INTRODUZIONE
"Maniman" è una parola dialettale astigiana, secondo me molto vicina al "maintemant" francese, usata in maniera "allargata" diventando, a volte, un semplice intercalare. Era una specie di "mentre", "nel frattempo", "anche", ma pure qualcosa d'altro.
Quando ero bambino quella parola mi affascinava, mi sembrava araba degna delle "Mille e una notte", di favole raccontate al chiarore della luna.
Un giorno, qualche mese fa, mi sono detto: mentre faccio o cerco di fare delle cose, maniman tiro fuori e scrivo questa foresta di ricordi, di brividi, di lampi dell'infanzia e dell'adolescenza che mi porto dentro e che saltano fuori improvvisi durante la giornata, a volte quasi inopportuni: una parola, poche note di una canzone, uno scorcio di via, un odore,soprattutto un odore perché, almeno per me, gli odori sono tra i legami più forti della vita con il passato, aliti improvvisi che aprono finestre su quel mondo mai perduto che è stata l'infanzia.
Negli anni passati, steso per alcuni periodi in letti di ospedali con gli occhi chiusi e la speranza di poterli ancora riaprire sul mondo, ho pensato molto, ho fatto bilanci che avevo sempre frettolosamente ed egoisticamente rimandati. I fili della vita, seguiti ad occhi chiusi, mi hanno riportato inevitabilmente al passato, indietro, sempre più lontano, fino alla piccola grande tana di via Carducci, dove sono nato. Senza scomodare Prouste la sua "recherce"che pure mi coinvolge, ha ragione Cesare Pavese quando nel "Mestiere di vivere", sua opera fondamentale, scrive, cinque giorni dopo la mia nascita, l'unidici settembre 1943: "I luoghi dell'infazia ritornano nella memoria a ciascuno consacrati nello stesso modo; in essi accaddero cose che li han fatti unici e li trascelgono sul resto del mondo con questo suggello mitico (non ancora poetico)."
Leggere Maniman, per chi lo farà, sarà leggere brandelli della prima parte della mia vita, è vero, ma è comunque una vita, in un'epoca precisa, tra posti, fatti e persone incancellabili.
Le poche poesie presenti sintetizzano, come brevi, improvvisi brividi, momenti dell'infanzia e persone che, con la loro presenza, ne hanno scanditi i giorni. Erano i "grandi" che mi affascinavano, che mi hanno dimostrato affetto, alcuni dei quali sono stati per me maestri di vita.
Anche nella storia per il cinema "Tre vite di sponda" è ben presente quel mondo, quel tempo e le persone che lo hanno vissuto. È la mia gente, la mia città che ho sempre amata e sempre amerò anche se talvolta mi capita di dire "nostante tutto".
Si tratta di una presceneggiatura, una specie di "Amarcord" astigiano.
La vicenda si svolge nel 1951, in Asti.
In quegli anni la vita lasciava lentamente i toni drammatici dell'immediato dopoguerra cercando di trovare ritmi più umani, una normalità da troppo dimenticata. I fatti raccontati accadono in quelle atmosfere, scanditi dalle parole delle canzoni ascoltate alla radio e riflessi nelle storie dei fotoromanzi e del cinema.
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LIVIO MUSSO |
INDICE
Introduzione
Un consiglio in musica
Una famiglia da eventi
Se quei parchi potessero parlare
Chiese dispari
Addio nella nebbia
La voce del Tani
Pozzanghere, lucertole e treni
La montagna del cuore
Le stoffe di Biella
Merende e conserve
Musica intorno
Guerrieri antichi
La maledizione del '48
Castelli troppo "incantati"
Ultime ampolline
Il castello di Erode
Latta, gesso e cartoni
La tela incantata
Da San Fruttuoso a Milano
Piccole montagne del sapere
Vado giù
Achille e le ombre che passano cantando
Le manopole del sogno
San Sgund, i feu, la fera e 'l moto
Corone di gloria
Pecos Bill & Company
Cicu
Il mare del Cinquantasei
Troia? In via Roero
La nascita di un sogno
Poesie
Tre vite di sponda
epilogo
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Livio Musso
MANIMAN
editore DIFFUSIONE IMMAGINE
edizione 2004
pagine 160
formato 17x24
brossura
tempo medio evasione ordine 2 giorni
10.00 €
9.00 €
ISBN : 88-89277-01-7
EAN :
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