«Non voglio narrare la mia storia alpinistica ma un modo di vivere la montagna».
L'ambiente è quello delle valli canavesane e valdostane attorno al Gran Paradiso, con qualche accenno alle valli di Lanzo.
L'autore racconta la vita nelle alte quote, soffermandosi sugli anni Quaranta e Cinquanta del '900.
Vicende apparentemente modeste e piccole storie di animali, tra leggenda e tradizione.
Ma prendono anche vita storie di avventurose arrampicate. Tempi eroici di quando nello zaino non c'era il pane ma le patate lesse e al posto dei sacchi a pelo si usavano i sacchi di carta per la farina.
Plemone scrive con grande passione e tenerezza, modesto e riservato come le stelle alpine che crescono quasi ignorate sui dirupi strapiombanti.
PREFAZIONE
Non voglio narrare la mia storia alpinistica ma un modo di vivere la montagna. Anni Quaranta. Anni di alpinismo post pionieristico dove già si affermavano i primi fuoriclasse come Giusto Gervasutti'. Anni in cui si accennava un alpinismo di massa proprio del dopoguerra, come sfogo e conseguenza delle costrittive vicende belliche, durante le quali nello zaino dei pochi che, malgrado tutto, ancora frequentavano la montagna trovavano posto le patate lesse al posto del pane.
Voglio narrare la vita di borgata attraverso modeste vicende e piccole storie di animali che convivevano con la leggenda e la tradizione.
Il tutto si evolve da una cittadina di provincia dalla cui periferia già iniziano le falde dei non lontani duemila, dalla cima dei quali già si scorge il massiccio del Gran Paradiso. Per giungere al fondo delle valli sulle quali si innalzavano i primi tremila si impiegavano da una a tre ore di bicicletta. Allora in montagna si andava in bicicletta e le "scalate", si può dire, avevano già inizio sin dal momento in cui si usciva di casa.
Se uno non possedeva, come me, una bicicletta propria la difficoltà era già di quarto grado perché occorreva reperirla presso un'anima buona.
Dal 4° si passava addirittura al 6° se, fallito il tentativo di procurarsela, ci si doveva adattare in due su una sola bicicletta, zaini compresi. Inoltre, come tutti sanno, per arrivare ai piedi delle montagne le strade sono per buona parte in salita.
Tempi eroici poi mitigati dalle prime motorette e da nuove strade che si spingevano più in alto, in valli secondarie, facendo così risparmiare ore di fatica, tanto più gradite poiché al sabato ancora si lavorava.
I rifugi erano pochi e anche i bivacchi di alta quota. Si sopperiva sovente con un fascio di legna rimediato strada facendo attenuando col fuoco, mantenuto al minimo anche quello, i morsi del freddo durante le notti all 'addiaccio.
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INDICE
Prefazione
La mula di Oreste
Il bosco
La nevicata
Bianco di luna
Il Duca
'Na seira che 'n tla staia...
Sulla Torre Lavina. Una lezione salutare?
Don Filippo
Il vin brùlé
Un vallone primordiale
Alla ricerca del topo quercino
Dalla stalla alle stelle
La nevicata
Il gregge
La mula di Oreste
Un asino sul Gran Paradiso
Orme
Senza parole
È già primavera |
Ulderico Plemone
LA MULA DI ORESTE
editore TIPOGRAFIA BAIMA RONCHETTI
edizione 2010
pagine 168
formato 13,5x21
plastificato con alette
tempo medio evasione ordine 2 giorni
15.00 €
7.90 €
ISBN : 978-88-96322-06-2
EAN : 9788896322062
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