livornese, carpe, tinche, piatti alla cacciatora, minestrone
servito, alla fine, alla maniera francese, acqua Edea e bottiglie di vini
che mai pił il mondo conoscerą. Era una tettoia di coppi appoggiata su
quattro pilastri di mattoni, illuminata da poche lampade dalla luce calda
quando la notte, nell'aroma del caffč fatto con la "napoletana", sopraggiungeva
scura e silenziosa come in India. Lą si stava in un'oasi, con il fiume
vicino. Mi č capitato gią una volta di parlare pubblicamente deli nostro
fiume in una trasmissione televisiva di dieci e pił anni fa. Dicevo che
i fiumi sono un universo in movimento, arrivano da lontano portando pensieri
di montagna e se ne vanno via trascinandosi le idee della pianura. Beate
le cittą (Firenze, Parigi ... ) costruite a cavallo di un fiume che le
attraversa nel mezzo, cosģ che le due rive, con finestre guardandosi,
sporgendosi con balconi e raggiungendosi con ponti e terrazze, godono
di quella presenza viva. Ci sono dialoghi e discorsi che si incrociano
sopra quel transito d'acqua. Asti ha un carattere notoriamente rigido
e poco incline alla comunicativitą. Guarda caso il suo fiume, benchč amato
e desiderato, scorre ai confini, fuori mura, č una presenza un po' lontana,
non sempre vissuta dalla popolazione dei centro. Queste considerazioni,
che avevano incontrato qualche gentile interesse presso persone forestiere,
di altre cittą, tuttavia da Asti non avevano avuto niente altro che una
risposta accusatrice. Sulle pagine di un giornale cittadino, un prete,
mosso da animo cattivo, avendomi scambiato, chissą perchč, per uno che
voleva fare il sociologo, mi aveva dato apertamente dell'imbecitte e dei
visionario, chiudendo le sue accuse con un "Misericordia!" degno di una
scomunica. Ma io avevo parlato con cuore di guitto, di artista, di saltimbanco.
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