Prendendo l’avvio dai testi e i documenti in antico volgare pedemontano,
risalenti – i più antichi – all’XI e XII secolo,
questo prezioso volume traccia il graduale affermarsi del piemontese come
lingua letteraria scritta, anche se mai ufficializzata. Il primo grande
autore è l’astese Giovan Giorgio Alione, cui si devono maschie
e sapide farse (inizi sec. XVI), e si arriva poi al Settecento, secolo
in cui spiccano molti poeti: tra questi Ignazio Isler, autore di potenti
canzoni satiriche; Ignazio Avventura, giacobino ante litteram e, soprattutto,
Edoardo Ignazio Calvo, il medico che, sul finire del secolo, compose esemplari
allegorie in versi contro l’oppressione di classe e la dominazione
straniera. Nel primo Ottocento il grande nome è quello di Angelo
Brofferio, le cui toccanti e impegnate canzoni piemontesi sono ancora
oggi conosciute; nella seconda parte del secolo si assiste alla nascita
e al trionfo del teatro in piemontese (Le Miserie ‘d Monsù
Travet non ne sono che l’apogeo), al diffondersi dell’impiego
del piemontese per la prosa (molti ricordano i romanzi Don Pipeta l’asilé
e Ël Lucio dla Veneria di Luigi Pietracqua) e al sorgere di giornali
in piemontese (il più famoso e longevo fu ‘L Birichin). Con
il poeta Alberto Viriglio si afferma poi un genere di poesia spicciola
e terragna, anche perché ormai i grandi ideali risorgimentali erano
venuti a mancare, ma dopo un periodo di semistasi la poesia in piemontese
manifesta – con Amilcare Solferini e Alfonso Ferrero – una
rinnovata validità artistica. Comincia intanto a pubblicare i suoi
versi anche Nino Costa, poeta che divenne poi conosciutissimo in Piemonte,
ed esce il primo libro di poesia di Pinin Pacòt, che nel 1927 fonda
una rivista, “Ij Brandé” (“gli alari”),
destinata a svolgere poi un ruolo determinante nel formarsi di una nuova
poetica e di alti ideali artistici. Al 1927 questo volume si ferma, ma
dopo quella data emergeranno numerosi i poeti e i prosatori che sceglieranno
il piemontese come lingua del loro sentire artistico e affettivo.
PREMESSA
La letteratura in piemontese, né nei suoi primordi né più
tardi a maturità raggiunta, si svolge in vacuo e, se vista in tal
senso, non potrebbe essere giustamente intesa. Nel tardo Medioevo il volgare
affiorava nelle prime manifestazioni scritte un po' ovunque in Italia
e nella Romània e, in seguito, la nostra letteratura non è
certo senza paralleli in altre parti della Penisola. Inoltre, data la
particolare giacitura geografica del Piemonte e le sue vicende storiche,
non solo la letteratura italiana in toscano e nei diversi volgari poté
in qualche modo influirvi, ma anche quella provenzale e francese, da noi
certo mai ignorate, per non dire delle letterature classiche.
Il presente profilo, vistine i modesti scopi e gli argini di spazio, non
potrà che raramente richiamare gli eventi storici e sociali che
spesso mossero poeti e scrittori, come ai tempi dell'occupazione francese
o del Risorgimento, né la dinamica letteraria che percorre le varie
parti d'Italia (o di Francia) nei diversi secoli, ma male farebbe chi
pensasse che un poeta o uno scrittore piemontese non trovi controparti,
con rare eccezioni, in altre regioni o addirittura Oltralpe (come nel
caso dell'Alione e del Brofferio), senza che perciò ne sia sminuito
il valore o l'originalità. La cultura non ha frontiere, e la letteratura
in piemontese è in larga misura opera di persone colte: pensiamo,
nel Novecento a grandi poeti come Pinin Pacòt e Luis Olivé,
fruitori di poesia in quattro o cinque grandi lingue e certo non limitati
negli orizzonti all'àmbito regionale.
La letteratura in piemontese ha inciso un suo solco profondo che i critici
letterari italiani hanno solo in minima, talora aneddottica, parte varcato:
alla dichiarazione dei valori di cui è portatrice il presente libro
s'ispira, sullo sfondo della più vasta cultura italiana ed europea,
e delle sue radici latine e greche, entro la quale quella piemontese a
buon diritto si iscrive e deve essere valutata.
Ho il grande piacere di esprimere qui particolarissima e affettuosa gratitudine
alla dott.a Albina Malerba, direttrice della Ca de Studi Piemontèis,
che mi ha con molta gentilezza fornito in fotocopia o in originale lavori
per me altrimenti irripetibili, e ha curato con grande perizia la revisione
del testo. Sono anche molto grato a Giuliano Gasca Queirazza s.j. per
il controllo di parte delle bozze.
G.P.C.
University of Toronto
Settembre 2002 |
INDICE
PRESENTAZIONI
PREMESSA
Nota sulla grafia
LE ORIGINI [..]
DOCUMENTI QUATTROCENTESCHI IN VERSI [..]
DOCUMENTI QUATTROCENTESCHI IN PROSA [.]
IL CINQUECENTO [..]
IL SEICENTO [..]
IL SETTECENTO [..]
SCRITTORI DELL'ETA' NAPOLEONICA E DELLA RESTAURAZIONE [..]
L'EPOCA DELLA RESTAURAZIONE
E I PRIMI DECENNI DELL'OTTOCENTO DOPO IL 1815 [..]
IL RISORGIMENTO [..]
LA SECONDA META' DELL'OTTOCENTO E IL PRIMO QUARTO DEL NOVECENTO [..]
LA GENERAZIONE DEL "BIRICHIN" [..]
NUOVE TENDENZE [..]
BIBLIOGRAFIA
INDICE DEI NOMI
INDICE DELLE ILLUSTRAZIONI
LA GRAFIA PIEMONTESE MODERNA
INDICE
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Gianrenzo P. Clivio
LP - PROFILO DI STORIA LETTERATURA PIEMONTESE
editore CENTRO STUDI PIEMONTESI
edizione 2002
pagine 512
formato 18x25
rilegato con sovracoperta colori
tempo medio evasione ordine 2 giorni
30.00 €
27.00 €
ISBN : 88-8262-072-7
EAN :
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