Ci sono andato perché Caviglia è uno storico e un esegeta. Segue l'intera evoluzione del gioco fattosi poi arditamente sport, si sofferma sulla sua popolarità evidenziata "ab ovo" nelle feste patronali di paese, vale a dire la quintessenza della genuinità.
Puntigliosamente, ma in maniera discorsiva da buon docente che si rivolge agli allievi, c'è l'organizzazione, il sistema sul quale la pallapugno si regge fin da quando si chiamava pallone elastico, e c'è il Regolamento, quello che scrisse a mano, in tempi lontani l'indimenticato commendatore Francesco Dezani, perfezionandolo dopo averlo in buona parte adeguato alla necessaria codificazione delle norme per accompagnarlo fuori dal solo folclore. Caviglia è notaio di situazioni, talora si fa interprete, talaltra chiosa. Del resto, la padronanza della materia lo induce ad avventurarsi dove i percorsi sarebbero molti, ancora perlustrabili: ma la pallapugno per fortuna conserva il vecchio passo contadino che si è tuttavia accelerato.
L'autore ama la parcellizzazione del racconto: si sofferma ad esempio sull'annuncio dei tornei, i preparativi, la tipologia delle gare, le condizioni in cui si svolgono le partite specie se al profumo di sfida. Quindi, per ricordare ancora fatiche e puntiglio dell'esemplare professore, ecco i paragrafi sulla spettacolarità, sull'affluenza degli spettatori, sul cerimoniale, i premi, il rendiconto, la beneficenza che ne viene. Ogni pagina è dilettevole, incuriosente, trascinante su ciò che verrà dopo: e dopo vengono i luoghi dove si gioca (piazze e strade, anche), i divieti, gli entusiasmi degli appassionati e le novene mentali degli itterici che, s'ignora per quale motivo, pagherebbero di tasca propria purché questo nobile sport si disperdesse nelle nebbie: ma si sarà notato che le nebbie non ci sono quasi più, quindi la pallapugno non può essere assorbita da quello che non esiste, nonostante le rabbie frementi di cafoni e di intellettuali.
Tutto è analizzato nel libro, il cui titolo esplicativo va letto per intero sennò gli si farebbe torto: "Prima dello sport, le sfere volanti" da cui viene l'immagine della fantasmagoria di battute e ricacci e non rari virtuosismi di palleggi anche brevissimi nella distanza.
Con la galleria dei personaggi, e ognuno nella pallapugno lo è, si accompagnano le escursioni fra le origini, le motivazioni delle sfide (talune stravaganti perché la fantasia langhetta e quella marinara sono infinite), sciolte a tutto campo. Poi, assieme all'orgoglio dei campioni, compaiono le scommesse che Caviglia definisce "male antico" che tuttavia insaporiscono il gioco se le si sa tenere al guinzaglio. Quindi, ancora, le varianti, il collaterale impegno della pantalera, la straordinaria funzione dei tetti sui quali la sfera di gomma rotola e ricade dove e come può, ma è quasi sempre valida nel prosieguo della lotta, che tale finisce per essere.
Tanti ricordi. Frammenti diaristici e brani carpiti a campioni a metà fra il picaresco e l'olimpionico: come solo in questo straordinario sport ci sono, possono esserci.
Anche per ciò il Cielo li protegge, ne rabbonisce le consorti, ne inorgoglisce i rampolli consapevoli che al loro primo smalto si offriranno loro mille morose, sollevandoli dalla fatica di cercarsele. Infatti la pallapugno pretende eccome, ma sa anche dare.
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INDICE
Parte prima
1. Forse ci vorrebbe un paese
2. Per iniziare... una favola
2.1. Piccolo sferisterio
3. La pallapugno
3.1. Avvertenze
4. Campioni
5. La pallapugno nel mondo
Parte seconda
1. Il gioco del bracciale piccolo piemontese
1.1. Un'amara e triste testimonianza
1.2.1 campionati di bracciale piccolo piemontese
1.3. Risalendo alle origini
1.4. Il gioco in Piemonte e in Liguria
1.5. Giocatori celebri
2. Il bracciale toscano
2.1. Uno spettacolo moderno
Parte terza: etnografia di un gioco
1. Il tempo del gioco
1.1. Un tempo "sospeso"
1.2. La festa patronale
1.3. La partita di pallone
2. La gestione del gioco
2.1. Una lenta evoluzione
2.2. I Comitati
2.3. La Società del gioco del pallone
2.4. L'appaltatore o l'impresa del gioco del pallone
3. L'organizzazione del gioco
3.1. L'annuncio del torneo
3.2. Il regolamento
3.3. L'iscrizione
3.4. Preparativi e organizzazione interna
3.5. Tipologia delle gare
3.6. Svolgimento del torneo
3.7. Condizioni in cui si svolgono le gare 3.8. Affluenza di spettatori e spettacolarità delle gare
3.9. Premi
3.10. Cerimoniale
3.11. Rendiconto
3.11. Beneficenza
4 I luoghi del gioco
4.1. Vie, strade, piazze
4.2. Divieti
4.3. Cittadini favorevoli
4.4. Contenziosi tra giocatori e privati
4.5. Gli sferisteri
5. I personaggi del gioco
5.1. Il giocatore
5.2. Il pubblico
5.3. L'arbitro
5.4.Altri personaggi
6. Le sfide
6.1. Origine della sfida
6.2. Ruolo degli impresari nelle sfide
6.3. L'orgoglio dei campioni
6.4. Ruolo dei giornali nelle sfide
6.5. Sfide stravaganti
7. Le scommesse
7.1. Un male antico
7.2. Scommesse e pallone
7.3. Ruolo della scommessa
8. Le varianti del gioco
8.1."C'è una pantalera ancora"
8.2. Gare alla pantalera e ai tetti
8.3. I giocatori
8.4. Tramonto del gioco
Parte quarta
1. C'era una volta il pallone
1 .1 . Mi ricordo di "Gnes di Minè"
1.2. Da ragazzini giocavamo sul "il corto"
1.3. Quante sfide, quante urla, quante liti
1.4. Eravamo in sei su una "Balilla"
1.5. Smettiamo, quello è una "masca!"
1.6. Mi chiamavano il "diavolo rosso"
Fonti bibliografiche |
Giorgio Caviglia
PALLAPUGNO LE SFERE VOLANTI
editore EDITORIALE EUROPEA
edizione 2007
pagine 546
formato 17x24
brossura
tempo medio evasione ordine ESAURITO
20.00 €
20.00 €
ISBN :
EAN :
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