Il
romanzo di Carla Forno, e si vedrà il perché della forzata classificazione
in tale genere letterario di un'opera che, dichiaratamente e strutturalmente,
sembra appartenere con indiscutibile evidenza ad una categoria antologica,
pone il lettore di fronte ad otto panorami ideali che possono essere ricondotti
ad altrettante interpretazioni di una unica realtà: la città, ma non necessariamente
quella geografica, in cui l'autrice ha vissuto. Attraverso ricordi narrati
in prima persona dai protagonisti vengono proposti scorci di un paesaggio
talora descritto oggettivamente, talaltra invece come l'immaginazione
lo vorrebbe, che un osservatore attento, e con un minimo di conoscenze
dell'ambiente che è proprio dell'autrice, si sforza di riconoscere, nonostante
sia mascherato da indizi con il duplice e contrario scopo: confondere
maggiormente chi già non riesce a ritrovarsi, e richiamare con insistenza
l'attenzione di coloro i quali, già in sospetto, riscontrano in tali tentativi
di sviare da quanto già vagamente intuito, un richiamo a prestare maggiore
attenzione su cosa e quanto possa esservi occultato più in profondità
Nasce così un delicato gioco di rimpiattino sviluppato su più livelli
l'accesso ai quali è proporzionalmente favorito dalla conoscenza più o
meno approfondita del lettore nei confronti dell'autore, per rendersi
evidente nell'ultimo racconto dove i riferimenti autobiografici, dapprima
vaghi o totalmente fantastici, diventano così palesi da non potersi assolutamente
ignorare o considerare casuali. Quest'ultimo si differenza infatti troppo
dai precedenti da parere assolutamente estraneo a tale contesto, quando
venga rifiutata questa sua speciale ragione di esistere: porre fine alla
parentesi ludica durante la quale la mente, sognando, si lascia trasportare
su sentieri mai percorsi ad inseguire ricordi immaginati e finti propri
dall'autrice; questa sempre si è calata nelle vesti di protagonisti diversi
con un unico denominatore comune, non con lei condiviso, l'età avanzata.
Carla Forno si pone nei confronti dei suoi personaggi, e dei lettori,
in qualità di mediatrice di memorie di vita vissuta prese in prestito
da altre persone; soltanto alcuni di questi ricordi le sono senz'altro
propri, e insieme agli altri li propone filtrati da esperienze evidentemente
non sempre sue, realizzando racconti costruiti con grande cura, quella
di chi, prima di incominciare, ha avuto la pazienza di osservare a lungo.
Tutto questo complesso e ponderoso lavoro preparatorio, unito ad un stile
espressivo che, contrariamente a quanto possa far supporre la costruzione
sintattica che privilegia periodi brevi, quasi colpi di un pennello impressionista,
da luogo ad un divenire molto sereno della storia narrata, che fluisce
inspiegabilmente pacata totalmente priva dell'incalzare teso tipico di
quel modo di periodare. Si è così indotti a supporre che i personaggi
degli otto racconti, pur apparentemente appartenenti ad unità di tempo,
luogo ed azione differenti, abbiano avuto modo di conoscersi reciprocamente,
forse anche frequentarsi, o soltanto incontrarsi ad esempio al mattino
alla fermata dell'autobus e tessere un'inconscia amicizia mai esplicitamente
ammessa, ma così reale da far sentire a disagio chi,, un bel mattino,
alla solita ora non avesse l'opportunità di incontrare nel solito luogo
lo "sconosciuto conoscente". Ma soprattutto si ha l'impressione che sia
possibile incontrare quelle persone, e con alcune si abbia già anche avuto
modo di chiacchierare del più e del meno, forse proprio questa mattina
stessa, o ieri o l'altr'anno… Chissà.
DOMENICO BUSSI |
INDICE
Gli inviti
La panchina
L'ombrello
La pagina bianca
Il ritorno
Il viaggio
La sera
Lo specchio
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Carla Forno
LE ATTESE
editore DELL'ORSO
edizione 1998
pagine 116
formato 15x21
brossura
tempo medio evasione ordine a richiesta
10.50 €
8.40 €
ISBN : 88-7694-303-X
EAN :
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