Atti del Convegno (Rocca Grimalda - Ovada 26-27 giugno 2004)
A MO' DI INTRODUZIONE:
CARDUCCI E IL MONFERRATO
Sonia Maura Barillari
e l'esultante di castella e vigne
suol d'Aleramo
(G. Carducci, Piemonte, vv. 31-32 Ceresole reale, 27 luglio 1890)
1. Dell'amorosa storia di Alasia e Aleramo
Sul finire dell'Ottocento il Monferrato medievale, le sue vicende, le sue leggende, ebbero la ventura di uscire dal settore ristretto degli studi amatoriali, o specialistici, e affacciarsi alla ribalta di una letteratura non sazia di rinverdire i fasti polverosi e assai edulcorati di un'epoca la cui lettura, la cui ricezione era ancora sovente improntata alla ricerca delle Origini. Medioevo romantico, crogiuolo di popoli e culla di nazioni. Medioevo di maniera, scrutato attraverso la lente deformante di una sensibilità indecisa fra Storia e Poesia. Padrino d'eccezione in questa circostanza fu il Carducci, un Carducci già pienamente calato nella parte di 'vate' della monarchia e della patria che tra il 1879 e i1 1889 licenzia quattro articoli che nel Marchesato monferrino trovano il loro baricentro ideale.
Nel secondo di questi, «Gli Aleramici. Leggenda e storia», con tocco lieve, solo appena impacciato da una magniloquenza figlia dei tempi, rievoca le avventure dei fondatori della dinastia, stemperando le atmosfere fiabesche nell'acribia di un gusto antiquario non indifferente – come esigevano quegli anni – alla suggestione delle tradizioni popolari. Così ci narra gli «amori di Alasia e di Aleramo, onde germinarono i signori di Monferrato e di Saluzzo», trapuntando l'«amoroso racconto» di spigolature etimologiche e toponomastiche che, sempre in bilico tra vocazione erudita e malinconico disinganno, molto concedono ai portati di un folclore esperito per tramiti prevalentemente libreschi: Aleramo deriverebbe il nome dall'allegrezza provata alla sua venuta al mondo dal padre, un «gentiluomo di Sassonia» rimasto troppo a lungo senza eredi, preso atto che «nel volgar piemontese antico – e scomoda Ernesto Monaci per 'certificarlo' – aler suona `allegro'», e il Monferrato – qui il debito al «favoleggiare» del popolo è pacificamente riconosciuto – dal cavallo ferrato (frrhà) con l'ausilio di un mattone («che nel volgare del paese è detto mun») dal Marchese fresco d'investitura, a cui era stata aggiudicata dall'imperatore tanta terra quanta sarebbe stato in grado di percorrerne cavalcando per tre giorni.
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SOMMARIO
Sonia Maura Barillari
A mo' di introduzione: Carducci e il Monferrato
Fabrizio Beggiato
Raimbaut de Vaqueiras e Albertet: percorsi ed incontri trobadorici nel Monferrato, riflessioni ed interrogativi
Antoni Rossen
Recoпstruccióп musical de la epistola de Raimbaut de Vaqueiras
Maurizio Padovan
«Sabinn ben violar». Calenda maia e l'estampida
Sabina Marinetti
Per una rilettura della tenzone fra Taurel e Falco- net (BdT 438,])
Anatole Pierre Fuksas
Toponomastica del Monferrato nella lirica trobadorica
Ilaria Tufano
Boccaccio, i trovatori e il Monferrato |
a cura di Sonia Maura Barillari
DALLA PROVENZA AL MONFERRATO
editore DELL'ORSO
edizione 2007
pagine 102
formato 14x22
brossura
tempo medio evasione ordine 2 giorni
15.00 €
12.00 €
ISBN : 88-7694-951-8
EAN : 9788876949517
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