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L'INFERNO DEL NOSTRO SCONTENTO

Un libro: L'Inferno di Dante. Una nuova moda importata dagli Stati Uniti: il bookcrossing, abbandonare dei libri in luoghi pubblici perchè trovino una loro strada, i loro lettori.
Un acosa semplice e apparentemente innocua. Come tutte quelle che poi si rivelano terribili. L'inferno lascerà dietro di sè una scia di morte e disperazione, facendo brillare di una luce nera tutte le anime morte che inconterrà lungo la strada.
Cecchini disperati, sorelle disumane, ignavi consapevoli, Francesca, Ulisse... Nessuno di loro tornerà mai a riveder le stelle

Fermati pellegrino,
Non è quella la soglia che devi varcare; volgi la tua attenzione a noi, misere ombre di ombre, e fai della nostre voci battenti e dei nostri corpi portoni.
Siediti, ascolta il vento del tempo che si alza, guidato dalle nostre parole, il tempo è virtù di fanciulla:si può cogliere o rubare, e rubando coglierla, placando insieme lussuria e pudore.
Siamo ladri, mio amico, rubiamo vita e di quello che rubiamo facciamo materia dei nostri sproloqui da taverna, ma in un mondo capovolto la taverna è regno ed io, umile buffone, sono re.
Ssssttt... non dire una parola. Le tue parole sarebbero di disturbo mentre i nostri disturbi ti ammutoliscono. Parole che salendo questi tre gradini di legno cambiano voce e fuggono dai vostri petti come figli dalle loro case, da cui la nostalgia li tiene lontani.
L a storia di stasera, privilegiato spettatore, è l'ultima; dopo, noi tutti si torna a essere quello che si è sempre stato: fantasmi, senza più nessuna apparizione.
Forse ti racconteremodell'uomo che lasciò casa e famiglia per cercare quello che non aveva più: un amore e un focolare oppure dell'uomo che incontrò la bella misteriosa, morta da anni, e che pure tornava a respirare di fronte a chi stava per morire, o forse iniziare a vivere.
E la morte? La morte non è forse una Dama che vive solo grazie a chi muore?
Parleremo anche di morte, mio amico, e moriremo una, cento, mille volte, una per ogni volta che riuscirai a battere la ciglia, ma fai attenzione, attenzione che non siamo moi a chiudere gli occhi tutti insieme. Riaprendoli, potresti non esserci più tu.
Non spaventarti, o forse temi di non essere spaventato.
E tu, che ti ascolti da sempre, sei forse più reale? Tu che non tispecchi più nella gente di fuori e continui trovarti in noi, che di gente non abbiamo più nome o dignità.
Ma ora sto per concludere. Il sipario sta per abbassarsi e il tempo, come un lume, si affievolisce.
Dimentica le mie parole, non ne ricordare nessuna, sono solo deliri di un sognatore folle, ma se la follia è verità e il sogno desiderio, i miei sono allora desideri che la realtà, qualche volta, brilli da sola, senza bisogno di alcun sole, vero o di cartone.
Addio, amico mio, vivi se puoi, e se non puoi ricordati di aver vissuto.
Come noi, o come uno di noi.





Troy Underwood

L'INFERNO DEL NOSTRO SCONTENTO

editore ROBIN
edizione 2003
pagine 96
formato 11,5x19,5
copertina plastificata con alette
tempo medio evasione ordine
2 giorni

7.00 €
3.40 €

ISBN : 88-7371-019-0
EAN : 9788873710196

 
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