La nostra regione, il nostro bel Piemonte, è scrigno di incommensurabili bellezze e di tesori sconosciuti, di una storia artistica e architettonica tutta da esplorare. Le pagine che seguono intendono valorizzare il nostro territorio e la nostra identità regionale, esaltandone l'aspetto storico attraverso l'araldica nobiliare. Grazie ad essa - infatti - possediamo la chiave di volta per comprendere il significato dei simboli e degli arazzi presenti nei numerosi castelli e manieri ubicati in terra piemontese, preziosi lasciti di tante famiglie che abitarono le nostre province nei secoli scorsi. Un osservatore attento e sensibile al fascino della cultura subalpina viene indubbiamente posto di fronte a testimonianze concrete e a segni di blasone che si manifestano un po' ovunque: su pareti, portoni, vetrate, grate, banderuole, colonne e fregi presenti nelle dimore nobiliari che sorgono sul territorio regionale.
Per conoscere, riconoscere e valorizzare questo patrimonio di ingente valore storico, documentale ma anche venale, mancava sino a oggi uno strumento che racchiudesse un vastissimo campione delle armi gentilizie che furono usate nel corso dei secoli da numerose famiglie piemontesi il più delle volte - ma non sempre e non necessariamente - nobili.
Il Blasonario delle famiglie subalpine, raccolto nell'arco di oltre dieci anni di intenso lavoro da Federico Bona e constdtabile on-line, richiedeva - per poter essere pubblicato - un vasto lavoro preparatorio, del quale si sono generosamente fatti carico lo stesso autore e i curatori. Il Piemonte, cuore nobile dell'Italia, può ora contare su un'opera che costituisce un valido strumento di studio e di conoscenza dei patrimoni araldici piemontesi. Essa potrà contribuire alla complessiva rivalutazione e alla tutela del patrimonio culturale, storico e ambientale della nostra regione: ne auspico la diffusione non solo presso il pubblico degli appassionati e degli studiosi di tutte le province subalpine ma anche in tutte le biblioteche e gli enti culturali piemontesi, veicolando così un patrimonio culturale immenso da preservare, tutelare e divulgare.
DAVIDE GARIGLIO
Presidente del Consiglio Regionale del Piemonte
PREFAZIONE
L'uso e la progressiva diffusione delle insegne araldiche si iniziano nel XII secolo. Non è senza significato che sullo scorcio dell'XI si fosse verificato il cosiddetto rinascimento giuridico, e cioè la riscoperta del diritto romano giustinianeo ad opera della neonata scuola di Bologna. L' attenzione per un diritto complesso comporterà, nel XII secolo e nei seguenti, l'affermazione di un ceto di specialisti, í giuristi, liberi interpreti e restauratori del diritto antico, in grado di elaborare un "sistema" imperniato sul difficile equilibrio tra regole giuridiche universali e principi consuetudinari locali. I giuristi progetteranno e realizzeranno uno schema operativo caratterizzato dalla pressoché totale latitanza dell'autorità dello "Stato" ed esente dalla convinzione, tutta moderna, che il diritto debba interamente provenire da chi detiene il potere politico.
Su queste medesime linee portanti e all'interno di una cornice giuridica forgiata sull'idea della consuetudine = fatto normativo, si elaborano i principi che delineano la scienza e Parte araldica: per comprendere il fenomeno, si possono utilizzare i concetti di "ordine spontaneo" e di "consensus utentium". Si deve, soprattutto, tenere ben presente che le "regole" araldiche sono l'espressione di forze vive e vitali, che trovano origine nelle più profonde esigenze della società medievale: l'araldica assume una configurazione propria, leggibile secondo le coordinate di un ordine dinamico alla cui base non stanno norme coattive, provenienti dall'alto dell'autorità "pubblica", ma principi, elaborati all'interno di una societas dai contorni ancor oggi un po' misteriosi, dotati di una spiccata dinamicità e adattabilità.
È evidente che, prima che si possa parlare di concessioni di stemmi, essi sono all'origine liberamente adottati: esiste quindi - prima dell'epoca in cui, nella regolazione delle insegne come in altri settori, il potere politico andrà ad occupare, con crescente invadenza, gli spazi fino ad allora lasciati alla creatività spontanea - una consuetudine araldica.
Questa si alimenta, come ogni consuetudine, di tradizione e di interpretazione, e assume così dei tratti di scientificità progressiva; va però sempre ricordato come il processo di crescita evolutiva avvenga seguendo i ritmi e le cadenze di quello che, appunto, si denomina ordine spontaneo. Non è affatto casuale che la prima e la più importante costruzione di principi araldici sia ad opera di un giurista "privato" - per quanto sommo - come Bartolo da Sassoferrato (il quale sostiene il legame tra arma e nome e, su questa base, la liceità dell'assunzione dello stemma propria authoritate).
In questi secoli originari si può notare come l'araldica comunichi efficacemente attraverso la sua oggettività e il suo pragmatismo, che tendono progressivamente a corroborarsi aderendo ad una realtà teoretica: si pensi, come esempio eloquente, alla prevalente originalità delle insegne araldiche
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INDICE
Presentazioni
DAVIDE GARIGLIO Presidente del Consiglio Regionale del Piemonte
ALBINA MALERBA Direttore del Centro Studi Piemontesi
Prefazione
ENRICO GENTA TERNAVASIO Università di Torino
Introduzione
FEDERICO BONA
Il Blasonario di Federico Bona dal mondo virtuale alla carta stampata
GUSTAVO MOLA DI NOMAGLIO - ROBERTO SANDRI-GIACHINO
Alcune istruzioni per l'uso
Ringraziamenti
Alcune tappe storiche della Casa Reale di Savoia attraverso le armi gentilizie
Blasonario Subalpino
A
C
D
E
H
L
M
N
O
P
Q
R
S
T
U
V-W
Z
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Federico Bona
ONORE COLORE IDENTITA'
editore CENTRO STUDI PIEMONTESI
edizione 2010
pagine 332
formato 19x27
plastificato con alette
tempo medio evasione ordine ESAURITO
38.00 €
38.00 €
ISBN : 978-88-8262-160-5
EAN : 9788882621605
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