PREFAZIONE
Con discrezione, quasi a bassa voce, questo libro di memorie racconta la
storia di una doppia sopravvivenza: alla tragedia della sciagurata campagna
di Russia - che si consuma, per l’autore, nell’arco di dodici
mesi, tra il gennaio 1942 e il gennaio 1943 - e alla prigionia nel Lager
nazista, di Mauthausen, e più precisamente in uno dei suoi peggiori
sottocampi, quello di Gusen.
In questa seconda parte (strettamente legata, come si vedrà, dal
punto di vista sia fattuale che narrativo alla prima) la testimonianza di
Natalino Pia si aggiunge a un già esistente e variegato mosaico di
voci che hanno raccontato le vicende degli oltre cinquecento “politici”
mandati a morire a Mauthausen con il suo stesso “trasporto”,
penultimo dei grandi convogli (composti da almeno 500 deportati) partiti
dall’Italia per tale destinazione. Alcune sono voci note, che costituiscono
rilevanti punti di riferimento nella “letteratura di Lager”:
quelle di Piero Caleffi, con Si fa presto a dire fame (1954), e di Vincenzo
Pappalettera, con Tu passerai per il camino (1965). Due testimonianze che
hanno fondato e connotato la memoria della deportazione “politica”
(ma non solo) italiana, e anche contribuito a impostare linee di ricerca
storiografica (com’è il caso delle ricerche di Pappalettera
sui nominativi dei deportati). Da quegli anni ormai lontani, storia e memoria
della deportazione si sono intrecciate e vicendevolmente arricchite, in
uno scambio reciproco che ha influenzato e influenza le voci di chi –
come Natalino Pia, che ha steso questi ricordi molto di recente –
racconta oggi avvenimenti di cui, nonostante la grande distanza di tempo
intercorso, possiede inevitabilmente una percezione più ampia, perché
li può inquadrare in un contesto più generale e più
noto, e confrontarli con altre forme di memoria.
È dunque, questo, un libro che appartiene alla fase più recente
della “letteratura di deportazione”: lo rivela il segno caratteristico
dell’ampliamento della memoria autobiografica, che si estende oltre
il momento chiave della deportazione, nelle due dimensioni del “prima”
e del “dopo”, molto significative per il lettore d’oggi.
Così il racconto comincia con le vicende familiari e iscrive le vicende
della Russia e di Mauthausen in una cornice apparentemente più ampia
del necessario. Meno visibile, ma comunque presente o per lo meno avvertibile
nella narrazione, l’altro segno di questa “memoria lontana”:
il collegamento tra l’esperienza personale, gli avvenimenti storici
e il confronto, anche minimo o poco esplicitato, con altre esperienze.
Ma pur con queste caratteristiche comuni ad altre memorie, il racconto di
Natalino Pia procede con una sua cifra particolare. In parte ciò
è dovuto all’eccezionalità della propria vicenda, che
è quella già detta all’inizio di una doppia sopravvivenza.
La guerra compare a volte nel racconto e nella memoria dei deportati, e
più frequentemente, è ovvio, in quella frazione di internati
militari finiti, con percorso anomalo in Lager (KZ) anziché nei campi
di concentramento e detenzione per IMI. Ma non credo che esistano molti
racconti in cui il KZ è preceduto dal Don e da Nikolajevka. E tuttavia,
Natalino Pia non affianca le due vicende – la ritirata di Russia e
Mauthausen-Gusen - per stupire il lettore, o per esibire l’eccezionalità
della sua esperienza (di cui è, in ambito privato, e giustamente,
ben consapevole). Il doppio racconto è invece necessitato da una
memoria che vuole sia fissare le linee fondamentali del proprio vissuto,
sia ricercare in questo vissuto un senso e una spiegazione. Per questa volontà
di rielaborazione, insomma, saremmo più vicini a quella che Fortini
chiama autobiografia in senso proprio, e un po’ più lontani
dalla semplice memoria degli avvenimenti, comunque presente nell’intenzione
e nella realizzazione, ma subordinata alla prima.
