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| MARIA CROZ e altri racconti ai piedi del Monte Rosa |
| PROLOGO Questi racconti non sono una trascrizione più o meno fedele di altrettante storie tramandate oralmente, né la rielaborazione in forma letteraria di eventi in un qualche modo accaduti. Sono un gioco di fantasia consistito nel collegare tra di loro elementi appartenenti - o appartenuti un tempo - a un territorio ben definito delle Alpi occidentali, a quell'area che si estende lungo le propaggini meridionali del Monte Rosa. I soggetti attorno ai quali si muove il microcosmo narrato sono la figura femminile, i riti della comunità, le credenze, le devozioni; sono le migrazioni stagionali, il passaggio dalla fanciullezza alla maturità, la concezione del mondo come esperienza di sacrificio e di rispetto... La narrazione trae spunto dalla conoscenza e dall'esperienza personale, oltre che dall'apprendimento acquisito in modo diretto o mediato dei riti e dei miti fondanti di quel mondo. Non si tratta però di una serie di racconti di montagna concepiti e composti da un uomo di montagna: sono piuttosto quattro storie ambientate in montagna e scritte da un • forestiero », rispetto a tale ambiente, per nascita, formazione ed esperienza di vita. Un rapporto di terzietà rispetto al contesto ambientale, agli oggetti e ai soggetti trattati, che può comportare rischi di errata collocazione e manipolazione degli stessi, ma che offre un maggior grado di libertà nello &abilire tra di essi delle relazioni, sino al punto di poterli riprodurre in altri contesti spazio-temporali. Le componenti della narrazione sono state infatti tessute sulla scorta di una formazione avvenuta in un ambito familiare dove la presenza della montagna ha avuto una forte rilenza, anche per quanto concerne i valori esistenziali che questa negli anni Cinquanta-Sessanta ancora esprimeva e che trovava riscontro fisico in lunghi periodi di permanenza tra le alpi valdostane e le prealpi valsesiane. Le informazioni e la sensibilità all'ambiente, ricavate dalla frequentazione, dall'osservazione e dall'incontro con le persone e con la loro quotidianità, con le loro manifestazioni culturali sia orali, sia iconografiche, sia materiche sono state poi sedimentate da lunghi periodi di lontananza e arricchite da contatti con altri ambienti geografici ed umani. L'avvicinarsi poi, in modo quasi naturale se non anche consequenziale, a testi letterari e a relazioni di viaggio sull'arco alpino occidentale, la realizzazione di alcuni lavori condotti insieme ad amici sulle immagini di devozione popolare nel territorio di Ayas, sui sabotier, sui viaggi attraverso i colli alpini minori e da ultimo la cura dell'edizione italiana del libro del Rev. William King sulle valli italiane delle Alpi Pennine si sono innestati su quel precedente substrato esperenziale e hanno stimolato una sfida letteraria che ha trovato un senso nel far parlare, spesso silenziosamente, la figura che di tale ambiente alpino - nella mia visione - è emersa come struttura portante: la donna. Si sono delineate così alcune figure femminili accomunate dalla riservata capacità di superare le sofferenze mediante un atto di volontà che ne riscattasse la condizione di dolore o le scelte errate. Su queste figure femminili non viene assolutamente formulato alcun giudizio (forse critico se scaturito dall'interno dell'ambiente alpino stesso), ma nei loro confronti si nutre e si esprime sempre profondo rispetto e comprensione. |
INDICE PROLOGO MARIA CROZ MADELEINE BICH ERNESTO QUEY ELOISE FANNOZ |
 
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