Il volume ripercorre vicende di «parole e cose», relative all'alimentazione. che sono migrate - sin dall'epoca colombiana - dalle Americhe all'Europa e all'Italia e in senso inverso, per porre poi l'accento sui rapporti tra Italia e Americhe, specie a partire dagli anni della grande emigrazione italiana nel Nuovo Mondo ad anni recenti, caratterizzati dal grande successo del «made in Italy». Dal punto di vista delle «parole», il contingente di italianismi gastronomici con il significativo contributo di regionalismi e dialettalismi - approdato oltreoceano e visibile nei menù dei ristoranti e altrove, è piuttosto ricco ma non di rado tutt'altro che inappuntabile e non estraneo alla creatività di addetti alla ristorazione.
INTRODUZIONE
Considerati dal punto di vista della terminologia dell'alimentazione - prodotti e pietanze - i rapporti tra Italia e Americhe si inquadrano in un ambito più generale che è quello dei rapporti tra Vecchio e Nuovo Mondo, dalle scoperte in avanti, fino alle relazioni più specifiche che si definiscono a partire dalla massiccia immigrazione italiana nelle Americhe dalla seconda metà del XIX secolo.
Sotto il profilo linguistico, "Italia" significa lingua italiana ma anche il complesso italoromanzo con le tante varietà linguistiche locali e minoritarie. Spagnolo, portoghese, inglese (o angloamericano) sono lingue prese in considerazione per le "Americhe", in vari casi tramite per l'ingresso in Europa di parole da lingue amerindiane già all'epoca dello scambio colombiano.
La maggior parte delle documentazioni lessicali prese in considerazione in questo lavoro riguardano paesi come l'Argentina, il Brasile, gli Stati Uniti, il Canada.
Le interrelazioni culturali e linguistiche nell'ambito dell'alimentazione sono assai interessanti ma anche complesse, non di rado i percorsi sono così contorti da risultare inestricabili, in un continuo gioco fatto di conservazione e innovazione negli incontri tra culture.
Occorre considerare che all'interno di un quadro complessivo vi sono differenze di non poco rilievo se si tien conto, per esempio, dei tipi di insediamenti, di una diversa cronologia, della recente globalizzazione rispetto alla tradizione, nella quale molto può essere simbolico e folclorico. Il cibo può essere elemento affettivo e identitario che si esprime con parole abituali e allora, per esempio, friulani nel Canada anglofono, che si ritrovano per festeggiare, non dimenticano di inserire nel menu del picnic la 'polenta', il 'musetto' con la brovada (una scelta orientata verso il folclore del cibo). I veneti in Brasile si incontrano per la sagra, la grande festa che si organizza in occasione del santo patrono, con l'albero della cucagna, le giostre, il tiro al bersaglio, e «si contendono con gli spacci dei dolci (dove si vendono bomboloni, torte, fugasse, grostoli, biscoti) la preferenza del pubblico» [Piazza Ribeiro 1987, 482]. Molti calabresi emigrati in Nord America nelle loro case si ingegnano a fare soppressata e capocollo (o capicollo). E si potrebbe continuare con l'elenco.
In un ambito come quello dell'alimentazione che appare così complicato e articolato e che si configura come tipicamente interculturale, fatto di un materiale soggetto a continue rielaborazioni, a formazioni ibride, le parole del cibo sono quasi un filo d'Arianna. Significativo il caso della pizza, un cibo tipicamente interculturale, definito «cibo viaggiante» (come le patate fritte e l'hamburger) e «dal profilo scalare», adattabile ai più diversi gusti; benché le modalità di realizzazione contino stili assai diversi, la preparazione continua a chiamarsi pizza.
Questa complicata storia di cose e parole alimentari è fatta di rapporti commerciali e culturali, di relazioni interlinguistiche, e tutto comincia, come si ricordava, con la scoperta del Nuovo Mondo - è l'epoca colombiana - dal quale provengono prodotti destinati a rivoluzionare le abitudini alimentari della popolazione italiana ed europea. In direzione opposta prodotti dal Vecchio Mondo conquistano i nuovi territori dell'oltreoceano. Prodotti e pietanze, variamente declinati, che nel tempo sono fatti oggetto di imitazione di modelli, di produzioni di un'industria alimentare che si sviluppa nel corso del XIX sec.
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INDICE
Introduzione
1. L'epoca colombiana
1.1. Introduzione
1.2. Dalle Americhe all'Europa e all'Italia
1.2.1. Il mais
1.2.2. Il pomodoro
1.2.3. La patata
1.2.4. Il peperone e il peperoncino
1.2.5. Il fagiolo
1.2.6. La zucca
1.2.7. Il tacchino
1.2.8. Cacao, cioccolata, cioccolato
1.2.9. Altre «parole e cose»
1.3. Dall'Europa alle Americhe
1.3.1. La canna da zucchero
1.3.2. Il caffè
2. L'emigrazione italiana nelle Americhe
2.1. Introduzione
2.2. Emigrazione e alimentazione
2.3. Americanismi nell'italoromanzo
attraverso l'emigrazione di ritorno
3. Diffusione di «parole e cose» dall'Italia
3.1. Introduzione
3.2. Popolarità del cibo italiano
3.3. «Parole e cose» di ampia diffusione
3.3.1. Antipasto
3.3.2. Pasta
3.3.3. Maccheroni
3.3.4. Bolognese, marinara
3.3.5. Broccoli, zucchini, radicchio
3.3.6. Parmigiano
3.3.7. Parmigiana
3.3.8. Milanese
3.3.9. Pizza
3.3.10. Minestrone, risotto
3.3.11. Altre «parole e cose»
4. Italianismi gastronomici sul finire del XX secolo e oggi
4.1. Introduzione
4.2. Italianismi nei menu e nei ricettari
4.3. Parole ricorrenti
5. Italianismi nell'ispanoamericano
5.1. Introduzione
5.2. Italianismi nel rioplatense cinquant'anni fa
5.3. Dai menu dei ristoranti di oggi
6. Italianismi nel portoghese del Brasile
6.1. Introduzione
6.2. Italianismi recenti
6.3. Dai menu dei ristoranti di oggi
7. Italianismi nell'angloamericano
7.1. Introduzione
7.2. Repertorio di italianismi (verso il 1970)
7.3. Dai menu dei ristoranti e dai ricettari
Bibliografia
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Carla Marcato
"PAROLE E COSE MIGRANTI" TRA ITALIA E AMERICHE
editore DELL'ORSO
edizione 2010
pagine 170
formato 15x21
brossura
tempo medio evasione ordine ESAURITO
16.00 €
16.00 €
ISBN : 978-88-6274-201-6
EAN : 9788862742016
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