[..]
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La
storia di Natale è il racconto autobiografico commovente e coinvolgente
di un astigiano che ha vissuto alcune delle situazioni più tragiche
della II Guerra mondiale.
Natale è giovanissimo soldato in Russia e si trova
ad affrontare difficoltà impensate con il solo aiuto della forza
di volontà, tra uomini alle prese con il freddo, la fame, la mancanza
di equipaggiamento e di guida, ognuno abbandonato a sé stesso e
al caso, all’eventualità di passare accanto alla tragedia
di altri senza esserne travolto oppure di rimanerne vittima, in tutti
e due i casi senza merito e senza colpa.
Il racconto si snoda con una precisione e pacatezza che fa sentire il
lettore partecipe delle traversie della ritirata, culminate a Nikolajewka.
Tornato in Piemonte con la convinzione di essere stato fortunato ad uscire
dalla tragedia russa, pur se indelebilmente segnato, dopo l’8 settembre
collabora alla lotta partigiana nell’Astigiano.
Catturato dai tedeschi ripercorre il passo del Brennero destinazione Mauthausen
in condizioni ben peggiori della prima volta ed è ridotto a un
oggetto, un numero, un “pezzo da lavoro” nelle mani di spietati
aguzzini, dove la volontà non conta nulla se non è la pura
volontà di resistere, di non lasciarsi travolgere dall’inumanità
che lo circonda.
Nel Lager non si è abbandonati a sé stessi, si è
parte di un ingranaggio perfetto nella sua nefandezza, si assiste impotenti
al trionfo dei peggiori comportamenti umani perché anche coloro
che torturano i prigionieri sono uomini ma trattano i propri simili peggio
degli animali, senza capire che le bestie sono loro, come dice Natale
«senza offesa per le bestie».
Natale è un uomo normale, che si è
trovato coinvolto in tragedie immani, e come succede a molti sopravvissuti
come lui non si rassegna, non si stanca di raccontare e trasmettere ai
giovani o a chi ha voglia di ascoltarlo un messaggio di pace, di dimostrare
che l’odio produce solo distruzioni, nel corpo e nell’anima.
La sua è semplicemente la storia di una persona
che pur tra difficoltà inaudite non ha perso mai il rispetto di
sé e degli altri.
INDICE
Prefazione
LA STORIA DI NATALE
Prologo
PARTE PRIMA
Si era in guerra e servivano soldati
La mano della mamma
Il formaggio sceso dal cielo
Un bianco deserto da attraversare
Nuovamente solo
Amico ricognitore
O il figlio o il padre
Insopportabili appelli
PARTE SECONDA
Mauthausen
Stretti peggio di sardine
Destinazione Gusen I
Il Transport-colonna
Le giornate senza tempo
Il pensiero fisso della fuga
Una speranza concreta
Due compagni poco entusiasti
Partimmo verso sera
Purtroppo, anche a me
Bolzano, Mauthausen, Gusen, Hartheim, Ebensee
Considerazione dell'Autore
Note della Curatrice
SCHEDE SUI LAGER
Bolzano: il Durchgangslager di Gries
(luglio 1944-aprile 1945)
Il Lager di Mauthausen e lo sterminio mediante il lavoro 1938-1945
Gusen I, Gusen II, Gusen III
sottocampi di Mauthausen 1940-1945
Un messaggio per i giovani
(cardinale Angelo Sodano)
Alcune lettere
Un commento dall'Austria
Vinchio, giugno 2005
Ricordo di Vittorio Benzi
Una Carovana per la Pace
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Natale Pia
LA STORIA DI NATALE
editore JOKER
edizione 2009
pagine 166
formato 15x21
brossura
tempo medio evasione ordine 2 giorni
13.00 €
13.00 €
ISBN :
EAN : 9788875362232
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