Non conosco torinese che non sia affezionato ai suoi portici e che sotto quelle colonne protettive e consolatorie non abbia sospirato d'amore, gioito per successi, pianto per dispiaceri, stretto amicizie.
Su quel palcoscenico, il più prestigioso della città, sono saliti re e regine, soldati e studenti, gentiluomini e terroristi, matti e sartine, santi e barboni, inventori e librai, poeti e cavalieri, principesse e architetti, ballerine e calciatori, eroi e artisti, patrioti e invasori, tutti protagonisti di storie ora drammatiche ora comiche ora commoventi ora stravaganti.
Questo libro è la storia di una lunghissima passeggiata sotto i portici di Torino.
A ritmo lento, senza guardare l'orologio, come un curioso viaggiatore ottocentesco o un divertito flàneur, l'autore si è lasciato trasportare lungo strade già conosciute per provare a ripercorrerle con occhi nuovi, attento a ogni traccia del passato ma lesto a cogliere gli inevitabili cambiamenti del presente.
Durante il suo cammino ogni cosa era motivo di piacevole distrazione: stinte insegne di vecchi negozi, cortili alberati intravisti dietro portoni nobiliari, targhe commemorative spesso illeggibili, bellezze architettoniche talvolta nascoste.
Tutto in lui era stupore e sbalordimento, proprio come fosse la prima volta; ebbe la certezza che mai come in quella occasione i portici di Torino avessero deciso di confidargli certi loro segreti, forse per ricompensarlo della pazienza e dell'amore con cui li aveva percorsi.
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CARI,VECCHI PORTICI
Fare un viaggio lungo (e sotto) i portici di Torino è come accorgersi che la persona che ti sta accanto da una vita è decisamente migliore di come ti era sempre sembrata.
Mi spiego meglio. lo i portici li frequento fin da quando ero bambino. Alla domenica andavo con i miei genitori a "vedere" le vetrine del centro. Soltanto "vedere", perché all'epoca, nel giorno di festa, i negozi erano chiusi, caffè a parte, e quindi ci accontentavamo di ammirare la merce esposta: vestiti, giocattoli, mobili, quadri, francobolli.
Poi da ragazzo ho cominciato a viverli, questi antichi portici.A "farli", come diciamo noi a Torino, nel senso di percorrerli. Sotto i portici andavo a comprare libri, dischi e jeans, a vedere film, a mangiare gelati e a bere bibite.A cazzeggiare con la mia banda di adolescenti.A baciare ragazze, nascosti tra le vecchie colonne, o dentro gli androni di antichi e discreti palazzi.
Per me i portici erano luoghi di passaggio come altri, non mi curavo di sapere il perché e il percome della loro esistenza; c'erano, e tanto bastava per le mie scorribande.
Poi, a un bel momento, sono usciti allo scoperto. Era come se finalmente pretendessero più attenzioni dopo tanti anni di frequentazioni distratte. Sembrava mi dicessero: Ehi, perché non ci degni finalmente di uno sguardo più attento? Non siamo poi così ma-laccio anche se l'età comincia a pesare. Suvvia, fai questo sforzo, vedrai quante cose abbiamo da raccontarti...
È stato allora che mi sono fatto avanti: Ci sono, ho detto.
Così una mattina di un inverno post-pandemico, armato di block-notes, penna e smartphone, ho cominciato la lunga camminata nei secoli dei portici. Per un anno e mezzo ho battuto con una certa regolarità i dodici chilometri di portici, centimetro dopo centimetro, stagione dopo stagione.
Ho fatto e rifatto percorsi che conoscevo, o credevo di conoscere, a memoria, avanti e indietro.
Ho parlato con le pietre e con i muri.
Ho scattato foto a monumenti, targhe, negozi.
Ho calpestato selciati e guardato a testa in su archi e soffitti in cerca di qualcosa, una suggestione, un suono, un messaggio.
Ho lasciato che i portici si mettessero finalmente a nudo davanti a me.
E quando ero stanco di camminare mi sedevo al tavolino di un caffè, osservando la gente e prendendo appunti come un De Ami-cis qualsiasi.
Alla fine è uscito questo strano libro: non è un saggio, non è un romanzo, non è una guida turistica della città, nemmeno un diario di viaggio, meno che mai un libro di memorie. Lascio a chi lo leggerà il compito di dargli la giusta collocazione libraria.
Quanto a me, se esistesse il genere non avrei dubbi: letteratura del cuore.
NILO IVALDI
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Nico Ivaldi
I PORTICI DI TORINO
editore IL PUNTO - PIEMONTE IN BANCARELLA
edizione 2023
pagine 382
formato 15x21
brossura con alette
tempo medio evasione ordine 2 giorni
18.00 €
16.90 €
ISBN : 978-88-6804-086-4
EAN : 9788868040864
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