UN
GUSTOSO VIAGGIO TRA LE PAROLE
Dopo il De Vulgari Eloquentia (1304-1307) di Dante e le Prose
della volgare lingua (1525) del Bembo, il Saggio sulla filosofia
delle lingue (1785) di Melchiorre Cesarotti segna una terza tappa particolarmente
significativa nella secolare "questione della lingua". Cesarotti
prospetta una sintesi filosofica avanzata del problema linguistico e venendo
al merito delle lettere disegna con efficacia un ritratto dello scrittore
consapevole, attento a cogliere nell'orizzonte europeo ogni possibile vantaggio
espressivo. Il progresso non è da poco perché finisce a esaltare,
in un territorio come quello italiano particolarmente propenso a criteri
di conservazione e di immobilismo, il valore individuale dello stile, come
si vuole fissato dalla massima fortunata (e preterintenzionale) del Buffon:
"Le style est l'homme même".
Proprio il Cesarotti è chiamato in causa da Gianfrancesco Galeani
Napione nella sua opera più nota, Dell'uso e dei pregi della
lingua italiana (1791). Il Napione lo accusa di professare "dogmi
di generale tollerantismo" e specifica: "Tollerantismo che v'ha
chi crede non possa riuscir meno fatale alle lettere, ed al carattere nazionale
di quello, che a' buoni costumi il tollerantismo religioso; e che del resto
nulla possa produrre il buono, ma soltanto introdurre, e spargere ogni volta
più, sotto il pretesto di vantare una maniera di pensare spregiudicata,
la disistima della lingua propria, che è l'impronta più viva,
e più palpabile del carattere nazionale, ed una fredda, e filosofica
indifferenza per tutto".
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Vittorio Alfieri
VOCI E MODI TOSCANI
editore VIGLONGO
edizione 1986
pagine 54
formato 15x21
brossura
tempo medio evasione ordine 5 giorni
5.00 €
5.00 €
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