This volume of the series about young but already very successful architects and designers introduces to the projects of the french designer Matali Crasset. The book not only shows the assembled work of Matali Crasset but also what she understands under "work ensemble".

LAVORARE (L')INSIEME

Da cinque anni la osservo mentre lavora. Abita nella casa di fronte alla mia. La casa e lo studio sono una vicino all'altro, contigui. Vita e lavoro. Con i famigliari e con i colleghi. Niente è separato. Talvolta i nostri sguardi si incrociano da una casa all'altra: esprimono richieste. E si va di là. Per un sì, per un no. Una domanda, un uovo che manca, un fax da inviare, un piatto da riscaldare. Non lavoriamo insieme, non viviamo insieme, ma un po', in fondo sì... Nello studio ognuno ha un proprio compito. Non si smette mai di lavorare, neppure con i bambini tra i piedi. Un certo viavai o gli appuntamenti non mancano mai. Arrivano persone di ogni genere. Talvolta si fermano per mangiare. Spesso lo faccio anch'io. Il pranzo è il proseguimento naturale del lavoro. Tutto il contrario della pausa regolare. Vi sono anche giorni in cui lei non c'è. Se ne va con pochissime cose nella valigia per mostre, conferenze, progetti, laboratori, a cui fanno seguito le realizzazioni. Durante quei periodi, il lavoro nello studio continua. Quando torna, le giornate di lavoro possono continuare fino a notte tarda seguendo un altro ritmo. Sola nel buio, la luce blu del computer proietta il suo viso sulla parete in fondo. Vedo il suo profilo. Concentrata al computer. Mi chiedo allora: su coasa lavora?

Prima di incontrare Matali, pensavo che un designer fosse qualcuno che realizzava oggetti, punto e basta. D'accordo, oggetti un po' particolari, alcuni dei quali - che si tratti di mobili, oggetti decorativi o di opere architettoniche - sono diventati, nella storia del design, punti di riferimento: la sedia di ..., la lampada di ..., il ristorante di ... Per farla breve: oggetti di serie ma firmati.

Osservando il lavoro di matali o, meglio, Matali mentre lavora, ho capito che l'oggetto non è per lei nè il centro nè il fine del processo creativo. E' solo un'attualizzazione possibile fra le altre (un'opera architettonica, una scenografia, una mostra), e, in un momento preciso, di un sistema di pensiero più ampio che lo supera e si dispiega attraverso una metodologia particolare.
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