INTORNO
ALLA SCULTURA
Quando ci si pone dinnanzi ai fenomeni della vita, alla realtà, con
la spontanea necessità d'espressione e con il proposito di tradurli
mediante la scultura, si possono assumere due diversi atteggiamenti mentali
che sono anche rispettivamente due procedimenti tecnici divergenti e irreversibili:
o si "aggiunge" o si "toglie". Ci si chiede: com'è
che devo procedere? Qual'è la modalità a me più congeniale?
In altre parole devo "aggiungere", ossia devo adottare le tecniche
della "Plastica", o devo "togliere", usando quelle più
specifiche della "Scultura"? Mi necessita modellare una materia
malleabile, accettando così l'aiuto che mi deriva dalla possibilità
di aggiungere? O devo, invece, rifiutare questo aiuto ed optare per il "togliere"
il soverchio da una materia compatta e dura, e correre quindi il rischio
di essere sprovvisto di rimedi di fronte all'errore, come fa un trapezista
che esegue le sue acrobazie senza rete di protezione?
Lo scultore può ridursi all'inevitabilità di questo dilemma.
E' evidente che la difficoltà esecutiva dell'arte del "togliere"
ne costituisce e ne offre anche il particolare elevato pregio: un procedimento
più schietto, severo, che non permette artifizi, accomodamenti, ritocchi,
così come per la pittura è la tecnica per l'affresco o il
disegno a pura linea, o in musica è il canto di una voce umana senza
alcun accompagnamento stumentale.
Al riguardo, Michelangelo non aveva dubbi. In un famoso sonetto diceva:
"io intendo scultura quella che si fa per forza del levare; quella
che si fa per via di porre è simile alla pittura".
Una volta definito l'esperire scultoreo come abbiamo fatto, ci rimane da
precisare quali sono le proprietà di questo esperire, e come si possono
formulare.
Una sostanziale divergenza tra quello che potremmo definire il "metodo
dell'aggiungere" e il "metodo del levare", è che il
primo di solito mira a trovare una "norma" che possa servire da
base ad ogni esperimento, o ad un buon numero di essi, mentre lo stesso
non si può dire per il "togliere" che è un'esperienza
a sè, un agire di volta in volta, da un'opera all'altra, su materiali
unici e qualitativamente diversi. |
INDICE
introduzioni
le opere
accademia di belle arti di Carrara
alessio cini
la terra
alessio deli
il fuoco
emanuele greco
l'aria
wen yueh-bing
l'acqua
accademia di belle arti di Firenze
fabrizio lucchesi e sergio rubini
kiss
andrea zannoni
onda labronica
vigen avetis
dea mater
accademia albertina di Torino
sonia cristina
scudo 2002
francesco vacchina
nudo riverso
daniele miola
stanze
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