Il "plastico" della piazzaforte di Verrua Savoia (scala 1:400)
L'immagine rappresenta la piazzaforte di Verrua vista da nord.
In primo piano si notano la ridotta Vallis, a ridosso del fiume Po, ed il basso forte in comunicazione diretta col castello attraverso la ripida scala di 174 scalini che fiancheggia il picco sul versante orientale.
Il fortino emiquadrato e la stessa ridotta sono inoltre collegati alla porta del Soccorso aperta sul lato est costituito da un alto muro di cortina dotato di camminamento e rafforzato da torri e palizzate.
Il lato sud-ovest della fortezza, parzialmente coperto dal corpo centrale della piazza, mostra l'adattamento al terreno delle strutture di difesa strategicamente disposte su più livelli altimetrici, con falsa braga e bastioni avanzati.
Il dongione semicircolare, punto più elevato della fortezza, risulta parzialmente celato da una tettoia e dal palazzo del Governatore, mentre è ben visibile sullo sfondo la chiesa di San Giovanni Battista a servizio degli abitanti del borgo e dei soldati alloggiati nelle caserme antistanti. Le abitazioni civili sono affiancate da appezzamenti coltivati necessari, così come il pozzo, soprattutto in caso d'assedio.
All'esterno delle fortificazioni il territorio è arricchito da cascine, colture 'e strade, che completano il contesto territoriale nel quale era inserita la piazzaforte.
Il modello è stato realizzato da Silvano Borrelli nell'anno 2000, la consulenza storico-militare si deve a Guido Amoretti, lo studio tecnico-architettonico a Silvia Bertelli.
PREFAZIONE
Nella primavera del 1937 arrivai per la prima volta a Verrua.
Vi giunsi in bicicletta da Torino per la strada che fiancheggia la destra del Po, dopo aver attraversato Brusasco-Cavagnolo. La collina che domina il Po, fittamente boscosa, su cui sorge l'antica struttura del Castello, mi fece un'impressione profonda e quasi angosciosa. Da pochissimo tempo avevo letto gli scritti di Marziano Bernardi (il suo volume sul "Piemonte Militare" che si dilunga molto su Verrua) nonché altre opere, incentrate ai tempi di Emanuele Filiberto, ove avevo appreso dell'insidioso attacco a Verrua fatto dai Francesi guidati da Carlo Cossé de Brissac, governatore del Piemonte. Per una strada di collina, tortuosa ed in terra battuta, raggiunsi una specie di altura coltivata a vigneto. Di là scorsi poco lontano, su una più eminente elevazione, la massa di un torrione semicircolare, alto e massiccio, di dimensioni enormi: il Dongione.
Altre costruzioni fortificate, dalle strane e per me incomprensibili forme, si alzavano a lato del torrione, in modo da costituire un poderoso complesso. Tra le mura vi era (e vi è) un ampio varco, dove si ergeva una porta monumentale foggiata ad arco. Essa era chiusa.
Ricordo bene di essermi avvicinato, bicicletta alla mano, fermandomi davanti ad un robusto portone di legno. Là vi era una specie di campanello, o meglio un anello collegato ad un filo di ferro che saliva tra piante rampicanti. Lo tirai un paio di volte e poi attesi.
Dopo un discreto tempo si affacciarono al di sopra del portone alcune teste femminili. Domandai a loro se quello era il Castello di Verrua e se potevo visitarlo. Ero, all'epoca, un ragazzo di poco più di sedici anni e non potevo certo destare sospetti o preoccupazioni per quelle persone appollaiate sull'architrave dell'ingresso. Una di quelle donne era anziana. La loro risposta fu rapida e del tutto negativa: quella era la proprietà privata dei Marchesi di Invrea e nessuno poteva entrare, senza il loro permesso, in Castello. I proprietari non erano presenti. Dopo poche altre parole, mi accomiatai da quelle donne, montai in bicicletta e lentamente scesi per la strada collinare sino alla carreggiabile di fondo valle. Il mio tentativo di visitare Verrua era naufragato.
Rientrando a Torino, pensai a quel famoso assedio del 1704, di duecentotrentatre anni prima, quando le strade, i sentieri, i pendii delle colline erano pieni di truppe francesi che si muovevano ed operavano per predisporre le linee di trincee e per costruire le potenti batterie di breccia contro le mura di Verrua.
Non sarebbe stato difficile, allora, ricostruire le operazioni di guerra del 1704/1705, poiché le costruzioni nell'area collinare non erano certo state molto sviluppate, come lo potrebbero essere oggi.
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INDICE
Prefazione di Guido Amoretti
Micaela Viglino Davico
VERRUA: DA NUCLEO MURATO TARDOMEDIEVALE A FORTEZZA "ALLA MODERNA" DEI DUCHI DI SAVOIA
Andrea Bruno Jr.
I DOCUMENTI GRAFICI SULLE TRASFORMAZIONI DELL'INSEDIAMENTO
Silvia Bertelli
IL PLASTICO DELLA PIAZZAFORTE DI VERRUA NELL'OTTOBRE 1704
ABBREVIAZIONI
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Micaela Viglino Davico
LA PIAZZAFORTE DI VERRUA
editore OMEGA EDIZIONI
edizione 2001
pagine 80
formato 17x24
plastificato con alette
tempo medio evasione ordine 8 giorni
16.00 €
11.20 €
ISBN : 88-7241-418-7
EAN : 9788872414187
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