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PIEMONTESI
Daniela Finocchi propone il ritratto fedele, ironico e al tempo stesso affettuoso, di un popolo colto nella sua dimensione antropologica, culturale e storica. Un viaggio, umano e virtuale, non solo nei luoghi fisici e tra i monumenti, ma anche e soprattutto attraverso lo spirito e il modo di essere e fare dei piemontesi: per conoscerne i paesaggi più suggestivi e i personaggi più illustri, le loro idee, i loro contributi alla nazione. Per sorridere di loro, magari, finendo con l'amarli.
Le suggestive fotografie in bianco e nero di Gabriele Croppi, dall'inusuale punto di vista, arricchiscono il testo. Immagini non da reportage, ma dalla poetica che ci lascia l'emozione del luogo, o meglio di un non luogo reale, di qualcosa della piemontesità che sarà domani, o che sta per diventare, adesso; per una visione più intima, personale, lontana da stereotipi estetici. Immagini che colgono il cuore di un luogo, la sua anima, il suo mistero, l'impronta che di esso ci porteremo dentro, mediate dall'occhio del fotografo artista e umanamente coinvolto.
E domani? Quali piemontesi?

Una sola parola è sufficiente per definire la vera essenza piemontese: understatement. Che, tradotto, starebbe per «esagerurna nen» (»non esageriamo»). Con questo spirito i piemontesi affrontano la vita. Senza eccessi.
I piemontesi sono gente solida, concreta, lavoratori senza troppi grilli per la testa sia quando coltivano il riso e pigiano l'uva, sia quando costruiscono automobili o satelliti artificiali. «L'anno è cominciato con una disgrazia», esordisce Edmondo De Amicis dalle pagine del libro Cuore. Ed è un pensiero diffuso, perché, diciamocelo, non c'è proprio niente da ridere. Il senso del dovere è piemontese e Vittorio Alfieri ne è il profeta.
In Piemonte sono nati la moda, il cinema, la radio e anche l'Italia. Questa è terra di scrittori, artisti e inventori. Qui venivano alla luce le idee, ma la riluttanza alla condivisione, allo scambio, all'intraprendenza ha tarpato inevitabilmente le ali. A partire dagli ultimi anni, però, la regione si sta lentamente riappropriando delle proprie eccellenze: dall'arte contemporanea al cinema, dai libri alla gastronomia, dalle automobili ai satelliti artificiali torna (e si torna a esportare) lo charme.
Così come il suo Barocco, il Piemonte è lezioso e serio al tempo stesso. I piemontesi, organizzati, veloci, determinati, sono realmente in grado di sorprendere. Le menti si sprecano: da Agnelli a Olivetti, da Pavese ai Levi, da Einaudi alla Montalcini, dalla Aleramo a Eco.

Non esageriamo («Esageruma nen»)

Una sola parola è sufficiente per definire la vera essenza piemontese: understatement. Che, tradotto, starebbe per «esageruma nen» («non esageriamo»).
Con questo spirito i piemontesi conducono imprese, amano, si divertono, scalano montagne e scoprono nuovi orizzonti, insomma affrontano la vita. Senza esagerare. Senza eccessi (di toni, di denaro, di emozioni). Unica eccezione: il lavoro. Lì non si lesina ma, considerando la genetica inattitudine al divertimento, probabilmente non se ne accorgono neanche (che stanno continuando a lavorare).

Stiamo vincendo, aiuto
(la sindrome olimpica e le sue origini)

