Una favola che sembra realtà, ma anche viceversa. La vita d'un paese delle Langhe fra le due guerre, con rapide escursioni in anni precedenti. Tutti sono comprimari, in specie i contadini e il loro millenario costume sulla via del tramonto, i bottegai, gli artigiani, la borghesia, i professionisti, gli aristocratici. Al centro della vicenda di questo romanzo sono loro, don Tarditi, il più povero fra i preti, e Angiolinotta, l'esile, dolcissima sarta, nubile e orfana dall'adolescenza. Non sanno di essere attratti l'un l'altro da un tenero sentimento, lo scopriranno soltanto quando si saranno chiarite infinite díatribe che la piccola comunità accende e subito spegne, senza malanimo o rancore. Una storia da assaporare predisponendosi ai rapidi intrecci fra poesia e realismo. Personaggi inventati o forse chissà, querimonie che mai ci furono ma potrebbero esserci state. Attorno, una Natura vista in tutte le sue stagioni con gli occhi fatti sensibili dalle esperienze, e dalle sofferenze.
Piccínelli, al trentanovesimo titolo di Narrativa, conferma il talento magistrale nel narrare, nella fluidità della scrittura, nella capacità di esplorare animi e situazioni che lo hanno reso uno dei più popolari scrittori di memoria collettiva e di epica contadina.
Don Tarditi si svegliò che Io svegliarino sul cassettone segnava le tre. Inseguì l'ultima parte del sogno per non scordarlo e ricostruendolo ricompose la sua breve felicità, quella della fanciullezza povera ma totalmente sua.
Poi mai più. |
Capitolo I
Don Tarditi si svegliò che lo svegliarino sul cassettone segnava le tre. Inseguì l'ultima parte del sogno per non scordarlo e ricostruendolo ricompose la sua breve felicità, quella della fanciullezza povera ma totalmente sua. Poi mai più. Rabbrividì nelle membra stanche, nelle ossa infragilite per il freddo della stanza e la pochezza delle coperte sulle quali aveva steso per il lungo la tonaca, nell'intento di intiepidire il giaciglio.
Le dita intirizzíte. Se le stropicciò insistendo con i pollici su palme che furono carnose, adesso spolpate, artiglioso l'atteggiarsi delle loro falangi.
Dove don Tarditi fosse nato nessuno lo sapeva, per íncuria o per riserbo. Lo stesso arciprete che gli assicurava l'esercizio sacerdotale venendogli da altrove la mercede, ne impapocchiava il luogo d'origine perché di Tarditi ce n'erano molti nelle Langhe, tanto d'aver dato nome a importanti borgate. E c'erano borgate addirittura preminenti sul capoluogo per numero d'abitanti, di case censite, per ricchezza individuale frutto di risparmio, per l'amore al non spendere cioè al denaro.
Alcune famiglie non andavano quasi mai a bottega.
Accadeva che ogni tanto uno di questi siti, inorgoglitosi, pretendesse d'ospitare il palazzo civico, il municipio che, nella sede consolidata, si differenziava dagli altri edifici per lo stemma turrito inciso nella pietra. [..]
|
Franco Piccinelli
IL PRETE, LA SARTA E IL DIAVOLO
editore ARABA FENICE
edizione 2010
pagine 216
formato 15x21
plastificato con alette
tempo medio evasione ordine ESAURITO
15.00 €
15.00 €
ISBN :
EAN : 9788895853833
|
|