Fu
Dioniso in persona a segnare i confini dello Spumante.
Forse Bacco era nato nelle Langhe.
E una ninfa gentile diede il nome all'Erbaluce.
Dai miti classici alle tecnologie più moderne, dal Dolcetto dei Liguri Staticili
ai Nebbioli medioevali delle abbazie novaresi ai trionfi internazionali
delle etichetto DOGC, l'affascinante milienaria vicenda delle terre da vino
piemontesi. |
INTRODUZIONE
Tracciare una storia della civiltà e della cultura del vino non è impresa
di poco conto, specie se ci si pone come orizzonte il Piemonte.
Il vino rappresenta una metafora nella vita dell'uomo; la sua produzione
è legata ad un mondo ricco di simboli e di allegorie. Nelle culture che
hanno ospitato ed onorato la vite, la sua coltivazione si è sposata ad
un importante sentire religioso e sociale. Il vino è fluido divino e vitale,
che riassume in sé i concetti di vita, morte e rinascita: il riposo vegetativo
invernale, la sopravvivenza nella trasformazione dei frutti, la capacità
inebriante come tramite verso il divino, la fertilità e la sessualità.
Storicamente il vino occupa una posizione di rilievo nelle memorie e nei
costumi di molte culture.
Nella tradizione mesopotamica si trovano riferimenti alla divinità assiro-babilonese
Geshtin e al dio Pa-Geshtin-Dug; in India si venerava Soma, che è pianta
e linfa e nettare dell'imrnortalità; lo stesso Ousit o Osiride, principale
divinità dell'antico Egitto, viene definito in alcune incisioni ritrovate
nelle piramidi di Saqqarah «il Signore delle vigne in fiore» e «il Dio
del torchio e del succo dei grappoli». La cultura ebraica è ricca di riferi-
menti al mondo enologico: dal libro della Genesi, dove Noè è il primo
viticoltore, ai Salmi, ai Proverbi ed altro ancora. Curioso appare in
particolare un racconto ebraico che considera l'uva, invece della mela,
il frutto proibito del Paradiso Terrestre. Facile è infine ritrovare il
vino nella cultura greco-romana; bastino due nomi: Dioniso e Bacco. 1
rac- conti nordici narrano del Valhalla, la dimora immortale degli eroi
impavidi. Nel Valhalla i guerrieri caduti possono tracannare birra a loro
piacimento come ricompensa del coraggio mostrato in vita. Ma Odino, il
padre degli dei, non beve altro che il succo della vite offerto da bionde
valchirie.
Anche la cultura e la tradizione cristiana fanno largo uso di simboli
di tipo vitivinicolo nel Nuovo Testamento, dove ricorre spesso l'analogia
Christus-vitis vera. Non si può di- menticare che il primo miracolo compiuto
da Gesù fu di trasformare l'acqua in vino alle nozze di Cana.
Eppure la santità del vino è ben lungi dall'essere riconosciuta.
Questo dolce nettare è in fondo un incrocio tra yin e ylang, tra bene
e male, tra bestialità e raffinatezza, simbolo di solare abbondanza e
cerimoniere di culti notturni. Forse è proprio nel culto di Dioniso, attraverso
le sue trasformazioni, la vera lettura di questo prodotto polimorfo, che
dall'inizio dei tempi viene accusato di distruzione nell'eccesso e di
benefici nella moderazione.
Le testimonianze sul vino sono varie e multiformi, dall' archeologia alla
letteratura. Scegliere i racconti, le storie più interessanti ed evocative
non è facile; l'obiettivo non è descrivere in modo esaustivo la storia
della vite, ma narrare la vicenda di una pianta
e di un prodotto, metafore di una civiltà e di molte culture.
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Roberto e Stefano Cagliero - Domenico Leone
SANGUE ANTICO DI PIEMONTE
editore PRIULI & VERLUCCA
edizione 1998
pagine 96
formato 17,5x25
cartonato con sovracoperta plastificata a colori
tempo medio evasione ordine ESAURITO
19.50 €
19.50 €
ISBN : 88-8068-089-7
EAN :
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