Si narra che Camillo Benso conte di Cavour, di fronte all'inatteso collasso dello Stato borbonico e alle conquiste di Garibaldi, abbia fatto un commento del tipo: «Stiamo vincendo e questo mi preoccupa».
I piemontesi sono così: più le cose vanno bene più si pongono domande e frenano la corsa. Paradossalmente, è quasi meglio che un'iniziativa fallisca rispetto ai mille problemi che può sollevare un successo! Il successo non si addice al piemontese, è fonte di problemi e imbarazzo. Molto meglio un sano understatement: meglio non esagerare.
Non a caso, l'urlo di gioia di Evelina Christillin (presidente del Comitato olimpico promotore) quando Torino si è aggiudicata le Olimpiadi del 2006 è passato alla storia («Cosa avrà poi avuto da urlare? Ci siamo solo aggiudicati le Olimpiadi...»). «La torinese allegra», l'hanno chiamata, e tutto per un normalissimo grido di entusiasmo, che se l'avessero fatto a Napoli non se ne sarebbe accorto nessuno.
Ma siamo poi così sicuri che si tratti di questo? Non è forse che i piemontesi siano in effetti dei ricercatori puri, tutti intenti a studiare e trovare nuove soluzioni, nuovi progetti, nuove opere che però nel momento stesso in cui si palesano in tutta la loro efficacia perdono di interesse e vengono lasciati, perché no, anche in mano d'altri? Ma sì, che siano poi altri a pensarci, a farli fruttare, a renderli «famosi»: i piemontesi hanno cose più serie da fare, nuovi progetti da inventare, nuovi studi da seguire, nuove innovazioni da scoprire.
Che sia per questo o per innato pessimismo, sta di fatto che il piede è attirato più dal freno che dall'acceleratore. «Bisogna pensare prima per non sbagliare dopo», recita un proverbio piemontese. Se dal cilindro magico esce il coniglio bianco quasi ci si spaventa. E poi chi ci assicura che quel coniglio sia sano? E chi ci porge il cappello perché lo fa, cosa sta architettando, cosa pensa, cosa vorrà in cambio? E se invece di un coniglio fosse un lupo che si è fatto piccolo piccolo e si è travestito per fregarci? E poi siamo sicuri che ci serva, 'sto coniglio? E, a guardarlo bene, non sembra avere il pelo un po' ruvido? E infine, non sarebbe forse meglio fosse stato nero? Il coniglio spalanca sempre di più gli occhi e allarga le braccia, pardon le zampe.
E mentre si medita, generalmente, arriva qualcun altro che esclama: «Caspita, che meraviglioso coniglio bianco!». E se lo porta via.
INDICE

Non esageriamo («Esageruma nen»)
Stiamo vincendo, aiuto (la sindrome olimpica e le sue origini)
Mesta melodia
Lassù sulle monta(v)gne
La banda del buco (nell'ozono)
Nella vecchia ecologia
Metro, Suv e altri mostri

Arrivano i bògia nen, i bògia nen arrivano? Andamento lento
Gobbi, brutti e sgarbati
Il fascino indiscreto
Mille di questi Garibaldi!
150 di questi anni
L'anello forte
Stranieri: i nuovi piemontesi

E non c'è niente da ridere
L'anno è iniziato con una disgrazia
La discrezione al potere
Il tirchio gentiluomo
Chi l'è còntent l'è mort
Dove nascono le idee
Opinioni a confronto

Un tranquillo week-end di...
Il dì della festa
Il mare? D'inverno
Nel pallone
Scivolando sugli sci
Animal town
Emozioni a perdere

Food, soprattutto slow
Cervella, lingue e rognoni: cannibalismo legale
Primi, secondi e terzi
Chi di aglio ferisce...
Sette mandorle amare
Stemmi e bollicine
Samba(jon)!
Venga a prendere un bicerin da noi
Le piccole botteghe dei sapori

Il diavolo e l'acqua santa
Povero diavolo, che pena mi fa!
Il triangolo del mistero
Zolfo, spiriti e alambicchi
Masche di ieri e di oggi
Un tempio fa
Teatrale come la fede
I valdesi
Ragione e religione
Orfani, ammalati e derelitti

Salve, Piemonte!
Trattato breve della provincia
Una capitale mancata
Vigne, vigneti, uva e raspin
Con il naso all'insù
Il miracolo delle oche
La provincia Granda
Il riso fa buon sangue
Le ultime saranno le prime

Curve pericolose
Dal camper al crampo
Alla ricerca di Rivombrosa (castelli, regge, delizie)
I grandi parchi
Ciclotour
Cowboys piemunteis

I/Le grandi piemontesi

Immagini piemontesi

Introduzioni
Torino
Alessandria
Asti
Biella
Cuneo
Novara
Vercelli
Verbano, Cusio, Ossola

Chi non ha testa metta gambe
(I modi di dire)




Gabriele Croppi - Daniela Finocchi

PIEMONTESI

editore SONDA
edizione 2010
pagine 184
formato 21x28
cartonato
tempo medio evasione ordine
2 giorni

24.00 €
12.00 €

ISBN : 978-88-7106-606-6
EAN : 9788871066066

 
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