Un albero privo di radici intristisce e muore.... una società priva di "passato"
non ha futuro.
E'
questa la rampa di lancio che ci ha catapultati a ritroso nel tempo per
ripescare lontane immagini evanescenti e riproporle, rinnovate, alle generazioni
future.
Vuole
essere un piccolo saggio tra migliaia di immagini inedite, pronte a "rivelarsi",
immagini semplici, umili, nascoste.... che ci sussurrano piano (ipotetico
fiore) "Non ti scordar di me!".
Gli
autori
SAPORE...
DI IMMAGINI
I
libri, di solito, si leggono. Questo è da assaporare, osservare, vedere,
sentire. Già dalle prime pagine appare il suo straordinario valore: è
un volume che sgorga da un'anima traboccante amore e sensibilità. Non
basta sfogliarlo per poi sorridere sul nostro passato, un Monferrato di
ieri quando acetilene e carburo erano un lusso. Bisogna piegarsi su ogni
foto, e scoprisse i dettagli, ed allora ogni particolare prenderà corpo,
e l'immagine sarà viva storia: di maggior spessore per noi, figliati da
questa terra gibbosa di colline, scalfita da valli, plasmata da un lavoro
perenne.
Sono
quadri densi di quel sentimento che i Franco si portano appresso, scolpito
nel loro DNA, col genoma dei galantuomini senza tempo. Quello, che oltre
il lavoro trafficava con soffietti, torchietti e nitrato d'argento, sicuro
di lasciare alla sua gente un motivo d'immortalità, Questi, che si adopera
con accanimento affinché tanta ricchezza non cada nel dimenticatoio, ma
diventi una pietra miliare dell'epopea sociale dell'astigiano. Carlo Franco
non ha ritratto lustri lontani, e più di un lettore li ricorderà ancora
di quand'erano teatro di gioventù. Erano anni in cui l'oggi prendeva forma
e la civiltà dell'immagine iniziava a mettere fuori timidamente le proprie
testimonianze: occhi fissi, ossa pietrificate, corpi in posa statuaria
e spiriti timorati di Dio e di famiglia. Si lavorava per il dovere, in
nome della famiglia.
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La "foto" appare nella sua verità: un momento importante, da richiedere
l'abito buono della festa, i riccioli ritorti da ferri rococò nelle acconciature
femminili, i baffi stirati col sego e divise, divise d'esercito, di banda,
da cacciatore, o della prima comunione, non importa, purché dai loro lucidi
bottoni, emerga il carattere. Non ci sono visi comuni, ogni ritratto ha
un suo ruolo: tessere di un mosaico di viva epoca che Franco, come il
più attento dei cronisti, ha trasferito dal passato agli occhi del presente.
L'uomo, il suo ambiente, le sue ambizioni, a volte commoventi come assurge
a questo ruolo il semplice cappello, oggi disuso, ieri ancora testimonianza
di uno status symbol. E poi il lavoro, gli attrezzi ed i prodotti. Ed
accanto alle gioiose feste campestri appaiono le macchine ed allora le
immagini perdono il loro grigio ed angoscioso mutismo e ci trasmettono
suoni, scoppiettii, richiami: il veloce ritmo della pedalata, l'accordo
della banda, il cicaleccio delle sagre, dei gruppi, della prima Balilla
che arriva in paese od il bisbiglio del nulla che aleggia attorno alle
medioevali costruzioni ormai minate dalle intemperie.
Davvero
un maestro questo Carlo Franco che, grazie a quest'opera, entra di diritto
tra i grandi della fotografia. Ed il testo, nella sua generosa e genuina
immediatezza, ne fa esemplare cornice. Dal Franco al Pia, dallo studio
di Giulio Benzi alle intuizioni di Pastrone, Gallo Nebiolo. Una raccolta
che trasmette con capacità un messaggio denso di valori: bisogna amare
questi contadini dai volti burberi e questi artigiani dalle pose volutamente
trionfanti, anche se palesemente diffidenti davanti all'obiettivo. Sono
istantanee di una vita che è simbolo di saggezza, umiltà e forza: album
pudico come s'addice alla nobiltà della vita. E mentre una pagina ci fa
sorridere, un'altra ci commuove, ed al- tra ci riscatta ed altra ancora
ci riempie di gioia, felici d'aver trovato un alito del respiro in cui
siamo nati.
Sono
immagini immobili, è vero, ma certamente più vere di tanti film d'oggi.
Dobbiamo essere riconoscenti al messaggio che i Franco hanno voluto trasmetterci.
Come
le grandi opere esso non ha scadenza, e rimarrà inalterato per i secoli
futuri. Curiosa singolarità, come linguaggio hanno usato la fotografia:
unico strumento che l'uomo possiede per fermare il tempo.
Ito
De Rolandis
Giornalista
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Foto Franco - Monbarone
NELLE IMMAGINI DI IERI.. IL FUTURO DEL PASSATO
editore ESPANSIONE GRAFICA
edizione 1998
pagine 208
formato 21x30
telato con sovracoperta plastificata a colori
tempo medio evasione ordine a richiesta
62.00 €
46.50 €
ISBN :
EAN :
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