DEDICA
Ho letto d'un fiato il diario raccontato da Giuseppe
Calore della sua vita di partigiano e di deportato politico. Un racconto
fatto a distanza di ben 57 anni all'accadere delle vicende, avvalendosi,
per i ricordi, soltanto di minuscoli brandelli di carta, sui quali - come
annota Demetrio Paolin, l'appassionato ed intelligente curatore di questa
memoria - il partigiano disarmato Giuseppe Calore aveva steso,
alla liberazione, i nomi dei compagni scomparsi nel gorgo del campo di
sterminio.
Che cosa mi ha tenuto sveglio, con gli occhi fissi alla pagina, sino all'ultima
riga del diario?
La vicenda complessiva di un uomo che, nel momento stesso in cui era impegnato
a sabotare le linee ferroviarie usate dai tedeschi o a procurarsi esplosivo
per farlo, si impegnava senza soluzione di continuità, anche a
salvare la vita dei compagni di lotta, a sanare le loro ferite; di una
vita che, nel momento stesso in cui era impegnata a difendere la sua dignità
lacerata e le sue briciole di sopravvivenza, nel quadro dell'annientamento
sistematico del campo di Mauthausen, si impegnava a salvare altre vite,
a sanare altre ferite, in un continuo di coerenza morale e di solidarietà
che costituì sempre la vera, intima sostanza, la più profonda
umanità di Giuseppe Calore.
E' rilevante il modo con cui Calore si accosta ai fatti, è sorprendente
come li possieda e come li riviva, a distanza di tanti anni, senza titubanze,
con immediatezza, pensando, ancora oggi, nella rievocazione, i medesimi
pensieri che nel tempo dell'accadimento dei fatti li accompagnarono.
Ho provato, leggendo il diario di Calore, ciò che provai
leggendo Da Quarto a Volturno, il diario, steso da Cesare Abba,
dopo un numero infinito di anni, delle vicende sue e dei suoi compagni
a Calatafini, a Marsala in Sicilia.
Un diario del tutto lontano dalla quotidianità, impregnato di indelebili
ricordi di vita, pieno di ricordi del cuore, di sogni, forse di delusioni.
Ecco la freschezza, quindi, l'immediatezza del diario postumo di Giuseppe
Calore, che a 57 anni di distanza ripensa ai suoi pensieri. Il diario
esce dall'angustia del quotidiano e diventa sostanza di una pagina storica.
Una memoria alla quale il tempo, il tanto tempo trascorso, aggiunge il
valore della elaborazione, sino a renderla, essa stessa, opera di pensiero.
E' questo, ancora e sempre questo, ciò di cui tutti continuiamo
ad avere bisogno e che Giuseppe Calore ci ha lasciato.
Gianfranco Maris
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Siamo
consapevoli che innumerevoli uomini e donne con slancio, convinzione e sacrificio
sono insorti ala pari di Calore contro i fascisti e i tedeschi dopo l'8
settembre, data fatidica della Rinascita della Patria. Ci Auguriamo che
altri come noi scrivano pregnanti biografie di resistenti per ampliare la
conoscenza di quei tempi e trasmettere alle famiglie un positivo documento.
La nostra scelta è tuttavia caduta su Giuseppe Calore, per la sua
grave età, perché non ha lasciato altri scritti di memoria
e per l'ininterrotta amicizia, nata nel Lager (44/45) durata fino alla sua
recentissima scomparsa, avendo sempre ammirato il coraggio, la fermezza
e l'altruismo.
(dalla prefazionbe di Bruno Vasari) |
Giuseppe Calore
IL PARTIGIANO DISARMATO
editore DELL'ORSO
edizione 2003
pagine 108
formato 15x21
brossura
tempo medio evasione ordine 2 giorni
12.00 €
9.60 €
ISBN : 88-7694-680-2
EAN :
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