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SUSHI SOTTO LA MOLE
Giorgio Paludi indaga
Due morti e mezzo per il commissario Paludi. Un uomo e una donna. Lui trent'anni, lei forse venti. Un sottoscala di un palazzo di uffici e studi notarili del centro. Una casa di ringhiera. Un'impresa di onoranze funebri. Un uomo senza fissa dimora. Un ristorante etnico, una ford capri blu seconda serie, un duomo di gomma, una gita nelle langhe. Un nuovo caso per il commissario genovese, torinese d'adozione. Dal centro alla Mandria, dal Valentino a Regio Parco, da Vanchiglia a San Salvario.
Una Torino nera e autunnale. Sullo sfondo, i cambiamenti sociali che stanno attraversando le metropoli del Nord Italia.

La bara era al centro della sala mortuaria, tre necrofori ci giocavano a carte sopra e un quarto leggeva ad alta voce le quote scommesse della SNAI bestemmiando.
- Il Real lo danno quattro a uno. È una bella giocata. Gli spaccano il culo ai londinesi.
Quello piccolino con la coppia d'assi alzò la testa, diede una tirata alla sigaretta e poi la spense per terra con un piede.
- Gli inglesi sono nati all'inferno. Hanno nove vite come i gatti. Non ci conterei. È una giocata di merda.
L'altro in piedi con il giornale diede un pugno sul feretro. Fuori pioveva fitto, oltre il Po il traffico avanzava stretto in un imbuto.
- Sta a sentire: il Real quattro a uno è una giocata da cazzo duro. Sai cosa ti dico? Ci metto su mezzo stipendio e ce ne alzo due. Poi mi compro una licenza da ambulante e vaffanculo questo lavoro di merda. Vendo panini, patatine e coca cole del cazzo. E tu non dici niente?
L'altro necroforo era preso da problemi più seri. Gli sarebbe di nuovo toccato pagare da bere, ed era la quarta volta in una settimana. Forse il poker non faceva per lui, o gli altri baravano come iene. Aveva una mano da vendersi gli organi, un sette di fiori, un jack rosso, e altre tre carte spaiate. Sarebbe stato più facile tentare di rifilare gelati agli eschimesi. Non era cosa. Buttò le carte sul tavolo, guardò l'ora.
- Le birre toccano a me. Ma io dico che i gatti di vite ne hanno soltanto sette, sono le code di quei ruffiani ad essere troppe.

[..]
I libri non si dedicano. Si possono dedicare le tesi di laurea, ma i libri no, come non si dedica la vita.
Le storie le abbiamo dentro, vivono attorno a noi come rampicanti, ci crescono addosso e non possono che recitare le nostre forme. Ma non per questo sono essenzialmente au-tobiografiche, come del resto non tutti i figli assomigliano ai genitori.
Ecco, ogni volta, come sempre, mi rendo conto che nel libro son finite le pagine, che non c'è più da dire niente. Allora penso che ci siete voi, che la storia scritta avete accolto e letto, e mentre entravate in quel mondo eravate nelle vostre stanze, nei vostri letti e vivevate la vostra vita.
È una cosa da rimanerci secchi. Ma secchi davvero. Vorrei dirvi grazie, uno per uno, ma come si fa a dirlo senza parole?
Ecco perché non ne uso di parole per dedicare il libro a chi di dovere. Lei lo sa. Loro lo sanno. Non serve nient'altro.
A proposito, Giorgio Paludi ha deciso di non rimanere tagliato fuori dalla modernità, lo potrete trovare su Facebook sotto il suo nome: sarà felice di farsi una chiacchierata con voi.




Fabio Beccacini

SUSHI SOTTO LA MOLE

editore FRILLI EDITORI
edizione 2010
pagine 288
formato 12x19
plastificato con alette
tempo medio evasione ordine
2 giorni

11.80 €
10.00 €

ISBN : 978-88-7563-533-6
EAN : 9788875635336

 
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