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MARI' VA AL CINEMA
Marì unplugged
Il cinema, questo il filo conduttore del libro. La Tarditi ha ottantant'anni, quasi ottantuno, ma, come di consueto, torna alla sua giovinezza e racconta di quando commise un peccato mortale: andare al cinema con le amiche alla domenica invece di partecipare alle esercitazioni spirituali delle Giovani Cattoliche. E tutto il cataclisma che ne seguì.
"Solo dopo la fine della guerra (non ricordo esattamente l'anno) a Monesiglio è stato aperto un Cinema. La bella iniziativa ci ha messi (finalmente!) in pari con i paesi più progrediti della nostra Valbormida:Cortemilia, Salicelo e Cengio. Il locale era il vecchio fienile dei Balocco; malandato ma spazioso, arredato con scadente materiale di ricupero. Però ci passava il inondo, con pellicole nostrane, e pure. francesi, inglesi e perfino americane!"
"Marì unplugged" è una parte dell'intervista che rilasciò nell'autunno 2008 per il film "La coda è la più lunga da spellare" a Barbara Allemand. La Tarditi parlò per cinque ore, un fiume in piena. Abbiamo riportato il finale, un finale "unplugged", a ruota libera.
A Pievetta, una piccola sala, con una vetrata gialla, vicino alla cucina dove scoppietta nella stufa il fuoco che Marì ha appena acceso. Si siede sul divano, composta. È tesa, lo avverto. So che vuole fare bella figura. Scruta la macchina da presa, un po' curiosa, un po' intimorita. Comincia.l'intervivta. È un fiume di parole, di emoziona, di ricordi. Parla veloce. Io penso a colpe sarà difficile nella sala di montaggio tagliare le sue frasi che mi travolgono, Selizapause. Si ferma, ogni tanto. Mi chiede se va bene, se ha dimenticato qualcosa. Io cerco di farle capire che deve discorrere con me, raccontarmi le cose come se fosse una semplice chiaccherata, noi due. Ci prova, davvero. Ma gli argomenti trattati sono molto impegnativi, personali. Le ho dato un copione, una traccia, degli appunti da seguire: deve stare attenta anche a quello.

B. Senti, ma, a parte che il tuo grande desiderio era vedere il Duce, quando eri una ragazzina, c'erano altre cose che volevi fare, vedere...?

T. Sì, sì, io avevo soltanto paura di non trovare a sposarmi, la mia più grande paura era quella ma già da bambina quando non sapevo cosa voleva dire sposarsi assolutamente. Tutte ste storie di bisnonna Pina che le ragazze disordinate non si sposavano píù, che le ragazze paurose non si sposavano più, io avevo paura di rimaner zitella, guai guai guai, e c'era la postina
del mio paese che faceva anche la sarta e mia sorella andava a cucire da lei e ha imparato a fare la sarta da lei la quale diceva che c'era una preghiera che dicevano i torinesi: «Sant'Antoni sant'Antoni prutetur del matrimoni pitost che niun anche il demoni», io la dicevo questa preghiera poi mi sembrava sacrilega dicevo, no mamma. mia Signore perdonami, e m'ha fatto incontrare mio marito che era tutt'altro' che un demonio là. Ma la mia paura più grande non era quella di non far fortuna, la paura più grande era di rimaner zitella perché mi sembrava un castigo di Dio capisci, non una scelta, una volta non si sceglieva mica tanto.




Maria Tarditi - Barbara Allemand - Alessandro Dutto

MARI' VA AL CINEMA

editore ARABA FENICE
edizione 2009
pagine 62
formato 15x21
plastificato con alette
tempo medio evasione ordine
ESAURITO

9.00 €
9.00 €

ISBN : 978-88-95853-27-7
EAN : 9788895853277

 
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